Federico Scarabino: sono dischi che accadono
Devono accadere certi dischi, devono passare per l’urgenza e la voglia di parola, la voglia di far “rumore” sulla monotona omologazione del tempo che viviamo. E un artista come Federico Scarabino lascia il suo segno facendo appello a suoni che al blues e alle tinte world comunque chiedono un impegno notevole. E c’è la delicatezza popolare di “Enrica la luna e il mare” o i bassifondi di cemento dentro l’ultima traccia, uno strumentale, dal titolo “Sei”… ma c’è anche l’Europa e quel modo di raccontare il tempo meccanico che abbiamo. Si intitola “Cose che accadono” il primo disco personale di Federico Scarabino, tracce dentro cui troveremo anche Elio Manzo dei Bisca, Rosario Acunto e un testo di Sergio Maglietta.
Nel tuo percorso con Rione Junno hai sempre raccontato la tradizione e l’identità attraverso soluzioni di world music. Oggi scegli un linguaggio musicale diverso, più intimo e vicino all’indie-rock e alla canzone d’autore. Fortissime le tracce di blues, sentito più che metrico. Questo cambiamento è stato un’esigenza improvvisa o un processo che hai raccolto lungo questo tempo – che di certo ci ha messo alla prova e non poco?
Si, sono il fondatore ed un po’ l’anima di Rione Junno, che quest’anno compie 25 anni di carriera e continua ad essere in continuo fermento, sia per l’intensa attività live in tutto il mondo, sia rispetto a idee e nuove produzioni in cantiere, sempre calate nella scena della world music.
“Cose che accadono”, però, è stato sempre pensato come mio ed è fortemente personale; è cucito addosso a me, concepito partendo da presupposti che guardano orizzonti completamente diversi rispetto a Rione Junno. Nel caso contrario, sinceramente, posso serenamente affermare che non avrei mai pensato e non avrei realizzato un album ‘simile’ a quello che già vivo, esprimo e produco da anni. Questo disco infatti arriva da lontano ma si concretizza, poi, in pochissimo tempo, a fine 2024, avendo trovato allora lo slancio e la scintilla definitiva a voler e poter manifestarsi.
Quel che avevo da dire ha preso naturalmente la sua strada, una strada segnata da una forte intimità che nasceva dalla mia chitarra acustica insieme alla voce in primis (sono nati tutti così i brani dell’album), aprendosi poi innegabilmente a un mondo musicale calato nella scena attuale indie-pop e cantautorale.
Il risultato finale è frutto della condivisione e delle intuizioni condivise e nate insieme ai due musicisti che hanno lavorato e prodotto il disco insieme a me (Elio 100 grammi e Rosario ‘Emiro’ Acunto). Dal nostro incontro nasce il mix di sonorità dell’album, con un chiaro retrogusto di blues e di funky.
Nelle sei tracce non ho indossato, mai, alcuna maschera. Ogni pezzo è un frammento di emozioni e storie che ho vissuto, perso, ritrovato. Ed è stato questo l’aspetto della ideazione e della produzione più difficoltoso (ma alla fine più gratificante); mi ha messo fortemente alla prova, in primis nei confronti di me stesso.
E restando sul tema, pesco il titolo dell’album che sembra evocare il flusso imprevedibile della vita, qualcosa che ci travolge e ci definisce. Esiste una “cosa” accaduta a darti il bisogno di scrivere questo lavoro?
È davvero un disco dal respiro ampio: per dare un’idea concreta immaginiamoci il cassetto nascosto con all’interno appunti, frasi, frammenti, testi mai utilizzati, ma sempre rimasti lì, uno sull’altro. Poi arriva il 2024, un anno molto particolare con stravolgimenti emotivi e pratici che hanno smosso tanto dentro di me e che mi chiedevano e necessitavano di risposte… Ora, in modo più cosciente, posso dire che un po’ di quelle risposte le ho date e me le sono date in musica, proprio scrivendo questo album.
Le mie ‘esigenze’ umane recenti, le cose che mi sono accadute, mi hanno spinto in modo istintivo, ma inesorabile, a dovermi confrontare con una scrittura che sento solo e soltanto mia, attuale, personale. Per questo parlo di ‘esigenza’ perché nella vita sì, le cose ci accadono.
Ho trovato il titolo dell’album sin da subito perfetto, è uno slogan moderno, un vestito che sta bene a ognuno di noi, può essere un incoraggiamento, una presa di coscienza, un augurio, una scommessa, un momento speciale nella e della vita… è di certo una possibilità con la quale ogni persona deve confrontarsi.

La dimensione collettiva e l’empatia artistica e umana emergono e non restano solo sottotraccia: dalla presenza di Elio 100gr. e Rosario Emiro Acunto fino al contributo di Sergio Maglietta. Quanto è stato determinante il loro apporto nel dare forma alle tue idee e nel trasformare il tuo “cassetto di appunti” in un’opera compiuta? Esiste nello specifico qualcosa che loro hanno regalato al disco e che da solo non avresti mai pensato di raggiungere?
“Cose che accadono” è stato un viaggio intenso. E non potrei essere più felice e grato di averlo fatto con due musicisti, e due grandi amici, come Elio ‘100 grammi’ e Rosario ‘Emiro’ Acunto.
Ogni nota, ogni suono, ogni scelta racchiude anche un pezzo della nostra storia e del nostro legame.
Questo è il vero segreto di questo album, la sua pozione magica.
E’ stato l’incastro perfetto fra tre artisti diversi fra loro, ma soprattutto fra tre amici di lunghissima data che che hanno voluto incontrarsi e regalarsi questa ennesima nuova avventura insieme, un momento insieme da fotografare per sempre, in un disco. I colori musicali e gli arrangiamenti che hanno portano questa produzione artistica alla sua collocazione definitiva (e che a mio avviso le hanno fatto fare il salto di qualità definitivo) sono sicuramente la conseguenza di quanto ho appena spiegato.
A settembre del 2024 quando finiva il nostro tour concerti estivo, in uno dei viaggi di ritorno con Rosario ed Elio era emersa questa idea, fra i tanti discorsi che facciamo ogni sera.
E le cose accadono poi, per davvero. Ci siamo promessi di passare un week end insieme (a Napoli ovviamente) nella nuova sala dello studio La Strega (l’ex mitico Nut studio).
Un pomeriggio con microfoni aperti ed io che accennavo e cantavo pezzi di cose ed idee con la mia chitarra acustica. Da lì in poi è stato un treno in corsa inarrestabile. Questa produzione, non poteva uscire con nessun altro, se non con loro. Anche Sergio Maglietta è un capitolo importante della mia storia e del mio presente, legato a questo album. Ci siamo conosciuti molti anni fa, noi ragazzini e fans, e poi tante avventure insieme: concerti, collaborazioni, cene, viaggi.
La penna di Sergio è straordinaria e c’era già (c’è ancora) una sua idea di un brano che abbiamo pre-prodotto insieme, arriverà il tempo giusto anche per quello.
Anni fa invece, durante un viaggio estivo insieme in auto da Napoli verso la Puglia, Sergio scrisse su un foglio di carta, di getto, il testo di Cose che accadono (il titolo non c’era o comunque non era quello).
Nel mio “cassetto” quel testo, per tutto questo tempo, è sempre stato fra le mie cose preferite. E infatti ne avevo scritto la musica tempo fa ed era diventata una canzone ‘nascosta’ ma che io sapevo fosse li. E mi piaceva tanto già soltanto pensare che ci fosse. Quando abbiamo iniziato la produzione di questo disco è stata ovviamente una di quelle che ho pre-prodotto per prima. Ed è ‘arrivata’, immediatamente… Anzi credo sia stata proprio il fattore decisivo che ci ha convinti a dire ‘questo disco si deve fare!’
Napoli è il centro. Tuo, del disco, di questo suono… Parlando di produzione, qui sei rimasto e allora ti chiedo: ha avuto il suo peso nella registrazione questa città, crocevia di culture e di suoni? Oppure è stata una scelta dettata da semplice soluzione logistica?
Napoli per me è stata una “conditio sine qua non…” per la produzione dell’album. Napoli è davvero la mia seconda casa, anzi musicalmente direi che è la prima!
Tanto di me è nato ed è maturato li, a Napoli. La mia vita privata e sentimentale che mi ha fatto vivere Napoli come ‘casa’. Taranta Power nei primi anni del 2000 con Eugenio Bennato e musicisti straordinari con i quali abbiamo girato il mondo. Il Nut Studio, su ai Camaldoli, sala d’incisione dove sono nati i nostri album ed un crocevia di incontri entusiasmanti, man mano che lo frequentavamo, da Elio 100gr e Sergio Maglietta dei Bisca, a Vinci e Rosario Acunto, a Francesco di Bella, a Sha-one, Luca dei 99, a Enzo Gragnaniello…
Quell’energia per me è rimasta immutata ed in questo album anzi è stata fondamentale per avere uno slancio e una certezza solida sulla quale basarmi: “se qualcosa di bello deve uscire, non può uscire in nessun altro posto se non qui, a Napoli”.
Se dovessi immaginare il pubblico ideale di questo disco? Trovo che sia un disco che dal personale (dentro cui sembra nascondersi) scenda poi su di un piano comune… o sbaglio?
Dopo l’uscita dell’album a fine gennaio, proprio qualche sera fa prima un concerto live, ho parlato con Elio della possibilità di suonarlo, dal vivo, in concerto. Non ci avevo mai pensato all’evoluzione da studio a palco di ‘Cose che accadono’, ma in effetti smaltita l’adrenalina della produzione e dell’uscita discografica è emerso forte e chiaro che abbiamo proprio voglia di suonarlo questo disco, questi pezzi.
Sicuramente in posti giusti, dove poterlo presentare, discuterne, viverlo e dove poi poter fare quello che più sappiamo e ci fare fare… farlo raccontare dalle nostre chitarre e dalle nostre voci. Anche queste potrebbero essere, o quasi certamente saranno, “Cose che accadono”. Come dicevo all’inizio sono sei tracce e nessuna maschera. E in un post social che scrissi per lanciare l’uscita del disco, fra le altre cose, dicevo: “…facci caso, forse dentro ci troverai qualcosa che parla anche di te”.
Perché è vero, è un disco personale, intimo e sincero ma che poi in fondo guarda e racconta alla vita di tutti alle cose comuni che accadono, possono accadere a tutti. Per questo ho trovato il titolo dell’album sin da subito perfetto, è uno slogan attuale, un vestito che sta bene ad ognuno, può essere un incoraggiamento, una presa di coscienza, un augurio, una scommessa, un momento speciale nella e della vita… E di certo è una possibilità, con la quale ogni persona deve confrontarsi.


