Interview – Black and Blue Radio

It Will Be Nice è il nuovo singolo di Black And Blue Radio, il progetto musicale del doppiatore e musicista Davide Albano, disponibile da venerdì 24 febbraio e distribuito da UMA Records/Sony Music Italy.

Spesso si tende a cercare la soluzione dei propri problemi negli altri, mossi dalla convinzione che stare in mezzo alle persone ci faccia sentire meno soli.
Sulle note folk rock d’oltreoceano, It Will Be Nice parla di solitudine come scelta, come qualcosa che non deve far paura ma da cui si può imparare e che può dare un senso di libertà che è difficile trovare altrimenti.

Star soli non vuol dire non essere in grado di amare. Al contrario, quando si raggiunge tale livello di armonia con se stessi si è in grado di non proiettare le paure e le insicurezze con cui dobbiamo fare i conti ed apprezzare le piccole cose che si rivelano essere, poi, le più importanti.

Imperdibile. Lo abbiamo sentito.

  1. Quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che davvero non ci aspetteremmo mai?

Ascolto veramente di tutto e non è un modo di dire.  Per avere un’idea del mondo al di fuori di me ascolto tantissima radio. Tante radio con tanti generi differenti. 

Mi piace essere informato su quello che succede.  A volte qualcosa di quello che ascolto provo a metterlo nei miei brani ma, ad oggi, non mi sono mai spinto troppo oltre perché sarebbe snaturare e snaturarmi. Mi considero un cantautore nell’accezione più classica del termine, chitarra e armonica.  Aggiungere troppa elettronica, troppo rap, troppo ‘altro’, non mi renderebbe credibile agli occhi di chi ascolta la mia musica.  Poi sicuramente in ‘This Order’ ci sono elettronica, hip hop, hard rock…ma tutto in piccole dosi e mischiato insieme al resto.  Non è detto che in futuro possano esserci delle rivoluzioni. Mi piacerebbe sperimentare e collaborare con artisti diversi. 

Ad esempio “Just Like Water” ha delle evidenti influenze nei confronti di un gruppo molto famoso. Ma era un esperimento, (a mio parere) riuscito nel singolo brano ma che non avrebbe avuto senso proseguire. Sarebbe stato troppo ‘altro’ da me.  E comunque in queste ultime settimane sto ascoltando Thasup, per dire.  Ascolto Lucio Dalla, Pino Daniele, Chet Baker, Salmo, gli Extreme, Gino Paoli, Weezer, Coez… Ma posso andare avanti con altri nomi diversi che sono quotidianamente nella mia playlist. Forse con questo ti stendo: gli Squallor! Uno dei miei gruppi preferiti di sempre. 

  1. Come mai hai scelto “Black and Blue Radio” come nome per identificare il tuo progetto solista? E chi sei quando non hai a che fare con la musica?

Black And Blue Radio è un’armatura che uso per andare fuori e parlare di me, di chi sono, ma nascosto dietro questo nome. Come se, in qualche modo, possa difendermi da un’eccessiva esposizione.  Il nome “Black And Blue Radio” racchiude tutto quello che sono e che amo. O comunque una bella parte.  (di seguito la risposta che sono solito dare per spiegare esattamente il nome. Non è un copia/incolla ma descrive esattamente che cos’è Black And Blue Radio).

“Black perché negli anni ’90 ero appassionatissimo di musica soul, hip hop e R&B, conoscevo praticamente tutti i gruppi e le canzoni in circolazione. Sono stato anche dj di un gruppo rap, i Filo Conduttore. Inoltre il ‘nero’ è un omaggio a Johnny Cash, uno dei miei artisti di riferimento, The Man In Black perché il nero era il colore degli ultimi. Nero è il colore della notte, di quando spesso scrivo le canzoni, ascolto la musica, quando il silenzio è così forte che si sentono i pensieri. 

Blue è il mood, uno stato d’animo, per il Blues, per la speranza che dopo la notte viene sempre il giorno, per citare una canzone di Neil Young “out of the blue and into the black”, da ‘Hey Hey My My’ uno dei miei brani preferiti. 

E Radio perché tutto è iniziato dalla mia passione per la radio. Senza questo amore non avrei intrapreso nessun viaggio, non so se sarei partito (metaforicamente) verso qualche destinazione.”

Sai, non credo che ci siano attimi in cui non ho a che fare con la musica. Nel senso, “la musica mi ha salvato la vita” credo sia una delle risposte più banali e scontate che si possano dare. Ma è la verità. 

Se non ci fosse stata la musica non sarei arrivato da nessuna parte, non avrei avuto nessuno scopo e forse mi sarei perso com’è successo con tante persone che ho conosciuto in questi anni. 

Grazie alla musica ho scoperto la radio, il doppiaggio, il teatro, il volere fare un disco, la passione, il lavoro e i sacrifici per raggiungere un sogno, gli amici, l’amore. E tanto tanto altro. 

La musica per me è questo. Canto, penso alla musica, ne parlo…di continuo. Sotto ogni forma. Black And Blue Radio è la copertina. Davide è tutto il resto.

  1. Come mai il tema della solitudine ti è così caro? E che ruolo ha la musica in questo contesto?

Sono stato spesso solo, da bambino. I miei genitore lavoravano molto, molte ore. E io rimanevo a casa ad ascoltare la radio, i vinili di mio padre e a sognare di suonare tanti strumenti. 

Una volta cresciuto, ho mantenuto il mio essere introverso. L’unica mia passione era lo sport, il calcio. Prima di scoprire la recitazione. Quando non giocavo a pallone con gli amici, rimanevo a casa a suonare, a realizzare progetti vari (sono stato dj di un gruppo Rap per un po’ di tempo e registravo finte trasmissioni radiofoniche da mandare alle radio come provino). Per cui il rimanere da solo era per me motivo di studio, ossessione per il raggiungimento di un sogno (ad esempio lo studio della dizione, della recitazione). E ancora oggi per me è fondamentale ritagliarmi degli spazi solo miei dove leggo, ascolto musica, scrivo, faccio lunghe passeggiate con il mio cane (Abbey, un nome ovviamente non casuale). Posso anche passare un intero pomeriggio a fissare il soffitto in silenzio. Ma tutto questo mi serve per fare un punto della situazione, tirare le fila, tirar fuori delle idee o mettere a punto una strategia. 

La musica non ha un ruolo particolare. La musica, come dicevo prima, è sempre lì, presente. La musica la sento dentro. Nel corpo, nella testa. Non so darti una spiegazione specifica perché non riesco a pensare a un istante senza. Come se mi chiedessi come ci si sente senza respirare. Non lo so. Cioè lo so ma non sarebbe normale. 

E infatti le mie canzoni nascono tutte in questi momenti. Dove posso dedicarmi solo a quello. Nascono tutte chitarra e voce e, spesso, la difficoltà è uscire da questo format una volta in sala o dal vivo. Perché naked è la modalità che sento più naturale. 

  1. Come sei entrato in contatto con Uma Records?

Siamo entrati in contatto dopo una serie di situazioni relative sia al campo musicale sia a quello del doppiaggio. Hanno sentito il disco e hanno pensato che potesse essere una cosa ‘non commerciale’ a cui dare fiducia. Con tutti i rischi del caso. 

Il disco non è sicuramente ‘moderno’, diciamo così, ma l’amore, la passione e il duro lavoro che stanno dietro al progetto, lo rendono perlomeno interessante. Una possibilità che mi auguro di cogliere al meglio. 

  1. Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e non ti ho fatto? Quale invece la risposta?

Avresti dovuto chiedermi se il disco è valido e perché la gente dovrebbe ascoltarlo. 

 Ti avrei risposto di si. Che può non piacerti il genere ma se lo ascolti senti sicuramente la vita, il rock and roll. Di questo ne sono certo. E la verità è la cosa più rock and roll che ci sia, soprattutto in questo momento. 

E se ci fai caso ho detto ‘ascoltarlo’ e non ‘comprarlo’. E questo perché la musica è questo: arrivare alla gente. Parlarci. Scambiare parole ed emozioni. Racconti. Vita.

Se avessi pensato ai soldi avrei fatto un disco completamente diverso. E non ne sarei stato capace. 

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