Cesare Basile – Tu Prenditi L’Amore Che Vuoi E Non Chiederlo Più

GENERE: cantautorato

PROTAGONISTI: Cesare Basile e I Caminanti, ensemble di musicisti composto da Rodrigo D’Erasmo, Enrico Gabrielli, Massimo Ferrarotto, Simona Norato e Luca Recchia (occasionalmente anche da Manuel Agnelli) che ha accompagnato il cantautore nelle varie tappe della realizzazione del disco, dalla registrazione in studio alle varie date in lungo a in largo per l’Italia.

SEGNI PARTICOLARI: nono disco per il cantautore siciliano che torna a distanza di due anni dall’omonimo lavoro pubblicato.

INGREDIENTI: prostitute, servi e servitori, uomini e donne di paese: tutti si fanno protagonisti dei testi di Basile. Un cantastorie che si rispetti narra quello che vede, che vive e fa in modo che tutti possano venire a conoscenza di una tale realtà. La meraviglia, nel caso del cantautore catanese, sta nell’abbellire tali storie con rime, stile ed eleganza vernacolare, rendendo musica e parole un connubio di tutto rispetto; Tu Prenditi L’Amore Che Vuoi E Non Chiederlo Più è tutto questo. Araziu Stranu è il brano d’apertura che richiama Orazio Strano, grande personaggio da molti considerato come il padre della cultura dei cantastorie siciliani. È un elogio a tale figura, a uno del quale non si possono non tessere le lodi “a gola piena”. Ancora Franchina, secondo brano del disco, narra di come una prostituta di paese sia disgustata dal fatto che gli uomini siciliani, emblemi del contesto sociale degradato in cui vive e in cui suo malgrado si vede costretta a restare, abbiano l’abitudine di nascondere le proprie “paure”, così definite, dietro Dio, facendosi assolvere da un prete più compromesso di loro. Libertà Mi Fa Schifo Se Allevia Miseria verte su questioni decisamente più scottanti, su problematiche di cui la Sicilia, ma probabilmente l’Italia tutta, risente: Basile ammette di rifiutare l’ignoranza, e quindi la miseria, che aleggiano in una circostanza come quella che viviamo già abbastanza deflagrata di suo e che pone il militarismo e l’interesse come clausole fondamentali.

DENSITA’ DI QUALITA’: all’interno di un ambiente raffinato come quello del cantautorato italiano, che vanta, non a caso, la presenza di diversi siciliani, Cesare Basile occupa un ruolo elitario; lui, la sua chitarra, i suoi testi rendono piacevole l’ascolto dei suoi dischi. Le ambientazioni che fanno da sfondo ad ogni sua canzone rievocano contesti e paesaggi all’insegna di un degrado senza precedenti, non resi piacevoli da chi li vive e li inquina, sminuendo ogni concetto di dignità. La penna di un vero cantautore fa in modo che la musica possa rendere universale l’idea del non abbassarsi, del reagire di fronte a chi si fa padrone di idee prepotenti. La Sicilia, nella fattispecie, è simbolo di devastazione su più piani dall’alba dei tempi e quindi di un senso di rivincita immane da parte di chi è reso inerte dal sistema corrotto. Ogni personaggio che da voce alle strofe delle canzoni di Tu Prenditi L’Amore Che Vuoi E Non Chiederlo Più rende una lezione di vita a chi ascolta, una riflessione in lingua siciliana (anche se il disco non prevede unicamente tale idioma), un excursus filologico che permette di scrutare nelle periferiche delle menti dei buoni e dei cattivi che occupano le società odierne.

VELOCITA’: undici brani dalla velocità lenta ed ipnotica tipica del cantautore.

IL TESTO: “Son colpevole della faccia che non si appende su una rete, per i recinti calpestati il calvario della sete. Sono colpevole e reticente, gli unici nomi che ho da fare: sono le vostre credenziali, la vostra lurida cambiale” da La Vostra Misera Cambiale.

LA DICHIARAZIONE:  “Scrivere delle note introduttive per le proprie canzoni è sempre compito grave. Non bisognerebbe mai farlo a disco finito, perchè a quel punto il discorso è chiuso, esaurito, riversato in ognuna delle canzoni e nell’unica canzone che il disco stesso rappresenta: non hai più niente da dire e, soprattutto, non vuoi dire più niente; le storie sono lì e da sole dovrebbero raccontarsi.
Si dovrebbe scriverle all’inizio le note, quando l’idea ti ha sfiorato il cuore e la mente, quando hai incrociato per la prima volta i personaggi, la splendida nebulosa che si fa canzone, disarticolata, l’intima cronaca di una scoperta, la timidezza del primo incontro, ma anche lì c’è bisogno di silenzio. Un nome non va sviscerato troppo a fondo per narrarne la storia. Organizzare un’idea, spiegarla, giustificarla al mondo, non è compito di chi racconta, è compito dei filosofi, o degli arroganti che hanno sempre chiara la parte del bene e del male.
Io so che questa lunga canzone è racconto di pupari, ladri, cantastorie, travestiti innamorati di Cristo e saltimbanchi della barricata.
Un’invettiva di cenci intrecciata ai nomi di chi un nome non ce l’ha, non ha appartenenza né ingaggio, prestazione o valore di scambio.
Tessuto di esistenze abusive e ferocemente viventi che, a differenza dell’uomo civilizzato, si mescolano a faccende d’impiccati rifiutando il commercio della corda.
Canzone d’amore, sottratta a debito e colpa, che non chiede permesso d’esser cantata”, dichiarazione dell’autore in visione della pubblicazione dell’album.

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