Alex Fernet – Modern Night
Una luce al neon, un luna park deserto, una Riviera fuori stagione. È da questo immaginario sospeso tra
Fellini e Lynch che nasce Modern Night, il secondo album di Alex Fernet, pubblicato da Bronson Recordings e La Zona D’Ombra.
L’artista veneto costruisce un mondo sonoro dove la malinconia si veste di velluto e il passato non è vissuto con nostalgia ma come uno spunto creativo. Definire il disco “post” è inevitabile: Modern Night rielabora soul, funk e new wave in chiave cinematografica e noir.
È un lavoro fatto di ombre e riflessi, dove il “Sunlight Vampire” – figura simbolica che attraversa l’album – incarna il conflitto tra luce e oscurità, tra calore umano e alienazione moderna. La produzione, volutamente imperfetta e analogica, restituisce una fisicità ormai rara: le batterie di Diego Dal
Bon, il pianoforte di Little Albert brilla di un’aura spettrale, i synth sembrano arrugginiti da un tempo che
non esiste più. Fernet canta la solitudine e l’ossessione contemporanea con voce grave e magnetica, muovendosi tra ballad soul e groove funk decadenti. Il risultato è un disco che rifiuta la nostalgia sterile per trasformarla in materia viva, tra Bowie, Gaznevada e Scott Walker, ma sempre con una personalità riconoscibile e coerente.
Modern Night, quindi, è un atto d’amore verso l’imperfezione, una presa di posizione contro la patinatura
del digitale e le identità prefabbricate. È un album che chiede di essere vissuto più che ascoltato, di notte,
con i neon che tremano e la mente che vaga tra i fantasmi del passato.
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