Roccia ruvida: Francesco Baccini
“…in genere per alzare i numeri devi abbassare la qualità.”. Abbassare la qualità perché la maggior parte di noi, caro Francesco, è ignorante come una capra. Succede sempre così e questa piccola grande rubrica lo mette in chiaro senza se e senza ma quanto sia grande la differenza tra un ARTISTA e un ragazzino che può permettersi di chiamarsi tale perché figlio e fantoccio di un sistema che oggi è ad un tale livello di macero che legalizza anche violenze culturali simili. E senza fare nomi…basta guardarsi ovviamente attorno…basta anche leggere questa intervista e paragonarla a quella della puntata scorsa. Impossibile dividere l’uomo dall’artista. Eppure la dice lunga Baccini: la storia di oggi si fa sui numeri e sulle apparenze. Sante apparenze. Ospitiamo oggi, appunto, Francesco Baccini che ha tirato fuori un singolo fresco fresco e molto accattivante, diretto e polemico su discorsi ormai più famosi del Papa. Talent show, format televisivi…televisione…cultura a zero…etc etc etc. Parliamone tutti…non sappiamo fare altro però. Siamo come pecore…tanto alla fine non cambia niente ed è questa la verità. E la fortuna di aver sotto mano un ARTISTA (questa volta per davvero e non come si fa con i ragazzini), ci regala gratuitamente l’opportunità di sentirci dare le risposte che meritiamo. Il suo ultimo singolo va inghiottito ogni sera prima di andare a nanna…come si faceva con la purga. E non cominciamo a fare i professorini di stile…noi che abbiamo il culo poggiato sulle sedie. Per favore…
Vorrei iniziare subito con una domanda inevitabile ma tutti voi che cantate a gran voce contro le vetrine dei talent, non è che in fondo vi rode il culo perché voi non siete stati invitati?
Ma secondo te io vorrei essere qualcun altro? No per niente. Il fatto di essere critici su questo tipo di manifestazioni è semplicemente il vedere ridotta la musica ad una gara e far passare il concetto ai ragazzi che fare musica sia quella roba lì. La musica oggi è un accessorio, una volta era la protagonista. Infatti le trasmissioni musicali (tipo DOC di Arbore o Mister Fantasy di Massarini) sono sparite dai palinsesti televisivi.
Tutti si scagliano contro Maria…tutto il popolo schifa quel certo modo di fare televisione…ma alla fine sono milioni gli italiani incollati davanti al teleschermo. Qualcosa non torna…o siamo una massa di ipocriti o una massa di imbecilli…tu come la vedi?
Io non mi scaglio contro nessuno ma come ho spiegato ho affrontato l’argomento Maria De Filippi cercando di non dare un giudizio personale ma vedendo “da fuori” il fenomeno. Il fatto è che questa è una società basata sui numeri. Chi fa i numeri vince ma ciò non vuol dire che la cosa abbia un valore artistico o culturale. Anzi in genere per alzare i numeri devi abbassare la qualità.
Nel video c’è un corpo di ballo che sinceramente non è tutto questo bel vedere…sia di forme che di coreografia. Dimmi che lo hai fatto apposta…
Il video e il singolo lo abbiamo realizzato in tempi strettissimi, sopra lo studio c’era una scuola di danza che si è messa a disposizione. Poi mi piaceva l’idea che le ballerine fossero ragazze della porta accanto perché il messaggio di quelle trasmissioni è proprio questo “anche tu puoi farcela”.
Torniamo al sistema di cui tanto ci lamentiamo. Tutti ci lamentiamo ma ho l’impressione che nessuno alza un dito. cioè alla fine, i “nostri nonni” scendevano per strada con le mazze e con le pietre contro i soldati e carri armati…oggi noi cantiamo canzoni e poi comunque restiamo a casa a mettere LIKE sui social…o sbaglio?
Come dice il mio amico Danilo Masotti … “stiamo ancora troppo bene” …. ahahah
Da quando la canzone è tornata di protesta ho l’impressione che sia diventata anche una moda quella del lamentarsi…cioè ho l’impressione che fare una canzone su Maria oggi più che fare protesta serva a far parlare di se…che poi è quello che più ci importa o sbaglio? Alla faccia della rivoluzione…
Effettivamente vista da un certo punto di vista è vero quello che dici, ma bisogna analizzare un po’ più approfonditamente le cose. Innanzitutto chi dice certe cose e cosa dice. Io ho una storia che parla per me. Nel 1992 feci un album dal titolo “Nomi e cognomi” e lì facevo nomi anche molto più impegnativi tipo Andreotti o Renato Curcio.
Ed un cenno su Sanremo che è appena passato? Se quello è il Festival della canzone italiana, io sono Bob Geldof…e tu?
Sanremo non fa parte del mio percorso musicale, ci son sempre passato incidentalmente. Per me Sanremo ha sempre voluto dire “Premio Tenco”. I miei traguardi musicali sono sempre stati altro. Per esempio duettare con Fabrizio de Andre o Enzo Jannacci, aver suonato al festival di Montreaux oppure andare in Cina e duettare con Cui Jian l’uomo che nel 1988 portò il rock in Cina e la sua canzone “Nothing to my nane” divenne la colonna sonora della rivoluzione di piazza Tienanmen.
E come di consueto, chiudiamo l’intervista mettendo da parte questo stupido gioco di polemiche. Perchè alla fine da Francesco Baccini come da tutti i cantautori della vecchia classe operaia, quelli cioè che hanno segnato sulla propria pelle questo mestiere e lo hanno fatto davvero, uno non smetterebbe mai di fare domande (quelle vere però)…e restar fermi ad ascoltare cos’era davvero l’Italia della canzone d’autore, quella della cultura, quella che dava spazio alla bellezza. Questo tuo nuovo singolo, ovviamente con un linguaggio contemporaneo, ci dice tutto quello che forse in molti già sanno…eppure resta una domanda da fare a chi come te ha davvero esperienza da insegnare: ma dov’è che stiamo andando? La Maria che canti…alla fine non solo esiste per davvero, ma mi chiedo se sarà il format culturale delle nuove generazioni…e chi chiederlo se non a chi ha qualcosa da insegnarmi? E onestamente ho paura della risposta…
Dove stiamo andando non lo so … sicuramente non avanti. Ma questo non è solo sulla musica. Oggi non c’è più sperimentazione nessuno vuole rischiare. Si cerca di fare qualcosa “che funzioni”. Ma con questi presupposti si rischia la paralisi.
L’arte in genere è libertà e voglia di esplorare nuove strade fregandosene se ciò implica il “successo”. Probabilmente un giorno si sveglierà una generazione che rifiuterà tutto ciò e di questo periodo rimarrà molto poco.