Roccia Ruvida: Boccuto

Malissimo, musicalmente depresso… però intanto il disco lo svendi anzi lo regali anche tu agli streaming service. Insomma nel 90% dei casi tutti d’accordo su quanto sia assurda questa situazione eppure siamo li in prima fila ad alimentarla. Non differente (forse) fa Marco Boccuto (in arte solo Boccuto) che sforna un disco davvero maturo e interessante, di suoni particolari ma non originali, di una voce bella e personale ma niente che possa far gridare al miracolo. Un disco come “Il cielo non cade mai” in fondo non penso sia la raccolta di pensieri e opere che debbano modificare il corso della storia. Non penso sia questo l’intento. Penso invece he sia un disco che aveva urgenza di venire fuori… se solo le tutelassimo queste opere, forse avremmo meno depressi in giro.

Il pop d’autore non smetterà mai di esistere dentro i suoi santi cliché. Cosa ci trovate dentro? Una specie di rifugio, di sicurezza, di appartenenza in un branco?
Il pop d’autore mi fa muovere il piede a tempo quando non voglio ballare, mi fa cantare sotto la doccia riportando temi importanti magari sotto traccia. È questo per il pop d’autore, te la faccio cantare ma ti metto in bocca concetti intelligenti.

A proposito di cliché ritrovo anche i suoni di Liga in acustico a corredo di “Dimenticati del mondo”… altre citazioni?
Infinite citazioni.. zucchero, Coldplay, Grignani.. una volta al pianoforte vedeva i solo Cremonini, oggi ci sono anche Ultimo e Lucio Corsi. Approposito: più acustico e meno autotune!

Mentre su “MYAZAKI” hai ripescato quella cantilenante soluzione vocale che Tricarico ha sdoganato ai più nel santo main stream italiano. Ti serve questo per cercare le differenze?
Tricarico è un pensatore che ho sempre stimato, mi piacerebbe costruire un rapporto con un pubblico, a differenza sua..

Secondo te i media dunque ingigantiscono il male da inculcarci dentro per…? Un grande fratello che controlla le masse? Sentiamo…
Vedo il mondo a colori? No, vedo il mondo a partite iva. Cercano tutti di fatturare, le tv private vendono pubblicità durante trasmissioni litigiose o catastrofiche. I documentari li guardano in pochi..

– Tanto lavoro, perché la musica è lavoro… e poi? Poi come tutti regali il tuo lavoro alla rete con Spotify etc. Come rispondi a questo bug?
Malissimo, infatti sono musicalmente depresso.
– Come sempre chiudiamo l’intervista senza armi. Anzi grazie per esserti prestato al gioco di domande velenose. “Il cielo non cade mai” mi ha colpito per la solidità dei suoni, della tua voce sempre puntuale e intonata, della scrittura che non sfoggia mai soluzioni banali. È un esordio ma già maturo di tantissime scelte definite. Questo disco dunque arriva da cosa? Da quanta musica, da quante scelte e quante prove?
Questo disco è figlio di tanti anni di produzione, racchiude canzoni scritte recentemente e altre molto vecchie. Per dargli un senso sento che dovrò pubblicare altri dischi e costruire un rapporto di fiducia con il mio pubblico. Il Sanremo di Lucio Corsi è una speranza per il cantautorato, anche quando il cantautore non sa come vendersi.

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