Phomea: la semplicità apparente di un “sonno”

Apparente questo sonno… il tempo appena di rimettere il muso in superficie, riprendere contatto col vero e tornare poi nelle proprie zone di confort. Che non significa resa. Come il suono di Phomea: nessuna resa al cliché e neanche all’ostentazione rivolta al futuro che troppo spesso si ha. Il nuovo album di Fabio Pocci in arte Phomea è “Il sonno delle balene”, un’autoproduzione che si tinge di scuro nelle canzoni di strutture solide, poetiche e visionarie, che danzano tra un rock americano e monolitiche nenie dal sapore spirituale. Non ci sono Un viaggio che richiede l’immersione, il mettersi a nudo, il ritrovarsi con la verità… non ci sono doppi sensi e non ci sono rivoluzioni. Solo accettazione… e il suono di basso, grave e severo come piace a me, determina ogni angolo di questa scena.

La vendetta è una valvola perfetta per le nostre paure. Mi sembra un manifesto di denuncia della condizione sociale e politica di oggi… atavica se vuoi, antica. Che ne pensi?
Se ti sembra probabilmente lo è! Per me è più una riflessione personale, un modo per analizzare, o forse più per mettere in dubbio, alcuni comportamenti che a volte mi sembra di riconoscere. In realtà questo pezzo è parte di un filone di canzoni sulla/sulle paura, paura che è sempre comunque un motore potentissimo, sia in positivo che negativo. E a volte molti nostri atteggiamenti sono solo maschere per coprire altro no?

Viviamo di Alter ego continui? Di Avatar? E non è un caso secondo me che “Alter Ego” sia un pezzo direi quasi punk… vero?
Si, ed è importante secondo me imparare a riconoscerli più che ignorarli e pensare che siano solo manifestazioni per scappare dalla realtà e per non essere “centrati”. A volte li creiamo noi per difesa, a volte effettivamente non esistono, a volte sono banalmente parti di noi a cui non vogliamo dare valore per paura di chissà quale giudizio (e ridaje con la paura, dirai te!). Credo sia bello anche a volte immaginarseli, dar loro un volto, un contesto, dar loro un nome. Viviamo l’intera vita impersonando ruoli, spostando a periodi la nostra attenzione sul padre di famiglia, l’adolescente ribelle, il bacchettone, l’uomo d’affari o il bambino impaurito. Sono momenti a cui possiamo e dobbiamo dare un nome ma che non dovrebbero farci scordare che NOI siamo tutto questo insieme. Piano piano possiamo imparare a conoscere tutte quelle voci sottili che ci sussurrano nella testa (tipo “bruciali tutti!”, presente no?)

“Un giorno perfetto”: andiamo tra le righe di un pop rock inglese…
Prima parlavamo di un pezzo quasi punk, adesso parliamo di un pezzo pop-rock inglese. Alla fine tutto il pippone che ti ho fatto prima sui nostri Alter ego torna anche qua. Avrai notato che, pur essendoci (secondo me) una forte coerenza tra i pezzi del disco, spesso potremmo definirli con generi molto diversi. Possiamo dire che sono tutti espressioni di diverse parti di me che scelgono quello specifico linguaggio per esprimersi. Questo è esattamente quello a cui ho sempre puntato con il progetto Phomea, dare spazio a queste voci. Ed è tutto tranne che perfetto, è probabilmente la sua ricerca. E chissà se potrebbe davvero essere sostenibile trovarsi spoglio davanti a quello specchio, davanti a milioni di piccoli te.

Che poi la pace interiore o la propria parte animale: siamo sicuri che esistono ancora individui ad averle conservate nella proprio vita?
Mah, magari non sarai d’accordo ma io in realtà ho una fottuta paura della “pace interiore”. Dipende da come la intendi ma pace è anche un sinonimo molto potente e ruffiano di staticità.

E così dentro letture trasversali: “Il sonno delle Balene” mi sembra tanto un monito al sonno di tutti noi… dormiamo dentro questa vita quotidiana…
Raramente parlo a/di tutti noi. Parlo di me, parlo con me e parlo con te, direttamente. Poi mi immagino comunque che ci siano tantissimi altri dettagli che ci rendono uguali oltre al respiro (<3 Paolino) e quindi mi ritrovo a pensare che l’ascoltatore possa immedesimarsi in quello che dico, aver provato o pensato le stesse cose. Spesso mi accorgo di preferire il sonno, è meno pericoloso che affrontare quello che voglio davvero. E, credo, lo facciamo un pò tutti a vari livelli. Sarebbe bello se potessimo dire o fare sempre quello che vogliamo no? Sarebbe bello anche solo provarci! (poi va a finire come in Sandman nella scena della cena e rubino probabilmente).

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