L’etichetta risponde : TIBProd

Torniamo con la rubrica “L’etichetta risponde”, le nostre interviste alle indie label italiane.

Questa volta tocca a TIBProd, branch italiana della casa madre norvegese molto conosciuta nell’ambito della musica elettronica e progressiva.

Grazie a Daniele per la disponibilità nelle risposte.

 

1)Come e quando e’ nata la vostra etichetta?

La TIBProd. è nata in Norvegia nel 2003 ad opera di Jan-Morten Iversen, un musicista di elettronica sperimentale con una lunga esperienza alle spalle. All’inizio Iversen aveva l’esigenza di pubblicare il suo materiale, ma lentamente l’etichetta ha iniziato a produrre altri artisti, ampliando via via il catalogo.

Per fare fronte alle numerose richieste di produzione, nel 2009 è nata la TIBProd. Italy che da allora si occupa di quasi tutte le produzioni internazionali, mentre la TIBProd. focalizza le uscite quasi esclusivamente su artisti norvegesi.
2)Che metro usate per il reclutamento delle band? Vi siete posti dei limiti sui generi da considerare?

L’unico metro di valutazione per il reclutamento è la qualità della musica. Non pubblichiamo materiale scadente o che comunque non abbia delle qualità artistiche rilevanti.

Ci occupiamo prevalentemente di musica elettronica, industrial, rock psichedelico e rock progressivo ed in ogni caso di tutto ciò che è sperimentale o di avanguardia. Altri generi musicali non vengono presi in considerazione.
3)Curate tutti gli aspetti di un artista/band (live/grafica/registrazioni/produzione…)?

Non ci occupiamo dei concerti; gli altri aspetti vengono concordati con gli artisti a seconda delle esigenze.
4)Che altre etichette internazionali e nazionali apprezzate?

Negli anni 70 il lavoro migliore è stato fatto dalla Virgin, che è riuscita a portare alla ribalta degli artisti di grande valore a suo tempo sconosciuti come Mike Oldfield, Tangerine Dream, Gong, Sex Pistols. Negli anni 80 un ruolo analogo è stato svolto dalla Mute per band come Depeche Mode e Wire.

Oggi c’è parecchia buona musica, anche se bisogna andare a cercarla in gran parte fra le etichette indipendenti. Per rimanere nell’ambito del genere musicale di cui ci occupiamo, apprezziamo parecchio il lavoro che sta facendo la Projekt con artisti come Steve Roach, Byron Metcalf e la Carbono Proyecto Records in Argentina.
5)Cosa significa essere un’etichetta indipendente? Che differenza c’e’ tra voi e una major?

Essere un’etichetta indipendente significa pubblicare esclusivamente musica di qualità, lasciando libertà totale all’artista.
6)Economicamente rientrate dei costi di produzione degli album o dovete puntare sulle esibizioni live?

Da quando è iniziata la crisi e con il progressivo diminuire delle vendite dei CD abbiamo messo in atto delle strategie che ci hanno permesso di avere dei ricavi esclusivamente dalle produzioni degli album; come è stato già detto non ci occupiamo dell’aspetto live.
7)In quanti ci lavorate ?

Siamo solamente in due, ma ce la facciamo ancora, grazie a partnership con Amazon.com e Believe Digital che curano la distribuzione del nostro catalogo.
8)Come e’ cambiato il ‘fare il discografico’ da quando avete iniziato?

Oggi è tutto più difficile rispetto ad alcuni anni fa, ma grazie all’esperienza siamo comunque più forti e la nostra etichetta ha acquistato prestigio nell’ambito della musica elettronica. Rispetto al passato oggi produciamo più materiale esclusivamente in digitale e puntiamo di più sui video per la promozione.
9)Il web vi aiuta o vi ostacola?

Se l’etichetta esiste è solo grazie al web.
10)Come sono i rapporti con i canali ‘tradizionali’ tipo le radio(anche web) o la televisione? Riuscite a far ‘passare’ i vostri artisti?

Dato che le nostre strategie di promozione sono basate su Internet, la televisione non ci interessa. Le web radio sono invece molto importanti perché trasmettono anche generi musicali di nicchia.
11)Cosa ascoltate quando non lo dovete fare per lavoro?

Un po’ di tutto. Gli ultimi 2 album che abbiamo messo nel CD player sono Oil On Canvas dei Japan e Farscape di Klaus Schulze.
12)Tre uscite da non perdere nei prossimi mesi.

E’ in uscita l’ultimo album di Mark O’Leary “Electronic Rhythms”. O’Leary è un chitarrista irlandese con una discografia fittissima; nella prima parte della sua carriera ha suonato free jazz con artisti di calibro mondiale. In seguito si è dedicato alla sperimentazione ed alla musica elettronica. Questo album, come suggerisce il titolo, e soprattutto basato su costruzioni ritmiche, che per certi versi ricordano i Kraftwerk più sperimentali.

A seguire consigliamo: – “Non è Importante – Quietly into the Unknown”. E’ l’album di esordio di un giovane artista italiano molto promettente. Sonorità molto vicine a quelle di Aphex Twin. – “Various Artists – Sequences and Structures Vol.1”: di tanto in tanto pubblichiamo delle compilation con il meglio del nostro catalogo; le consigliamo a chi vuole avvicinarsi alla musica elettronica ed ambient per avere una panoramica generale.

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