Interview – Paco Sangrado
Abbiamo fatto un’interessante chiacchierata con Francesco Imperatrice, in arte Paco Sangrado, che ha da poco rilasciato il suo ultimo singolo dal titolo “Una corriera per Marte Sud”. Con questo pezzo dalle sonorità elettroniche, Paco ci racconta verso dopo verso un viaggio inter-dimensionale e il distacco tra l’essere umano e l’universo. Puro cantautorato elettronico per esprimere l’inadeguatezza dell’uomo dinanzi all’emotività scatenata da rapporti sociali tossici.

Ciao Paco! Un nome d’arte spagnoleggiante per un progetto che però è 100% in italiano. Che rapporto hai con la lingua spagnola, e come mai proprio “Sangrado”? Sul motivo di “Paco” ci possiamo arrivare.
Per prima cosa devo dire che è la prima volta che mi capita di trovare qualcuno che sappia che Paco è il diminutivo di Francisco, in secondo luogo devo dire che lo spagnolo è una lingua che ho studiato per anni e ho avuto modo da piccolo di poterla parlare sul posto anche se col tempo purtroppo lo sto dimenticando, ma grazie ad artisti come “El ultimo vecino” riesco ancora a ricordare qualcosa. Per quanto riguarda “Sangrado”, è la traduzione di Bloody dai “My Bloody Valentine” una della mie band preferite di sempre.
Il tuo nuovo singolo “Una corriera per Marte Sud” è un brano elettronico malinconico e crepuscolare. Diciamo che non hai scritto la nuova hit da spiaggia, nonostante sia uscito a inizio giugno. È una decisione premeditata quella di pubblicare un brano con questo mood nel periodo estivo?
Nulla è fatto per caso. L’anno scorso quando ho pubblicato “Crostacei” feci una canzone dalle sonorità estive con un tema molto delicato ma ben camuffato, in contrapposizione al periodo in cui è stato pubblicato ovvero fine estate. Questo perché ho sempre voluto giocare con la musica in questo modo andando contro le regole imposte dal mercato musicale che vuole artisti stagionali sempre pronti a pubblicare la canzone nel giusto periodo dell’anno. Se mi va a Ferragosto pubblico una canzone natalizia con Michael Bublé.
Quali diresti che sono il posto e il momento perfetti per ascoltare il brano?
Tendenzialmente qualsiasi posto è il posto giusto l’importante è che sia una “comfort-zone”, un luogo in cui sentirsi al sicuro, dove si sta comodi. La si può ascoltare quando si va al lavoro o all’università, quando si sta tornando a casa. L’importante è che sia un momento di riflessione con se stessi.
Ci racconti che tipo di viaggio sarebbe quello che compiremmo se salissimo su una corriera per Marte Sud?
È un viaggio che oscilla tra la quotidianità e il surreale. Un viaggio che racconta lo stupore e i sentimenti umani, che restano invariati nel tempo, possono passare i secoli, le epoche, ma i sentimenti rimarranno sempre quelli. L’amore rimane sempre amore, la paura dell’ignoto rimane sempre quella, è ciò ci circonda, il contorno, che cambia nel tempo. Sarà un viaggio tra satelliti, stelle, suoni spaziali e venti solari, ma con la familiarità di un luogo già visto, di sensazioni già provate, come se fosse un qualsiasi viaggio su una qualsiasi corriera.
Per la canzone hai lavorato con il produttore Xgosh! aka Giuseppe Ferraro. Qual è stato il contributo che ha apportato Giuseppe al brano e cosa non sarebbe mai accaduto senza di lui?
Giuseppe ha dato inizio a tutto quanto praticamente, mandandomi la base abbiamo collegato i concept del mio testo e di quella che era la sua idea con suoni dell’universo, astronauti che conversano, sintetizzatori elettronici. Un mood unico che solo lui poteva creare, e su cui sono riuscito ad esprimere al meglio un viaggio astrale che tutti quanti ne potessero godere.
Qual è il significato raffigurato sull’apparentemente misteriosa copertina del singolo?
La copertina, fatta dal sottoscritto, è un sunto di quel che vuole esprimere la canzone. La foto è stata scattata a Catania da Xgosh! E quando me l’ha mandata ho unito il concetto dell’attesa dell’autobus alla partenza dello shuttle, come se vivessero su due livelli sovrapposti e coesistenti.
I tuoi progetti per l’estate quali sono?
Speriamo di poter fare qualche concerto, in qualsiasi angolo del mondo in cui ci sarà bisogno di un po’ di musica per poter finalmente respirare un po’ di aria di normalità.


