Interview: Italica

Dal 16 marzo, per un giovedì al mese, BASE Milano ospiterà Italica, una rassegna musicale che, come si intuisce già dal nome, è dedicata a progeti dal cantato in italiano. Ogni sera ci saranno due band/artisti solisti, in un’ “atmosfera raccolta, pubblico per lo più seduto, divanetti e tavolini, sala semibuia, dal semibuio all’elettronico passando per il folk ed il rock”. Abbiamo voluto saperne di più e abbiamo quindi inviato alcune domande al curatore Barnaba Ponchielli, label owner di Sangue Disken e già direttore artistico di due appuntamenti musicali milanesi, il lunedì al Gattò e la domenica all’Upcycle. Ecco le sue risposte e, in fondo, il programma da marzo a giugno 2017.

Il tratto caratterizzante della rassegna è il cantato in italiano, quindi ovviamente è il caso di parlarne. Io non credo che questa scelta sia un segno di disapprovazione nei confronti di chi usa altre lingue, però è vero che alcune volte si ascoltano artisti italiani cantare in un inglese forzato e pronunciato male, per cui viene da pensare che se la lingua non la padroneggi, allora sarebbe meglio che usassi la tua…
La lingua italiana è una delle più musicali, armoniose e dense se ben padroneggiata, ingiustamente surclassata dall’anglofonia da cui siamo bombardati da sempre. Se conosci l’inglese (o altre lingue) canta nella lingua che conosci, nessun problema. Ma ti sgamo subito se non lo sai fare, perchè ascolto musica pop da troppo tempo e non mi interessa se il tuo amico americano o londinese ha ascoltato e ha apprezzato e ti ha fatto i complimenti per la pronuncia, sono io che devo apprezzare in primis perchè se sei italiano il tuo primo pubblico sarà italiano. Se non padroneggi la tua lingua ti nascondi dietro un’altra che scimmiotti, l’ho capito. La musica pop è comunicazione con note e parole. Puoi cantare nella lingua che vuoi e con la pronuncia che vuoi, ma l’importante è comunicare qualcosa. Gli Itaca, ad esempio, sono un duo tedesco di electro pop che suonerà l’8 giugno ad ITALICA assieme a I Camillas: non conoscono l’italiano ma dimostrano con la loro musica di averne capito e apprezzato armonia, bellezza e leggerezza più di tanti esterofili saccenti e maldestri, ad esempio. E riescono pure ad emozionarci e a raccontarci qualcosa di comprensibile. Sono la dimostrazione che l’italiano andrebbe esportato molto di più all’estero, perchè funziona e affascina. All’opposto si muove invece Arcane Of Souls (il 20 aprile) che altri non è se non Alfonso Surace (leader dei massicci Torquemada): ragione sociale inglese, che non è altro che l’anagramma del suo nome, per canzoni che sanno di Rino Gaetano e di tradizione cantautoriale rock tutta italiana.

L’altro aspetto che mi sembra importante in questo appuntamento è l’ambiente, con un’atmosfera e un design che dovrebbero essere molto apprezzati da chi verrà alle serate. Vuoi dirci qualcosa in più su quanto ritieni importante questo aspetto, nel quale spesso, purtroppo, lasciamo a desiderare qui in Italia?
Gli spazi di Base nascono con grande cura, sono la vera rivalutazione degli hangar dell’Ansaldo, facendoci dimenticare l’esperienza imbarazzante dell’OCA di Boeri. Base è un cantiere in espansione: spazio per eventi, mostre, co-working, ora è attiva anche Casa Base, la foresteria/residenza d’artista che è un gioiellino di design e architettura d’interni, la falegnameria che fornisce tutte le sedute che trovate in giro rigenerando materiali di scarto, il ristorante/bar ha una nuova gestione in rodaggio che ci saprà stupire. Insomma, per la musica, oltre all’orecchio, anche l’occhio vuole la sua parte.

Sempre parlando dell’ambiente, leggo che comunque non è stato studiato per legarsi a un solo tipo di musica, dato che gli stili di chi suonerà sono molto diversi tra loro. Pensi che comunque il modo in cui è stato pensato e strutturato lo spazio verrà meglio valorizzato da un tipo di musica piuttosto che un altro, o la buona musica valorizza sempre l’ambiente nello stesso modo?
Gli spazi di Base vanno bene per qualunque tipo di musica o allestimento, sono solo un contenitore. L’importante sarà avere cura di ospitare proposte musicali e culturali di valore. ITALICA prova a muoversi in questo senso: ospitare musiche e parole accattivanti e significanti in uno spazio in cui si potrà stare bene. Per rispondere alla tua domanda: la musica valorizza e trasforma sempre l’ambiente in cui viene eseguita ma sta agli esecutori trasmettere tale magia.

L’ultima scelta che caratterizza la rassegna è la cadenza mensile. La si deve alla disponibilità dello spazio o è una scelta legata all’idea di non voler far diventare l’appuntamento una sorta di routine, col rischio che, sapendo che tanto è una volta alla settimana, si tenda poi ad andarci di meno?
ITALICA è un esperimento di Base, un investimento tutto interno a cui io ho dato la direzione musicale. Renderlo subito settimanale ci avrebbe inserito sì in una routine fast food un po’ troppo milanese e competitiva: è giusto far attendere il concerto e dare poi il tempo a chi è venuto a trovarci di poter depositare con calma ciò che ha ascoltato, in modo da assimilarlo o apprezzare meglio ciò che ci sarà dopo.

Una domanda pratica per chi, come me, pur dotato di automobile non ama avventurarsi in zone in cui trovare parcheggio è complicato, come quella in cui si terrà la rassegna. Gli orari ci daranno la possibilità di muoverci col trasporto pubblico?
Guarda, la sera intorno a Base il parcheggio c’è. Anche perchè è zona di uffici di giorno, più che di abitazioni. Detto questo Base è a due passi da tram, filovie e la metropolitana di Porta Genova. Come orari non interessa nemmeno a noi fare tardi, anzi, l’idea iniziale era di iniziare presto per finire presto, una buona abitudine che ancora pochi hanno nel panorama musicale odierno milanese.

giovedì 16 marzo
MASSARONI PIANOFORTI
opening act: KAMA

giovedì 20 aprile
GIOVANNI TRUPPI
opening act: ARCANE OF SOULS

giovedì 11 maggio
PIETRO BERSELLI
opening act: PIERALBERTO VALLI

giovedì 8 giugno
CAMILLAS
opening act: ITACA

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