Interview – Ambradea

Ambradea nasce a Roma, si diploma alla Musical Theatre Academy nel 2013, si divide tra Roma e Londra partecipando a diversi master sul canto, la danza e la recitazione. È attiva professionalmente nel panorama teatrale e musicale italiano ed estero dal 2005. La sua già lunga e interessante carriera l’ha portata di recente a pubblicare “EsSENZA”, il suo nuovo album, che concentra influenze e sfumature in un lavoro ricco e molto originale. Abbiamo chiacchierato con lei per questa intervista. 

Cosa ti ha ispirato a scrivere e comporre questo album?

Mi hanno ispirato le persone che mi stanno vicino perché, a differenza di quanto io possa vedere, hanno sempre visto qualcosa di speciale in me. Lo volevo vedere anche io, tutto quello che vedevano loro, e mi sono messa a servizio. 

Volevo anche dire tante cose. A me ispira tutto, sono una persona che osserva qualsiasi cosa, dalle foglie che si muovono a una parola detta in un certo modo, a una storia che viene raccontata. Mi sono fatta ispirare da ciò che avevo intorno e dalla mia spiccata sensibilità e profondità. Sono una che viaggia sempre su quell’onda invisibile che ci portiamo tutti appresso, che sono le nostre energie, i nostri gesti, il linguaggio non verbale. Credo molto nell’energia dell’universo: “se trovi la strada giusta l’universo ti aiuta”. 

Sono stata quindi molto sensibile ai segnali, sia esteriori che interiori.

Come definiresti il tuo stile musicale in questo nuovo lavoro?

Durante questo processo creativo in cui ho fatto anche una ricerca musicale, mi sono resa conto che i miei gusti negli ultimi anni erano un po’ cambiati e soprattutto non mi ero dedicata ad ascoltare seriamente della bella musica nuova. Ero rimasta legata alle canzoni che ascoltavo nel passato, a tutti i generi che ho sempre amato e che mi influenzano ancora oggi come il soul, il rock, il blues, l’r&b. Mi sono resa conto però, che il mio modo di scrittura, il mio modo di comunicare le cose, non va unicamente in quella direzione. Ho virato sull’elettronica, ho cambiato i miei ascolti, ho cominciato ad esplorare con molta più attenzione quei generi musicali da cui mi sentivo attratta a livello di suoni ed atmosfere, come i Massive Attack, i PortisheadBjorkFlorence&themachine.

Sono stata attratta da tutto quel lato più mistico, sempre elettronico, un po’ quasi surreale. Quindi sicuramente c’è quel tipo di influenza, quell’elettropop. Anche se i miei veri amori che sono il soul, il blues e le loro atmosfere struggenti, terrene ma mistiche allo stesso tempo, non li voglio abbandonare. Il mio prossimo esperimento sarà fare una fusione tra questi generi, come è già un po’ successo in questo disco, inevitabilmente. Vorrei cercare di creare un qualcosa con matrice elettronica ma che dentro contenga ancora più influenze soul, che sono quelle che poi si adattano di più alla mia pasta vocale.

Come pensi che il tuo background teatrale abbia influenzato la tua musica?

Io volevo fare l’attrice. Ho avuto da sempre questo sogno di stare sullo schermo, di recitare. Poi piano piano la musica si è infiltrata perché, come ho già raccontato in precedenti occasioni, è entrato a far parte della mia vita il pianoforte. Ho cominciato a studiare la musica. 

Nel frattempo, è passata la vita in mezzo e, tra le tante esperienze che ho avuto, mi sono resa conto che mi affascinava molto tutto ciò che riguardava l’arte. In particolare, avevo trovato la formula del musical, che comprendeva tutte e tre le discipline: teatro, danza e canto. Dopodiché, passando attraverso quella strada, ho cominciato a conoscere meglio la mia voce ed a capire che mi piaceva raccontare le cose con la musica, che mi sarebbe piaciuto intraprendere quel tipo di percorso musicale a tutto tondo. Il musical mi ha insegnato a raccontare una storia. Con il musical, un sentimento di rabbia, di odio o felicità, oltre che recitarlo, lo canti. 

Così mi sono focalizzata sul migliorare il canto, sul sistemare la voce, sul cercare di perfezionarla in modo tale che riuscisse ad esprimere vocalmente vari stati d’animo. Ci sono stati lunghi percorsi di studio in questo, che alla fine mi hanno portato ad essere una cantautrice a tutti gli effetti. Ho superato l’idea che cantare la canzone in maniera tecnicamente perfetta sia la cosa più importante. Piuttosto mi piace renderla reale ed emotivamente palpabile. Il mio background teatrale mi ha portato a dare una grande importanza all’interpretazione, che vada oltre la sola tecnica vocale. Con il teatro riesco a fare in modo che, quando mi esibisco, i pezzi che porto non siano solamente canzoni ma scene, da vivere a 360 gradi.

C’è un brano dell’album che hai trovato particolarmente difficile da interpretare?

Un conto è quando i brani li scrivi e li registri. Non li canti mai tutti di fila, perlomeno all’inizio, mentre cerchi ancora di capirne la struttura, il ritornello, le sovrapposizioni dei cori. Diverso è quando vai a cantarlo per intero. Uno dei brani che sicuramente è molto impegnativo sia a livello interpretativo che vocale, perché ci vuole una certa precisione, necessaria affinché il pezzo venga pulito è “Statue di cera”. È un brano che nasce nelle ripetizioni e bisogna stare attenti a mantenerle vive, a non renderle monotone. I versi che quasi si accavallano richiedono una buona dose di fiato. Oggi sto cercando di trovare la chiave giusta per far sì che questo pezzo abbia tutta l’attenzione che merita per come è stato scritto. Discograficamente è come lo volevo, la versione live alla quale aspiro, deve ancora nascere.  

Che cosa succede ora che il disco è uscito?

Per me succede che devo pubblicizzarlo il più possibile. Vorrei che questo lavoro viva nella luce, per il significato che racchiude EsSENZA. Per quanto mi riguarda lo porterò alle orecchie di più gente possibile e anche oltre. Farò un lavoro certosino sulla comunicazione e sulla divulgazione. Adesso che il disco è uscito, che sono uscite le prime critiche positive, le bellissime recensioni di questi giorni e la gente lo sta cominciando ad ascoltare, mi rendo conto che ha superato le mie aspettative. E questa cosa deve avere l’attenzione che merita. 

Sicuramente prenderà vita nella versione live, che sarà un ulteriore lavoro di squadra, con la band.

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