Droning Maud – Our Secret Code
PROTAGONISTI: Maurizio (voce, chitarra); Jeippi (keyboard, voce); Andrea (chitarra); Iacoposchi (batteria).
SEGNI PARTICOLARI: esordio sulla lunga distanza per questa band laziale, in realtà attiva già da alcuni anni. L’Ep ‘The World of Make Believe’ risale a ben cinque anni fa, ma da allora diverse cose sono cambiate nella band, a cominciare dalle sonorità . A contribuire alla buona riuscita di questo disco, lo zampino di Amaury Cambuzat (Ulan Bator, Oslo Tapes) qui nei panni di produttore.
INGREDIENTI: gli anni di attività e ricerca prima della pubblicazione di questo ‘Our Secret Code’ sono stati certamente ben impiegati dai Droning Maud. D’altronde quando uno dei riferimenti sono i Radiohead (periodo Half The Thief), il rischio di una brutta scivolata è sempre dietro lâ’angolo. Invece la band laziale dimostra di saper reggere il confronto con i maestri (con tutte le proporzioni del caso chiaramente), quando è in grado di realizzare brani in cui convivono agevolmente elettronica e melodia, come ‘Kill The skyscraper‘ e ‘Led Lights‘, o come quando la ricerca sonora sconfina verso esperimenti extra-continentali (vedi i ritmi bossa nova di ‘Nimbus‘). Pur non mancando di momenti estremamente diretti, ‘Sun Jar‘ e ‘Ghost‘ tanto per fare due esempi, impreziositi da parti strumentali che contribuiscono a rendere lâ’atmosfera fredda del disco ancora più straniante, lâ’unica vera pecca di questo lavoro è la mancanza di una killer track, capace di alterare tutti gli equilibri e scombinare le carte in tavola.
DENSITÀ DI QUALITÀ: i Droning Maud hanno confezionato un disco molto compatto, che scorre algido lungo tutte le dieci tracce. La mano di Amaury Cambuzat ha impreziosito il lavoro sotto lâ’aspetto elettronico, che risulta essere mai invadente, ma sempre puntuale. Anni fa sarebbe stato definito avant-rock, il rock dâ’avanguardia che non ha paura di lasciarsi ‘contaminare’ da mondi distanti. Nel 2013 questi mondi sono tutti quanto mai vicini, ma i Droning Maud riescono nellâ’intento di non risultare troppo derivativi, pur senza nascondere lâ’evidente ispirazione nord-europea (non solo Radiohead, ma un certo post-rock freddo riconducibile ai Sigur Ròs). Un disco che potrebbe essere lâ’ideale accompagnamento dentro la stagione invernale e che invece ci ritroviamo ad ascoltare in primavera.
VELOCITÀ: mid-tempo
IL TESTO: ‘and every word we speak can be a brick to build… a home / and now it\’s gone where I don\’t feel alone… at home ’ da ‘Now It Fades Now It’s Gone‘
LA DICHIARAZIONE: ‘Oggi viene meno il dominio chitarristico dei lavori precedenti‘ dalla loro pagina Facebook
UN ASSAGGIO \’Now It Fades Now It’s Gone\’
IL SITO: facebook.com/DroningMaud

