Gli EP del mese: maggio 2025
L’EP è ormai un formato sempre più diffuso per la pubblicazione di nuove canzoni da parte delle band, italiane e non. Spesso, purtroppo, chi scrive di musica tende a privilegiare la trattazione degli album, e questo crea il rischio che lavori assolutamente validi non abbiano lo spazio che si meriterebbero. Da questa considerazione è nata la nostra scelta di raggruppare una serie di recensioni brevi sugli EP ascoltati nel periodo di riferimento, così che i nostri lettori possano avere uno sguardo d’insieme anche su questo tipo di pubblicazioni.

ANY OTHER – Per Te, Che Non Ci Sarai Più (2025, 42Records)
A poco più di un anno di distanza dal suo ultimo album, Adele Altro torna a farsi sentire con quattro nuovi brani, due in italiano, uno in inglese e uno in giapponese. Già questo insieme di lingue utilizzate dovrebbe far capire che, anche se il numero delle canzoni è più limitato rispetto a quello di un LP, questa pubblicazione ha la stessa importanza di un lavoro sulla lunga distanza all’interno del percorso evolutivo dell’artista veronese.
L’ascolto non può che confermare quanto affermato, in virtù di un nuovo modo di utilizzare sia la voce, con una maggior morbidezza nel timbro e il raggiungimento di tonalità più ampie, sia la parte ritmica, con la batteria mai così presente e importante non solo per tenere il tempo, ma soprattutto per rendere al meglio il mood di queste canzoni, che si collocano in un’immaginaria zona intermedia tra malinconia, frustrazione e voglia di rivalsa.
Any Other si conferma sempre più tra i migliori progetti che abbiam o in Italia, per spessore nella composizione e nella scrittura dei testi, qualità degli arrangiamenti e forza evocativa. Non commettete l’errore di tralasciare questo ascolto per via della mentalità, troppo diffusa qui da noi, che un EP conti comunque meno di un LP. Questo EP conta eccome e non ve lo dovete far sfuggire.
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AN EARLY BIRD – Wooden (2025, autoprodotto)
Dopo cinque album in altrettanti anni, Stefano De Stefano non ha perso la voglia di fare e pubblicare nuova musica, così, ecco questo EP registrato a Napoli e mixato da Gavin Monaghan al Magic Garden Recording Studio di Wolverhampton. Normalmente non riporto queste informazioni quando parlo di musica, ma stavolta faccio un’eccezione perché trovo che l’aspetto sonoro meriti di avere spazio in queste righe.
Infatti, le cinque canzoni hanno una bellezza sonora davvero rimarchevole, da restarci a bocca aperta. Gli arrangiamenti sono sempre piuttosto immediati, com’è ormai nella natura di questo progetto, ma c’è un’attenzione molto più alta del solito ai dettagli, intesi come sovrapposizioni strumentali, saliscendi di intensità, contrapposizioni tra frontalità e lateralità, compattezza degli intrecci tra arpeggi di chitarra e pianoforte.
C’è molta beatlesianità alla Rubber Soul e/o Abbey Road nell’impostazione dei suddetti arrangiamenti, e questa svolta sta benissimo addosso al songwriting del protagonista, che guadagna in tridimensionalità e consistenza rispetto alle ultime uscite. Anche perché i punti di forza delle stesse non sono venuti certo meno: le melodie sono sempre brillanti, i testi profondi e evocativi, la scelta degli ospiti con cui cantare e suonare azzeccata. Insomma, non ci si stanca mai di ascoltare An Early Bird, uno che non smette mai di esplorare nuove possibilità mantenendo sempre una coerenza che in pochi possono vantare.
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VOV VOV! – Sunbathing In A Magnetic Field (2025, Factory Flaws)
Quando la Factory Flaws pubblica qualcosa, noi facciamo sempre attenzione, e normalmente non ce ne pentiamo affatto. Vale lo stesso anche per questa band fiorentina, attiva come trio dal 2023 e ora divenuta quintetto. Il loro psych-pop, infatti, è di prim’ordine, almeno stando a questi cinque brani, davvero notevoli e con tanti spunti di interesse.
Gli Stereolab sono il riferimento più naturale per far capire di cosa stiamo parlando, ma qui ci sono qualità che vanno al di là di qualunque possibile somiglianza con nomi storici. La qualità melodica è indiscutibile, la consapevolezza nel modo di utilizzare le componenti della propria cifra stilistica è da veterani, il timbro vocale è accattivante e la capacità di proporre arrangiamenti che mettono assieme naturalezza, compattezza e dinamismo è fuori dal comune. Sono canzoni che sfruttano nel migliore dei modi l’interazione tra linee melodiche ondeggianti, una ritmica spigolosa e angolare, un suono straniante che sa spaziare tra morbidezze e ruvidità assortite.
Tutto è messo in campo senza alcun compromesso ma, allo stesso tempo, tenendo conto degli altri elementi, in modo che l’insieme di tutto sappia dare a chi ascolta suggestioni forti e che catturano totalmente l’attenzione. Un po’ come i birrai contemporanei che studiano la combinazione giusta di luppoli per risultati dall’ampio spettro aromatico, questi cinque artigiani della psichedelia fanno le cose con gusto e perizia per far sì che le loro canzoni non siano una mera somma di elementi, ma abbiano quel quid in più che le rende già memorabili.
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TUTTO PIANGE – Dei Giorni Passati A Guardare (2025, 42Records)
Si parla già da diverso tempo di questo progetto cantautorale di Virginia Tepatti, e finalmente tutti possono giudicare attraverso una raccolta di canzoni e non solo dai tre singoli pubblicati. Dico finalmente perché questa prima prova è indubbiamente superata a pieni voti, in virtù di alcuni indiscutibili punto di forza.
Il primo è la facilità, da parte di chi ascolta, di empatizzare con le storie malinconiche raccontate dall’artista. Il timbro vocale spontaneo e espressivo e i testi estremamente centrati non possono non creare una connessione istantanea e forte con chi ascolta, perché viene assolutamente naturale sia immedesimarsi con le situazioni e gli stati d’animo narrati, che rievocare ricordi di esperienze proprie. Il secondo è l’attenzione all’aspetto strettamente musicale, sia nel proporre soluzioni semplici ma non banali o prevedibili, che nell’associazione tra suoni, voce e parole, sempre azzeccatissima. Il terzo è la buona varietà di idee, con ogni canzone che ha una propria identità senza che si perda nulla in coerenza complessiva tra i cinque brani.
Era facile prevedere una buona qualità, visti gli endorsement ricevuti già da diverso tempo e le anticipazioni già disponibili, ma è sempre bello constatare con le proprie orecchie e salire con entusiasmo sull’hype train.
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RADIO TRAPANI & ANTON SCONOSCIUTO – Think Twice, It’s Not Alright (2025, Jipo Records)
Due musicisti dal background internazionale (Radio Trapani vive a Amsterdam e Anton Sconosciuto è nato a Londra) e attivi a vario titolo in svariati progetti underground (il primo tra forma canzone e improvvisazioni jazz e il secondo come batterista, arrangiatore e autore tra indie-rock ed elettronica) uniscono le forze per mettere in campo una psichedelia lo-fi capace di ipnotizzare e coccolare l’ascoltatore, con canzoni molto efficaci che colpiscono fin dal primo ascolto.
Le melodie sono poco definite ma al loro interno contengono dei ganci molto forti, che attirano l’attenzione quasi fossero delle sirene su uno scoglio lontano dalle quali è impossibile distogliere lo sguardo. Allo stesso modo, tutta l’estetica di queste canzoni è decisamente intrigante, grazie a quel senso di indefinito che in realtà risulta appagante e dà la netta sensazione di non lasciare indietro nulla.
Altri elementi che rendono fortemente consigliabile ascoltare questo lavoro sono un sound lussureggiante ma non pretenzioso, un timbro vocale spontaneo e espressivo e testi che trattano di argomenti importanti per tutti come le problematiche ambientali e il costo della vita sempre in aumento, muovendosi abilmente tra l’inglese e l’italiano. Una vera rivelazione, da non perdere.
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JACK JASELLI – Mariachi Desperado Running Club (2025, Individual Records)
Era dal 2018 che non ascoltavamo una raccolta di canzoni nuove con la voce calda e carismatica di Jack Jaselli, e c’erano stati solamente alcuni singoli in tutto questo tempo. Per fortuna, l’attesa è finita e possiamo tornare a immergerci nelle atmosfere avvolgenti che questo artista ha sempre saputo dare all’ascoltatore.
Da sempre diviso tra inglese e italiano, l’artista ha messo entrambe le lingue in questo ritorno, inserendo sì quattro inediti in italiano, ma anche il singolo del 2024 Wandering Soul. Ognuno dei cinque brani è poi ripreso in versione live, registrato all’interno di una splendida location intima milanese e per il quale ho avuto l’onore di essere presente. A questo aspetto dell’EP è anche stato aggiunto un altro inedito in inglese, The Lighthouse.
Tutto il lavoro viene presentato come “un viaggio senza fretta, dove la musica si espande e si avvolge, senza bisogno di arrivare in un tempo prestabilito” e questa descrizione è decisamente azzeccata. Dal momento in cui si preme il tasto play ci si ritrova immersi in atmosfere che riescono a lasciar fuori elementi concreti come tempo e luogo in favore di una completa sensazione di mindfulness. Quest’ultima, del resto, rappresenta un ambito nel quale Jack si è formato e, di conseguenza, è correttamente inserito nella sua proposta musicale.
Naturalmente, il centro di tutto è la voce, e del resto un cantante così dotato fa bene a sfruttare un punto di forza del genere, ma non va trascurata l’ampia varietà di elementi che la circondano, tra chitarre acustiche, elettriche, elettronica, tutto accompagnato da una sezione ritmica funzionale e suonato con irruenza, o con delicatezza o con tutto ciò che può starci in mezzo a seconda di cosa serve in quel momento. La parte musicale, infatti, non si limita ad accompagnare e valorizzare il cantato, ma ha una vita propria che contribuisce in modo decisivo alla riuscita delle canzoni. L’impressione è che potrebbe essere ascoltata senza voce e darebbe comunque soddisfazione.
Quanto detto vale soprattutto per le versioni in studio, ma quelle dal vivo non sono una mera estensione, rappresentando, invece, un ottimo modo di dare la giusta spinta al lato più strettamente compositivo del lavoro. Il loro ascolto, infatti, magari è meno avvolgente, ma risulta più penetrante e tocca da vicino le corde più intime di ognuno.
Un ottimo ritorno, in definitiva, che merita di essere ascoltato e, soprattutto, vissuto.
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JACOPO MARTINI – Canzoni (2025, Zefiro Records/Island Records/Universal Music Italia)
Che interesse possiamo nutrire verso un musicista che ha partecipato a X Factor e ora pubblica un EP per le etichette major che vedete sopra? Ve lo diciamo subito: a noi piacciono le belle canzoni, suonate e cantate bene, e queste, semplicemente, lo sono.
Jacopo Martini, infatti, in questi sei brani (cinque canzoni vere e proprie più una intro di meno di un minuto che comunque è ben riuscita e cattura subito l’attenzione) mette in mostra diverse capacità, a cominciare da un timbro vocale dalla notevole estensione e capace di mantenere pienezza e calore anche alle tonalità più alte. Ci sono, poi, anche un gran gusto negli arrangiamenti, con una tavolozza piuttosto ampia e una capacità di usare tutti gli elementi, anche quando arrivano tutti assieme, con una sobrietà che rende particolarmente intrigante l’ascolto. Si notano poi un ottimo senso melodico, sia quando le linee sono ben definite che quando somigliano più a uno srotolamento di un gomitolo, e testi interessanti, che lanciano messaggi con una buona capacità poetica, ovvero senza dire le cose troppo esplicitamente ma lasciandole intendere in modo non troppo ermetico ma nemmeno eccessivamente concreto.
Ho anche avuto l’opportunità di testare questi brani dal vivo, in un riuscitissimo showcase in terrazza, e ho notato l’ottimo lavoro di squadra coi musicisti, anche a livello di armonie vocali. Jacopo presenta questo lavoro come una ripartenza, senza sovrastrutture e facendo solo le cose che gli piacciono: sfido chiunque ad ascoltare senza fidarsi e, di conseguenza, farsi coinvolgere.
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FAZIO – Ma Ti Pare (2025, autoprodotto – distribuzione Artist First)
Prima raccolta di canzoni per Fabio Durso, che si rifà a quello che, per un periodo, veniva chiamato it-pop ma ha l’abilità di mettere in campo una veste musicale in continua evoluzione all’interno dello stesso brano, in modo da rendere l’ascolto sempre interessante.
Non mi nascondo dietro un dito e ammetto tranquillamente che ogni tanto ascolto solo una trentina scarsa di secondi di una canzone e passo oltre perché ho la sensazione che non ci sia niente di valido. Sono certo di non essere il solo e quindi do un consiglio a chi sta leggendo: non commettete questo errore e andate avanti. Troverete un suono a cui non piace “stare fermo” e che va continuamente a esplorare strade diverse, senza stacchi netti da quanto c’è stato in precedenza ma comunque senza uniformità.
Mettiamoci poi delle melodie assolutamente valide e avremo un ascolto che, nel complesso, risulta quantomeno come un buon intrattenimento, e possiamo accontentarci come primo vagito. Certo, per quanto riguarda il timbro vocale e i testi c’è ancora del lavoro da fare per uscire dalla standardizzazione, ma la qualità melodica e la varietà sonora hanno dato a questo autore il diritto a ulteriori chance. Intanto, se mettete su queste quattro canzoni, certamente non vi annoierete.
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