Iori’s Eyes – Double Soul
GENERE: art-pop, trip-hop
PROTAGONISTI: Clod e Sofia.
SEGNI PARTICOLARI: famosi ancor prima di aver pubblicato in primo album. Dopo due EP ‘And Everything Fits In The Yellow Whale’ del 2009 e ‘Matter Of Time‘del 2010 che li hanno portati a una certa fama nell’ambiente alternativo milanese, e dopo averli visti in apertura a parecchi gruppi e partecipanti a un buon numero di festival, aspettavamo tutti il loro album, sostanzialmente con due atteggiamenti diversi: “ancora gli Iori’s Eyes????? ” oppure “ancora gli Iori’s Eyes!!!! “. Per sapere come è andata a finire, basta continuare a leggere.
INGREDIENTI: era il 1994 quando nella piovosa e postindustriale (e tutto sommato tristissima) Bristol venne alla luce un disco fondamentale che contribuì a creare un genere come il trip hop, genere che ha condizionato – per molti anni a venire – anche artisti che nel 1994 erano poco più che infanti. Il disco, chevelodicoafare, era ‘Blue Lines’ dei Massive Attack. Un disco cupo ed essenziale, notturno ed esasperante. ‘Double Soul’ deve moltissimo a Bristol, ai Massive di ‘Blue Lines’ e di ‘Protection’, a quel genio di Tricky e strizza più di un occhio anche all’elettronica iper-chic di James Blake.
DENSITÀ DI QUALITÀ: che le cose siano diverse, sensibilmente, rispetto ai precedenti EP lo si capisce dalla prima traccia ‘Wake Up Friend’, dove il suono è scarnificato ed essenziale, ridotto quasi a un pretesto per la voce che narrata anziché cantata. La seconda traccia, ‘All The People Outside Are Killing My Feelings’ rimanda esplicitamente a Mr. Blake: non sappiamo quanto questo sia stato voluto, ma l’esperimento è riuscito, sebbene sarebbe stato auspicabile prendere qualche rischio stilistico. L’atmosfera in ‘Bubblegum’ – una delle mie preferite del disco – è puro Bristol sound: questa è una canzone di una raffinatezza senza eguali in tutto l’album, che richiede una dedizione e un ascolto assoluto. Parimenti ricercata e intimistica è la memorabile ‘Winter Olympics’. Per questa canzone- vi prego – interrompete quel che state facendo, non fatevi distrarre da niente, accostate la macchina, staccatevi dal computer, smettere di passare e ripassare il mocio. E’ struggimento allo stato puro, è l’inverno dell’animo che vince sul tepore primaverile al di fuori della finestra. Se il giovane Werther avesse avuto un ipod, avrebbe ascoltato in loop questa traccia. In ‘Something’s Coming Over Me’ toni sono altrettanto cupi ma – con un ossimoro – di una cupezza luminosa. La ricerca stilistica di questi due ragazzi qui è all’apoteosi e, nomen omen, anche le sonorità sono bivalenti, con tastiere e basso che danno una sferzata di sovrastrutture a costruire un castello delicatissimo eppur solido nel suo essere se non costruito quantomeno progettato nella migliore electro anni ’80. ‘Vlad’ e soprattutto ‘In Love With Your Worst Side’ sono degli espliciti omaggi alla genialità indiscussa e dissoluta di Tricky di ‘Maxinquaye’ , vero deus ex machina. In questo caso la complessità musicale e l’ossessività sono ben argomentate e il risultato può dirsi pienamente raggiunto. Uno dei meriti di questo disco è di non avere mai cali di tensione, così anche ‘The Merging’ è notturna e calibrata, perfetta come colonna sonora di quei film concettuali dove qualcuno cammina di notte, di spalle, con le mani in tasca dei jeans. Sì, questa canzone è cinematografica, e anche la chiusa è azzeccata. ‘Why Here She Is’? è forse la parte meno riuscita del lavoro, ma una canzone non all’altezza delle altre è fisiologica, soprattutto quando le altre sono di altissimo livello. Con ‘Pull Me Down’ sembra quasi che Clod e Sofia vogliano sperimentare il dream pop, e quindi le atmosfere diventano ovattate e rarefatte, un pomeriggio con il vento in mezzo a tutta la notte. Un break che convince, che fa tirare il fiato, ben interpretato e disteso. ‘They Use To Call Il Love’ ed è subito “quel genere di elettronica che non fa tunz tunz”, questa volta con meno influenza di James Blake e con più spinte creative proprie, molto apprezzabili. Il disco si chiude con ‘T.Y.S.W.R.T.W. ’, ed è chiaro che i punti di domanda di fianco al nome degli Iori’s Eyes sono diventati punti esclamativi. Resta solo un dilemma, anzi due: sarà davvero ‘Double Soul’ il disco italiano dell’anno? E ora che è uscito il disco, quante volte li vedremo dal vivo?
VELOCITÀ: da macchina del tempo.
IL TESTO: da ‘Winter Olympics’: “All that I want is to fix what I’ve done“, un passato che diventa presente e si proietta nel futuro
LA DICHIARAZIONE: Sofia “Sono io quella più dub. E’ partito tutto, lo si sarà capito, da un concerto folgorante di James Blake Lo conoscevo già, poi sono andata al concerto e ho detto “ohhh mio dio, questa cosa è meravigliosa… ”. (intervista da Rockit). A me quel concerto di James Blake però non è piaciuto così tanto….
IL SITO: ‘Wehavedoublesoul.com’



