Anatemah – Sambèło da ròcoło

Sambèlo da Ròcolo è un album che conferma Anatemah come un progetto originale e audace, capace di muoversi tra radici culturali e sperimentazione sonora. Il titolo, tratto dal dialetto veneto, evoca l’immagine di un uccello — il “sambeo” — simbolo di libertà, leggerezza e ironia, elementi che attraversano l’intero disco. La scelta del dialetto non è un semplice richiamo territoriale: conferisce personalità e identità a ogni brano, creando un legame con l’ascoltatore che va oltre la lingua parlata, trasformando i testi in elementi sonori con un peso simbolico preciso.

Musicalmente, l’album mette in scena un dialogo continuo tra tromba, basso elettrico e batteria/elettronica. Brani come “Dàghe!” e “Casòto” mostrano come Anatemah sappiano combinare spazi sospesi e momenti ritmici con una naturalezza sorprendente. L’equilibrio tra improvvisazione e struttura è uno dei punti di forza dell’album: i loop, le interazioni tra strumenti e i dettagli timbrici creano paesaggi sonori complessi ma leggibili, capaci di sorprendere anche all’ascolto attento.

Nonostante le qualità evidenti, il disco presenta anche limiti significativi. La produzione, seppur curata, tende in alcuni punti a “diluire” la presenza dell’elettronica, che appare più come accompagnamento che come interlocutore pari agli strumenti acustici. Alcuni passaggi risultano meno incisivi e l’ordine delle tracce non sempre costruisce una tensione narrativa coerente: l’ascoltatore, pur immerso in momenti di grande bellezza, può percepire discontinuità o sezioni che faticano a decollare.

Inoltre, senza elementi extra di contesto o esperienziali — come performance o ascolto immersivo — l’album rischia di restare un esercizio di stile, raffinato e curioso, ma talvolta autoreferenziale. Il virtuosismo tecnico e le idee sperimentali emergono con chiarezza, ma non sempre si traducono in un’esperienza pienamente coinvolgente.

In conclusione, Sambèlo da Ròcolo è un progetto ambizioso e ricco di personalità, capace di affascinare chi ama la sperimentazione e la fusione di tradizione e linguaggio contemporaneo. È un album che mostra le potenzialità di Anatemah e il loro coraggio creativo, ma lascia anche spazio a un margine di crescita, soprattutto nel bilanciare stile e impatto sull’ascoltatore.

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