Interview – I Sordi

Con le radici ben piantate a Vicenza e un’identità musicale che non accetta confini, i Sordi sono il duo formato dai fratelli Matteo Nicolin e Riccardo Nicolin. Nato nel 2019, il loro progetto inizia come un’avventura libera da vincoli stilistici: dal primo EP “eh?” del 2020 all’evoluzione verso un suono che mescola funk, elettronica, ritmi tribali e strumenti non convenzionali.

Con il nuovo singolo Ansia Diva — uscito nel settembre 2025 — e l’imminente album Shockini, il duo affronta le inquietudini del mondo contemporaneo, l’incomunicabilità, l’ansia del quotidiano: temi che uniscono forza sonora, ironia e profondità emotiva.

In questa intervista ci immergeremo nel loro universo creativo: come si è trasformato il loro suono nel tempo, come scrivono e collaborano, e quale visione hanno della scena musicale attuale. Un’occasione per capire non solo cosa ascoltiamo, ma chi suona e perché.

1. «SHOCKINI» è stato pensato come un racconto di “piccoli shock” e cambiamenti, come avete spiegato. Come avete scelto quali esperienze personali rendere canzoni e quali invece lasciare fuori dal disco?


Ogni brano è passato sempre al vaglio di quello che sinceramente volevamo dire.

Nel disco non parliamo mai di esperienze personali. Semmai di tematiche su cui abbiamo riflettuto a seguito di esperienze personali.

Non abbiamo lasciato nulla fuori dal disco. Quello che volevamo dire è lì ed è riportato nella forma e nel modo in cui volevamo dirlo.

2. Il vostro percorso è partito da ambienti come l’electro‑funk nei primi EP fino ad arrivare a un sound più organico e variegato. In che modo questo album rappresenta l’evoluzione di quei mondi e cosa significa per voi “fare musica” oggi?

“Fare musica” in relazione a i sordi significa rispondere alla domanda “cosa voglio dire?” e dirlo. L’unica coerenza che c’è in tutto il nostro repertorio è questa. 

Quindi i testi e gli stili musicali cambiano molto, ma potete essere certi che, se lo abbiamo pubblicato, è perché volevamo esprimere esattamente quello che state ascoltando.

3. Avete scritto tutti i brani a quattro mani, in un vero “wrestling creativo”, come avete detto. Puoi raccontarci un momento specifico di tensione/divergenza durante la composizione che si è rivelato decisivo per trovare una direzione sonora o testuale?

Dopo aver deciso cosa dire la sfida più grande è sempre stata il come, sia da un punto di vista musicale che testuale.
Quindi il wrestling è stato più o meno costante e non sapremmo individuare un momento di tensione e divergenza perché quasi ogni parte di ogni pezzo è passato attraverso questo processo.

Allo stesso tempo tutti i pezzi a mano a mano che nascevano/crescevano ci hanno portati a delle realizzazioni imprevedibili, piccoli shock appunto.

4. Nel brano «Amico» emerge il tema dell’incomunicabilità e del cambiamento nei rapporti. Se doveste scegliere un brano di SHOCKINI che rappresenta meglio il vostro “oggi”, quale sarebbe e perché?

Un remix tra “uomo che corre” e “va bene”. Non esiste ancora ma arriverà nella riedizione SHOCKINI 2 la vendetta. Nel mentre potete ascoltarvi i due pezzi uno dopo l’altro in loop.

5. Guardando al futuro dopo questo debutto: quali sono le nuove “zone d’ombra” o “shock” che avete intenzione di esplorare nei prossimi lavori o live? E come immaginate che questo album contribuirà a collegare ora il pubblico con il vostro mondo?

Il live sarà un’evoluzione del disco. Tutti i pezzi saranno rivisti per essere esibiti dal vivo.

Il nostro live è sempre stato abbastanza pieno di “shock” e continuerà ad esserlo. Ci piace che il pubblico possa arrivare a un nostro concerto senza potersi aspettare esattamente quello che sta per accadere.

D’altra parte, dopo due EP prevalentemente strumentali, questo è il primo album di canzoni. Ora chi ci ascoltava conosce una nuova parte di noi e il nuovo pubblico potrà affezionarsi sia al nostro repertorio strumentale che a quello con i testi.

6. Quali sono anche le vostre influenze musicali? C’è qualcosa che ascoltandovi non potremmo mai immaginare?

Siamo particolarmente pieni di influenza, infatti continuiamo a soffiarci il naso.
È davvero difficile per noi indicarne qualcuna. Ci piace che sia direttamente chi ci ascolta a indovinare e a dirci “qui avete chiaramente pensato a tizio”. Quando tizio non lo conosciamo e con questa scusa ci fanno scoprire musica nuova.  

7. E quale domanda avremmo assolutamente dovuto farvi e non vi abbiamo fatto? Quale la risposta?

“Quando il prima sarà adesso?”

“Presto!”

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