Interview – Otus Medi
Ci siamo, il tanto atteso album di Otus Medi è disponibile dal 31 ottobre e si intitola “Ethos”. Nove tracce che sanno mescolare musica elettronica a strumenti fisici. Nove canzoni che amano il contrasto tra leggerezza e momenti di introspezione.
“Ethos” è un disco completamente strumentale di musica elettronica che sa lasciarsi influenzare da generi e stili differenti tra loro. Abbiamo pezzi che si muovono più sul classico come “Pulsing Waves” grazie alla presenza di strumenti musicali; e altri più moderni come “Cake” che ricorda in certi punti la musica J-pop. La particolarità del disco sta nel riuscire a sorprendere l’ascoltatore. I brani spesso iniziano in un mood e finiscono in tutt’altro. Ad esempio “Neige Rouge” e “Now I Know” che si aprono con toni vivaci per diventare lentamente più malinconici.
Otus, “Ethos” è finalmente uscito: cosa rappresenta per te questo album e che tipo di viaggio volevi far vivere all’ascoltatore?
É stato un viaggio innanzitutto per me. Introspettivo, formativo, profondo. Essendo il mio primo album volevo “presentare” me stesso al pubblico e l’ unico modo vero che conoscevo per fare questo era attraverso la musica, senza preconcetti, senza pensare agli ascolti tantomeno al mercato. ETHOS sono io.
Perché hai scelto proprio il titolo “Ethos”? Cosa significa per te in relazione al disco e alla tua visione artistica?
ETHOS é una parola che esprime molti concetti, ampia nei significati un po’ come l’ album.
ETHOS significa anche l’ influsso che la musica può esercitare sull’animo. Questo album, anche se di musica elettronica, é stato composto con il pianoforte e poi tradotto in un mondo sonoro differente. Ho usato contrasti di suono, ritmici e di emozioni. La mia visione é molto ampia senza “standard” da rispettare, lontana dai canoni e volevo che questo arrivasse all’ ascoltatore. Mix di suoni di strumenti veri e sintetizzatori, errori non corretti, rumori, voci senza testi ma trattate come strumenti. Anche la copertina, un quadro fatto dall’ artista Maria Giovanna Ambrosone, é stata pensata da lei appositamente per questo album. Volevo che tutto ciò che riguardasse il disco avesse un tocco di umanità.
Hai parlato spesso di “contrasti” come cifra del tuo lavoro. C’è un brano che rappresenta al meglio questo concetto?
Sicuramente Eclettica é il brano che musicalmente esprime emozioni contrastanti, la durezza del synth, la dolcezza degli archi, il silenzio, il piano prima morbido più più ritmico. I vari samples utilizzati, distorti, pitchati. La stesura molto altalenante. Tutto questo può piacere o meno male senza dubbio provoca sentimenti contrastanti.
Qual è il brano a cui sei più legato di Ethos e perché?
Il brano a cui sono più legato é Aria perché é dedicato alla donna che ha scelto di stare con me. Però un altro che ha richiesto molta fatica e che rispecchia molto la mia personalità è Eclettica.
Cosa hai imparato su te stesso durante la produzione di “Ethos”?
La musica è un percorso che sicuramente richiede tecnica ma ancora di più devi avere fiducia in te stesso. Durante la produzione dell’album ho capito che sono cresciuto tanto musicalmente parlando, questo mi ha date sempre di più la fiducia di espormi e di mettermi a “nudo”.
Se potessi descrivere “Ethos” con tre parole, quali useresti?
Eclettico, elettronico, emozionante.
Stai già pensando a un seguito o a nuovi progetti dopo “Ethos”?
Assolutamente si, avevo deciso di prendermi qualche mese di pausa ma é stato impossibile perché la testa ha iniziato subito a lavorare. Se la creatività chiama conviene rispondere sempre. Ho già fatto due release con il mio alter ego techno, sto lavorando insieme ad altre persone ad un album di RMX di ETHOS, sto producendo vari cantanti, e sto lavorando ad un progetto di denuncia in chiave techno/punk.

