Michele Bravi @ Terrazza 12, Milano
Ma come, Michele Bravi? Quello che ha partecipato a X Factor e a Sanremo? Cosa c’entra con indie-roccia? C’entra, eccome se c’entra, perché con indie-roccia, in realtà, c’entra tutto quello che viene fatto con il cuore e con la ricerca della qualità, e da questa presentazione alla stampa con showcase, si è notato chiaramente che il 22enne umbro non si è per nulla fatto mancare entrambe le cose nella realizzazione di questo suo secondo disco, un percorso durato ben tre anni. Certamente, se alcuni degli autori che hanno firmato i brani non si fossero chiamati Alessandro Raina, Niccolò Contessa e Antonio Dimartino, a questo appuntamento non ci sarei andato, ma per fortuna che, invece, mi sono fatto attirare, perché ho scoperto una persona genuina, senza filtri e con un’ottima capacità di concretizzare idee niente affatto banali dal punto di vista della visione artistica.
La cosa più interessante detta da Michele in conferenza stampa è stata la spiegazione del suo rapporto con gli autori. Essi sono stati scelti innanzitutto perché veniva apprezzato il loro modo di fare musica, e fin qui, la cosa è scontata. Lo è molto meno, invece, la scelta di conoscerli personalmente tutti, andandoci a pranzo o a cena o passandoci dei pomeriggi insieme, in modo che l’autore avesse la piena coscienza della persona, non tanto del cantante, per cui stava dando il proprio contributo in fase di scrittura. Ed è così che Bravi può, a ragion veduta, sentire come propri anche i pezzi a cui non ha partecipato per nulla dal punto di vista del songwriting. Soprattutto, è questo il primo passo affinché un disco con una lunga lista di credits sia in realtà un’opera d’arte unitaria, e non un puzzle di differenti output provenienti dal freddo lavoro di professionisti ben pagati.
Ovviamente, non poteva mancare la domanda sulla scelta di autori provenienti dal mondo indie. Su questo, giustamente Michele ha fatto notare che, ormai, la separazione tra indie e mainstream è sempre più debole, e che quindi, giustamente, nel momento in cui lui era innamorato di determinati dischi, c’è stata la voglia di coinvolgere gli autori degli stessi in questo progetto. Bravi ha fatto l’esempio di Niccolò Contessa, che ha potuto contattare tramite un’amica comune dopo aver apprezzato Glamour. Contessa si è rivelato un profondo conoscitore della ristorazione romana, e ancora oggi, quando Michele è a Roma, chiede sempre a lui dove andare a mangiare.
Queste e molte altre cose sono state raccontate con semplicità e grande trasporto, risultato a un certo punto in sincera commozione. È stato un momento davvero intenso vedere un ragazzo così giovane, che pare stia finalmente prendendo la direzione giusta dopo un inizio non semplice, piangere senza trattenersi davanti al folto numero di giornalisti presenti. È stato il miglior modo possibile di far capire a tutti quanta passione, intesa anche in senso di sofferenza, ci sia stata dietro questo disco che potremo ascoltare a brevissimo.
Poi c’è stato lo showcase, durato il tempo di sole quattro canzoni, nel quale Michele ha cantato e un chitarrista lo ha accompagnato con l’acustica. Quattro esecuzioni senza punti deboli, con testi capaci di parlare un linguaggio universale ma non stereotipato, melodie che sono sembrate perfettamente a fuoco e un timbro vocale che spesso mi ha ricordato Finn Andrews, o il primo Cherry Ghost, quello di People Help The People.
Personalmente, non vedo l’ora di ascoltare tutto il disco, in uscita venerdì 24 febbraio e che si intitola Anime Di Carta, e invito tutti a dare una possibilità a questo ragazzo. Se poi il disco dovesse suonare male, o se le altre canzoni non fossero all’altezza delle quattro che ho ascoltato in questa veste così spoglia, allora alzerò le mani, ma questa serata ha dimostrato che Michele Bravi qualche punto di forza ce l’ha e che è possibile fare le cose con tutti i crismi anche provenendo da contesti nei quali le priorità, di solito, non riguardano certo l’aspetto qualitativo.

