Controcultura @ Magnolia, Milano, 11/11/2025
Lo sappiamo ormai tutti molto bene: uscire di casa, la sera, è diventato sempre più difficile, per una serie di ragioni che ci troviamo ad affrontare quotidianamente. La pandemia, indubbiamente, ha lasciato un segno e c’è in giro un individualismo molto più diffuso di prima del febbraio 2020; in casa, ormai, abbiamo a portata di click tutti i film e le serie TV che vogliamo, tutta la musica che vogliamo e tutti i libri che vogliamo, così, una volta si usciva anche perché dopo un po’ in casa ci si annoiava, mentre adesso c’è sempre qualcosa da fare; i meccanismi comunicativi di oggi, invece di dare più possibilità a tutti di diffondere la propria proposta, danno un risalto impressionante agli eventi di grande portata, così tutti, ancor più di prima, vogliono essere presenti a questi e si disinteressano a tutto il resto; infine, i costi sono aumentati per tutto, e bisogna sempre più selezionare. Io stesso, in occasione di questa serata, anche se non ho pagato l’ingresso in cambio di questo articolo, ho speso 8 euro per una pizza al volo dato che avevo un altro impegno prima e non sono potuto passare da casa e altri 6 euro per una birra. Non posso certo spendere 14 euro ogni sera, e sono certo che sia lo stesso per molti lettori.
Chi ci perde, in un contesto così, sono le realtà culturali che stanno ai margini. Qui noi parliamo di musica, ma non credo che le cose vadano meglio, ad esempio, per quanto riguarda i teatri. Da racconti che ho ricevuto, ci vuole sempre un nome di richiamo perché la sala si riempia, altrimenti c’è il vuoto anche lì. Per uscirne, non c’è altra strada di quella espressa dal vecchio detto “l’unione fa la forza”: organizzatori, musicisti e locali devono mettersi assieme e cercare di creare contesti che spingano la gente a uscire di casa. Ovviamente, non si deve sperare in un ritorno immediati, in termini di presenza di pubblico e economici, ma se si continua e l’idea si allarga, qualcosa può venir fuori, e se anche non dovesse succedere, altri tentativi per migliorare la situazione non ne vengono in mente.

Simone Castello, sempre in prima linea quando si tratta di provare a scuotersi dal torpore normalizzato, ha realizzato questo format, dando a esso un nome molto adatto e coinvolgendo locali e musicisti di sicuro affidamento. Magnolia, Off Topic, Circolo Vie Nuove e Germi sono luoghi che non hanno bisogno di presentazioni, e, anche se le band che stanno dando vita a questo slancio di Controcultura sono meno conosciute, in molti avranno ormai imparato che nel roster di Costello’s c’è sempre qualche perla da scoprire. Se poi leggete abitualmente i webmagazine musicali specializzati come questo, molti nomi già li conoscete, come ad esempio era il mio caso per questa serata.
Non mi soffermerò molto sulle performance singole, perché il mio scopo è ribadire che l’idea di un format così diffuso e che punta a radicarsi è l’unica possibile per migliorare le cose e che, per il successo di questa idea, non si può prescindere dalla qualità in ogni singolo aspetto della serata e dalla pazienza delle realtà coinvolte, che devono crederci e avere una visione a lungo termine. Dal primo punto di vista, sono importanti, tanto quanto l’abilità di chi suona, anche il rispetto degli orari e la sensazione, per il pubblico, di sentirsi accolti e passare una serata in cui essere parte di qualcosa. Dal secondo, può essere importante contenere il più possibile il prezzo d’ingresso e non prendersela se la gente tarda a arrivare, perché l’importante è far girare il più possibile la rassegna. In questo caso, tutti i requisiti sono stati rispettati e ora anche chi ha riempito la sala del Magnolia solo quando è salito sul palco Simone Matteuzzi sa che la voglia di Controcultura è più viva che mai, o comunque lo è rispetto agli ultimi anni.
Due parole sui live, comunque, ci tengo a dirle, anche per far capire che anche la necessità della qualità musicale è stata ampiamente soddisfatta. Novamerica, in duo, ha messo in mostra quello che mi piace chiamare il suo “massimalismo introspettivo”, con pochi suoni ma spinti a tutta e una particolare connotazione “di pancia” data alle proprie narrazioni in musica; i Sequoia, in quartetto semi acustico senza batteria, hanno spinto sul lato più ammaliante e avvolgente della loro proposta e ne sono usciti trionfatori, dato che, in questa veste, le loro canzoni non possono che lasciare segni profondi in chi ascolta; i Gin Sonic, in trio, sono ormai uno dei nomi nuovi più meritevoli di attenzione in tutta la Penisola, con la loro personalissima e sempre imprevedibile miscela di flower-pop, surf e post-rock e un carisma e un’aura che non può che catturare completamente chiunque li ascolti e li guardi suonare e muoversi sul palco; Simone Matteuzzi, anche lui in trio, ha confermato il proprio status di fuoriclasse, grazie a versioni live dei propri brani sempre più compatte e d’impatto e anche a una spontanea simpatia e una chimica con gli altri due musicisti che va oltre l’aspetto prettamente musicale e rende piacevole ogni momento del set, anche quello tra una canzone e l’altra.
Insomma, la strada è lunga, ma è quella giusta. Crediamoci tutti e usciamo un po’ di più di casa per provare a rilanciare la Controcultura. Ne abbiamo bisogno.



