Mivergogno – Happy
C’è qualcosa di profondamente umano, quasi catartico, nel modo in cui Happy di MIVERGOGNO riesce a parlare della felicità senza mai afferrarla davvero. È un album che la rincorre, la sfiora, la perde di nuovo — e in questo moto perpetuo trova la sua autenticità più disarmante.
Nato, per stessa ammissione dell’autore, in un “ottimo periodo di merda”, il disco si apre come un diario scritto di notte, con la luce accesa e le finestre chiuse. Ogni brano sembra voler trovare un equilibrio tra rabbia e tenerezza, tra la necessità di urlare e quella di restare in silenzio. “Cura di te”, “Brilla”, “L’amore mente” e “Monolocale” erano stati gli indizi di un ritorno più asciutto, più diretto, e Happy conferma quella direzione: un disco conciso, pulsante, dove il punk rock si fa rito di sopravvivenza e confessione allo stesso tempo.
Il Mivergogno di oggi non cerca la perfezione ma la presenza, quella viva e imperfetta che lascia addosso il sudore dei concerti e delle notti insonni. Dentro le sue canzoni convivono le domande esistenziali e la voglia di riderci sopra, la fatica di capire e il coraggio di non farlo. È un disco che non offre risposte, ma neanche le pretende: si limita a esistere, come un atto di onestà in un mondo che chiede sempre una posa.
Con Happy, MIVERGOGNO costruisce un racconto di sopravvivenza emotiva: un disco che non promette salvezza, ma che sa essere profondamente vero — anche quando fa male.
https://www.youtube.com/watch?v=9MbsCpJhC9Y&list=RD9MbsCpJhC9Y&start_radio=1


