Interview: Karma
Abbiamo intervistato i Karma in occasione del loro ritorno e dopo aver ascoltato il nuovo album “K3” (Vrec Music Label/Audioglobe) che risulta una vera bomba alle nostre orecchie. Qui di seguito il risultato della nostra chiacchierata. Buona lettura!
- Ciao ragazzi, benvenuti ai nostri microfoni, per chi
ancora non vi conoscesse, raccontateci da dove parte la
storia dei Karma (e se volete darci qualche chicca, siamo
molto curiosi).
Ciao Lorenzo, i karma sono un gruppo che nasce a Milano
all’inizio del 90. Giovani universitari ventenni uniti dall’amore
per la musica e ritrovatisi in un momento storico di grande
fermento culturale. I primi passi sono comuni a quelli di ogni
band: tanti sogni, tanta determinazione e voglia di portare la
propria musica a più gente possibile. E con un po’ di fortuna,
tenacia, ostinazione, ma anche qualche merito, facciamo
orgogliosamente parte di quella che è stata storicizzata come
la generazione dell’alternativa italiana degli anni 90. La nostra
fortuna è stata senza dubbio l’aver deciso (nostro malgrado)
di tentare la via dell’italiano per un genere che ha
esclusivamente riferimenti esteri e non si riconduce alla
tradizione della musica nostrana. Erano gli anni del rock
alternativo, di quello che sarebbe stato poi etichettato come
grunge. Arrivammo al contratto con la BMG Ricordi, solo nel
93, grazie a un riadattamento di un precedente lavoro
registrato nel 92 e alla grande energia dei nostri
frequentatissimi live, cosa che aveva catturato l’attenzione dei
discografici dell’etichetta. Il nostro omonimo primo disco,
Karma, usci nel 94 e con una serie di videoclip che entrarono
subito in heavy rotation su Video Music, ci ritrovammo ad
allargare il nostro pubblico oltre Milano e il circuito dei centri
sociali dove avevamo mossi i nostri primi passi. Quel debutto
sarà tra gli esordi più venduti del 94. Seguirà un secondo
album, Astronotus uscito nel febbraio del 96, che però non
avrà un seguito. Molte le ragioni per questo “coma” o
sospensione che durerà fino all’Aprile 2023. Prima fra tutte la
decisione di molte major di concludere l’esperimento
“alternativa italiana”, concentrandosi su quelle realtà che
maggiormente avevano chance di entrare nel mainstream.
Per di più il rock più ruvido, quello che fino a pochi anni prima
aveva raggiunto grande visibilità stava diventando minoritario
e altri suoni iniziavano a spostare l’attenzione del grande
pubblico. I Karma si presero una pausa e ognuno di noi
continuò il proprio viaggio nella musica. Andrea Viti entrò in
pianta stabile per più di un decennio negli Afterhours di
Manuel Agnelli, Pacho tornò a collaborare con Elio e le Storie
Tese e aiutò Morgan per il suo capolavoro Le canzoni
dell’appartamento, per quanto mi riguarda (ndr David Moretti)
mi consolai collaborando con i miei miti di sempre come
Vittorio Nocenzi del Banco del Mutuo Soccorso e
successivamente con Mauro Pagani. I Karma tornarono
insieme nel 2010 per un breve ciclo di date per un Reunion
Tour, ma poco dopo mi traferii negli Stati Uniti dove tutt’ora
abito. Tutto si fermò nuovamente, fino ad oggi.
- Il vostro ultimo album “K3” è stato accolto estremamente
bene. Ve l’aspettavate?
Non avevamo nessuna aspettativa, onestamente.
Principalmente perché la nostra opportunità l’avevamo già
avuta e non fummo abbastanza accorti e abili nello sfruttare
quel momento irripetibile, secondariamente perché a diversità
di quello che vivo qui negli Stati Uniti, il rock è praticamente
relegato alle nicchie dell’underground e vissuto spesso come
qualcosa di nostalgico.
La risposta, non soltanto della nostra “base”, ma soprattutto
della stampa (cartacea e digitale) è onestamente
sorprendente. Devo ammettere che mi ha colpito molto anche
la qualità delle recensioni e l’accuratezza nell’analizzare i
brani. Mettere d’accordo Blow Up, Rumore, Repubblica, ma
anche Riserva Indie o testate più heavy, come Classic Rock,
Rock Hard o Loud&Proud, non è cosa facile.
La conferma della base però non era scontata. Penso che in
questo K3 ci sia tantissimo di contemporaneo (ovviamente in
ambito Rock) e ci siamo spesso domandati in questi due anni
durante la lavorazione, se i nostri amici di sempre avrebbero
apprezzato un suono più moderno. L’affetto che ci sta
arrivando da qualche mese dai social ci fa ben sperare. - Com’è nato “K3”?
È strano doverlo dire, ma è grazie alla pandemia se i Karma
hanno trovato la strada di casa. E la sua genesi è anch’essa
una novità. K3 nasce come progetto personale, scritto,
arrangiato e prodotto in una sospensione temporale durata
due anni. Quando ho preso la decisione di chiudere il lavoro
coinvolgendo un co produttore e pensando di “arruolare”
alcuni musicisti per ritoccare o risuonare parti da me
abbozzate, ho nuovamente pensato ai Karma. Innanzi tutto
perché ovunque facessi ascoltare i brani chiunque pensava
fossero i Karma, poi perché come co produttore avevo già
coinvolto Andrea Viti, con il quale avevo in precedenza scritto
e prodotto un disco nel 2007 a nome Juan Mordecai (di fatto
un Side project dei Karma).
Un azzardo, visto che in precedenza avevamo molte volte
tentato il “ritorno”, ma invano.
Quando smetti di avere una frequentazione quotidiana, che
permette di avere una sintonia perfetta di intenti, ma anche di
ascolti, riferimenti musicali, ognuno cresce ed evolve
indipendentemente dagli altri e “ricalibrare” questa sintonia
diventa quasi impossibile. È stato il destino di tantissimi
gruppi, alcuni dei quali sono sopravvissuti solo grazie a
continue defezioni e cambi di formazione.
Questa volta a far quadrare le cose per noi è stata la distanza
emotiva con cui si è affrontato K3. Ho avuto il modo di
coinvolgere il resto della band, lavorando con ognuno di loro
separatamente esclusivamente focalizzando l’attenzione sui
brani e i singoli strumenti senza che ci fosse l’intenzione di
farne un disco della band. È rimasto un mio progetto solista
fino alla fase di missaggio, ma i brani erano ormai diventati
parte di ognuno che mi venne chiesto se potessi considerare
la possibilità di fare di K3 il terzo lavoro ufficiale dei Karma.
È ovviamente un lavoro fortemente “sbilanciato” essendone
autore e compositore, cosa anomala per un gruppo che ha
sempre composto insieme, ma questo mi ha dato la
possibilità di portare il resto della band su un territorio nuovo
di condivisione, di prospettiva sul futuro e non più ripiegato sul
passato. - La vostra fanbase è solida e vi segue davvero tanto,
avete anche diverse date del tour. Qual è il vostro
segreto?
Questo è davvero un mistero anche per noi. Pensa che i
nostri social non sono stati aperti e gestiti da noi, ma bensì da
ragazzi e ragazze che ci seguivano e avevano deciso di
creare uno spazio comunitario di incontro. È stato per molti
anni un luogo nel quale venivano archiviate foto, ricordi, che a
volte coinvolgevano noi direttamente, ma spesso erano
testimonianze di vita di altri con magari la nostra musica in
sottofondo. Ci sono scene di matrimoni, la nascita di figli, e
ogni volta i Karma erano in qualche modo il collante.
Sono stati anche i luoghi che hanno chiesto sempre il nostro
ritorno. Qualche anno fa Diego Besozzi, batterista, ed io
abbiamo deciso di entrare attivamente aggiungendo contenuti
e notizie. Anche questa scalata simbolica verso questa vetta
chiamata K3 è stata condivisa in ogni istante dal suo
concepimento fino ad oggi che è un prodotto reale.
Molto di tutto ciò è frutto dell’insistenza, educata, gentile, ma
costante operata dal nostro Cerchio, come ci piace chiamare
la comunità di amici e amiche che ci circonda.
Il live sarà sicuramente il momento perfetto per festeggiare
insieme tanto affetto. - Con chi vi piacerebbe fare un featuring e cosa pensate
dell’attuale panorama?
I Karma appartengono ad una scena che si è sempre basata
sul “featuring”, o meglio alle collaborazioni sinergiche basate
sulla stima, il rispetto e il piacere di fare musica insieme. Il
featuring a fini promozionali o basato su strategie di vendita
non ci appartiene ne ci interessa, tantomeno ora che non
abbiamo nessun tipo di vincolo contrattuale, ne classifiche da
voler scalare. Se da un lato sarebbe naturale “duettare” con
qualche nostro coetaneo, mi piacerebbe pensare di poter
collaborare con giovani artisti. Ci sono voci davvero
interessanti, emozionanti, artisti sensibili e di gran talento. Ma
la cosa imprescindibile per me è essere “umanamente”
allineati e questo presuppone conoscersi. Forse adesso che
siamo tornati troveremo il modo di entrare in contatto anche
con una nuova generazione di artisti e forse anche il featuring
potrebbe diventare realtà. - Cosa vi aspettate dal vostro futuro artistico e quali
progetti avete in mente?
Abbiamo un presente perché abbiamo smesso di pensare di
avere un futuro. Il futuro si costruisce nella minuziosa
gestione di ogni attimo del presente. K3 sarebbe dovuto
essere un doppio di 24 brani. Per ragioni legate a budget,
risorse e tempistiche ho scremato a 10 brani per quasi due
ore di musica. Tra promozione e prove per il tour ho iniziato a
preparare una scaletta di lavorazione per quei 14 ancora
sospesi. Naturalmente adesso che il gruppo a iniziato a
suonare insieme altre idee stanno emergendo e posso
tranquillamente dire che non è la vena creativa ed essersi
esaurita. Quello che invece dobbiamo adesso ottimizzare è
un metodo di lavoro a distanza, che possa fare fronte
all’oggettiva difficoltà di non avere una frequentazione
quotidiana e letteralmente all’oceano che ci divide.
Ma ci sono molte novità per questo 2024, naturalmente una
serie di live che continueranno fino al prossimo inverno, poi
una sorpresa che speriamo possa vedere la luce per l’estate
e naturalmente chiuderemo l’anno con il trentennale del
nostro disco d’esordio con una ristampa speciale di tutti i
nostri vecchi lavori, con qualche inedito.