Interview – I Temporali
TRE STAGIONI. LA VITA SOGNATA, LA VITA VERA è il debut EP de I Temporali, nuovo progetto alt-folk di Filippo Ghiglione. Un ritorno alle radici dopo anni passati con il moniker f o l l o w t h e r i v e r e un grande cambiamento per il cantautore ligure, con testi per la prima volta in italiano, senza dimenticare le atmosfere musicali già precedentemente esplorate.
Questo EP parla di una stanza, un piccolo posto da arredare con cura e da fare proprio per tre stagioni, sette mesi e duecento giorni. Sei piccoli passi, sei canzoni da tenere strette da qualche parte dentro al cuore, per coltivare il dolore scaturito da una separazione. Il lutto, la perdita, il disorientamento. E poi, dentro questa stanza, imparare a fare di questo dolore qualcosa di proprio, farne una parte di sé. E finalmente uscire fuori.
Noi abbiamo incontrato proprio Filippo, per farci raccontare che cosa ha raccontato che cosa lo ha portato in questa stanza che ha contenuto tre stagioni, la vita sognata e la vita vera.
- Quali sono le tue influenze musicali, c’è qualcosa che non ci aspetteremmo mai?
Ciao IndieRoccia, e grazie per le domande!
Allora, sicuramente c’è molto dei Bon Iver, un po’ di RY X, assolutamente Niccolò Fabi, un pizzico di Cosmo e qualcosina di Fabio Concato. E inaspettatamente, ma con il senno di poi con grande senso (visto che tutto torna), anche un po’ di Francesco Renga.
- A cosa fa riferimento il titolo del tuo primo disco?
Tre stagioni. La vita sognata, la vita vera è un titolo davvero molto letterale, perché parla appunto delle tre stagioni (primavera, estate, autunno del 2021) durante le quali ho dovuto costruire una piccola stanza in cui rifugiarmi per superare il passaggio di un grande temporale emotivo, ricomponendo i pezzi del mio puzzle. In questa stanza ho piantato e fatto germogliare le mie canzoni, che mi hanno aiutato a passare dalla vita sognata alla vita vera, il momento in cui ho sentito di essere pronto a lasciare quel “piccolo posto” e a trasformarlo in un luogo da portare sempre con me, da qualche parte dentro il mio cuore.
- E non ti sei stancato di fare “primi dischi”?
Temevo di sì, ma in realtà assolutamente no. Il salto nel buio, iniziare quasi da capo, una nuova vita “sonora”, il non sapere dove questo cammino ti porterà né quanto impiegherai a percorrerlo. Una volta tutto questo mi avrebbe terrorizzato, ma adesso riesco solo a pensare a quanto sia eccitante questa situazione.
- Leggiamo anche del tuo impegno nel progetto Sofar Sounds. Com’è iniziata?
Sono appassionato di Sofar Sounds e delle vibrazioni che si riescono a raccogliere in quegli eventi da molto tempo, sia come fruitore, che come spettatore, che come cantautore. Per tanti anni ho avuto il pallino di portare Sofar nella mia città, e ci ho provato un paio di volte, ma si vede che non era il momento giusto. E poi, quando ormai non ci pensavo nemmeno più, nel novembre 2021 io e i miei colleghi abbiamo ricevuto la mail di conferma della nostra richiesta. Da lì sono iniziate una serie di call tra Londra e Detroit che sono sfociate nella costituzione di Sofar Sounds Genova e nel primo evento, a maggio 2022. E anche adesso che mi sono trasferito e vivo in un’altra città, Sofar Sounds è vivo e attivo più che mai, continuo a organizzarlo a Genova con il mio team, e continua a essere presente in tanti luoghi in Italia e nel mondo.
- Cosa avrei assolutamente dovuto chiederti, e quale sarebbe stata la risposta?
Sono io piuttosto che avrei dovuto e voluto assolutamente chiederti qual è la canzone dell’EP che risuona di più in te e perché è proprio quella. E sono molto molto curioso di leggere la tua risposta, se sarà possibile. Ma spero che mi perdonerai per non averlo potuto fare, ed è stata una bellissima chiacchierata comunque!