Interview – Freddo

Arriva l’estate e FREDDO riesce a far galleggiare un brano magico direttamente in acqua, nel mezzo del Mare Mediterraneo. Esce, su tutte le piattaforme digitali, venerdì 24 maggio il suo nuovo singolo “Per Colpa Di”, con un sound in evoluzione che continua a combinare mondi elettronici e chitarre (come nel recedente album “Sinestetica“) ma guadagna una matrice ritmica precisa, un codice sonoro che e’ una interpretazione pop di un certo afro-reggae anni 80. Con un groove “elettro-roots” il brano e’ immediato e naturale strizzando l’occhio ad Alpha Blondy e alle atmosfere latino/internazionali alla Manu Chao che aiutano a dare rimandi di terre lontane, e una base coerente al testo e alla tematica.

Per Colpa Di e’ una domanda aperta cui l’autore non sa (e non vuole) rispondere.
L’ispirazione nasce dall’arte contemporanea dello scrolling compulsivo: FREDDO ha osservato come sui social si alternino immagini di sofferenza, di conflitti , di fughe disperate a narrazioni capitalistiche o narcisiste fatte di mode, autocelebrazione e frivolezza. Spesso per darsi un tono impegnato questi due mondi agli antipodi si alternano stridendo negli spazi personali di profili Instagram di tante, troppe persone. Questo brano è come un salvagente a cui aggrapparsi per riportare a galla le coscienze stordite dall’automatismo della creazione e del consumo compulsivo di contenuti. L’interlocutore di FREDDO e’ ogni singolo occidentale che alza la bandiera dei diritti umani in una storia instagram ma nella vita reale magari si gira dall’altra parte davanti al dolore che e’ a tre passi da noi, o li nello stesso mare dove trascorriamo le vacanze estive. E sembra non ci sia mai nessun vero responsabile.

Questo cambio di rotta e di sonorità non ci ha intimorito, e lo abbiamo intervistato!


 

  1. Hai affrontato l’uscita di un disco e oggi torni con un nuovo singolo, più estivo e decisamente distante dalle tue sonorità precedenti. Come mai?

Personalmente non lo trovo affatto distante, c’e’ solo una chitarra in levare, delle percussioni e un groove piu’ afro-reggae anni ‘80, gli strumenti usati per produrre Per Colpa Di sono gli stessi usati nei miei due Album precedenti. Piuttosto c’e’ da spiegare che l’album uscito a Novembre 2023 l’ho scritto e iniziato a produrre nel 2021. Il brano appena uscito l’ho scritto e prodotto un mese e mezzo fa, ad Aprile 2024!
A un ascolto superficiale e senza conoscere bene le cose che ho pubblicato negli ultimi 4 anni si potrebbe dire “ma hai fatto un pezzo reggae dopo un album elettro-rock!?”…ad approfondire un po’ invece si capirebbe subito che ho unito i suoni acustici del primo album “Due” e quelli elettronici del secondo “Sinestetica”, che sto evolvendo e ricercando dentro mondi che fanno parte del mio bagaglio di musicista, e soprattutto che continuo a trattare tematiche profonde con approccio riflessivo e sensibile, che e’ cio’ che piu’ mi interessa.
“Per Colpa Di” e’ un brano che rappresenta quello che sento oggi e che magari andra’ a definire un nuovo album che uscira’ domani. Da artista totalmente indipendente ho la fortuna di esprimermi liberamente senza imposizioni di generi e regole imposte da label o mercato. Se piace bene, se arriva al pubblico meglio, altrimenti l’importante e’ che quello che tiro fuori sia sempre di qualità e mi soddisfi.

  1. Hai mai preso in considerazione l’idea di creare un altro alter ego musicale, in modo così da separare queste due anime che stiamo scoprendo oggi?

Avresti mai fatto la stessa domanda a Lucio Dalla per “Attenti al Lupo” che suonava diversa da “Milano”, che a sua volta suonava diversa da “Piazza Grande” o da “Caruso”? Dubito perche’ lui era Dalla e i tempi erano diversi. Ma cito Dalla per fare un esempio lampante (non per paragonarmi per carita’) e come lui potrei tirarti fuori una sfilza di nomi di artisti e relative opere dal sound e stile apparentemente lontani uno dall’alto. Capirei questa domanda se io facessi musica seguendo le regole del marketing perche’ in quel caso “Per Colpa Di” a un ascolto disattento puo’ sembrare non in brand…ma io faccio l’artista, produco e scrivo continuamente, evolvo e ricerco, e soprattutto sono e sento tutte le cose che faccio e che dico. Quindi benvenga che il pubblico o i giornalisti scoprano i miei mondi e le mie sfaccettature. Poi essendo il produttore di me stesso a maggior ragione sono come un sarto che cuce vestiti intorno ai concetti, l’importante e’ che i tessuti siano di qualità e i colori coerenti, i capi saranno diversi per le diverse occasioni ma lo stile rimane personale e riconoscibile. Mentre scrivo mi viene in mente Bob Dylan quando ha acceso l’amplificatore della chitarra nel 1965, non penso si sia immaginato nemmeno per un istante di cambiare nome per separare i progetti musicali dal suono (apparentemente) distante, piuttosto ha preso i fischi o le critiche dei giornalisti ma ha continuato a dire le sue cose e fare musica che sentiva onesta.
Quanto a me se mai arrivera’ un nuovo alter ego saranno quando avro’ scritto tutte le cose che desidero scrivere in italiano e iniziero’ a farlo in inglese o togliendo la mia voce o addirittura la voce in generale dai dischi.

  1. Fare musica oggi, significa anche fare politica? Anche in passato era così? È cambiato qualcosa in tal senso, da quando hai iniziato a muovere i primi passi?

Dipende da quale musica intendiamo. Oggi la musica piu’ ascoltata e che va in radio e’ tutto tranne che fare politica. Piuttosto ha valore politico il cercare di dire qualcosa sapendo che difficilmente si andra’ in radio o si arrivera’ a un grande pubblico! C’e’ molta resistenza in questo. Inoltre nel mainstrem meno si e’ impegnati e “pesanti” e meglio e’, ed i temi piu’ sensibili o le denuncie dirette sono spesso quelle della narrazione predominante: diritti di genere, violenza, bullismo. Per quanto siano temi giusti e condivisibili, io ho molta paura delle omologazioni e delle grida di massa, quindi se scelgo un tema e’ solo perche’ mi tocca nella riflessione e mai perché e’ “politicamente corretto” o e’ il topic del momento.
Per il resto della musica, da sempre e’ politico prendere un foglio di carta e scrivere, accendere un microfono e registrare, e questo ogni artista indipendente dovrebbe sempre ricordarlo e farne buon uso. Oggi come oggi non e’ cambiata la possibilita’ di salvare il mondo con una canzone, credo piuttosto sia cambiata la voglia di farlo o la possibilità di arrivare ad un grande pubblico con canzoni distanti dagli standard del mainstream. Il mio atto politico e’ continuare a scrivere cose spero non banali contro tutte le regole del successo, ed essere felice di lanciare un messaggio a modo mio, magari un giorno un pubblico piu’ grande capira’. E poi ve lo anticipo, il prossimo singolo che uscira’ parla proprio di politica…

  1. E l’aver vissuto per tanti anni a Londra, lontano dalle dinamiche della scena musicale italiana. Ti ha cambiato o influenzato in qualche modo?

Certo, mi ha insegnato la liberta’ di pensiero. Per quanto essere lontano da una scena musicale mi penalizzi molto nei contatti e nelle connessioni, da lontano mi sento libero di osservare, dire e fare musicalmente cio che voglio senza la paura di non essere “nel giro” o negli schemi. Oggi magari scrivo per 200 persone perche’ non mi conoscono in molti, domani magari cambiera’ e Londra mi ha insegnato a resistere, a vivere due vite contemporaneamente senza paura, e a sapere che esiste sempre un pubblico che capisce il tuo messaggio senza bisogno di omologarsi per forza.

  1. Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti oggi, e invece non ti ho fatto? Quale invece la risposta?

Mi avresti dovuto chiedere se esce un video ufficiale di “Per Colpa Di” e ti avrei risposto di si, che e’ un collage di immagini girate casualmente in anni e anni di riprese nelle Marche che ho editato costruendo una storia e che lo trovate sul mio canale Youtube.

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