Interview – Elton Novara
É uscito venerdì 22 settembre 2023 per Piuma Dischi / Hukapan e in distribuzione The Orchard il nuovo singolo di Elton Novara, dal titolo “Frantumi“, un nuovo capitolo che è anche un messaggio per l’essere umano dei nostri tempi; quello che rincorre proprio quei tempi, la cui priorità è sopravvivere, o almeno provarci, facendosi, però, risucchiare da un circolo vizioso in cui la propria vita si nullifica.
Noi lo conoscevamo già, come personaggio della vita pre-notturna di Milano, quella che va a letto quasi tardi ma si alza il giorno dopo andare a lavorare, che va ai karaoke del Madama Hostel e che si diverte al Magnolia il sabato sera. Ma Elton Novara è anche più di questo, e abbiamo voluto scoprirlo anche noi.
- Quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che non ci aspetteremmo mai?
Sempre e comunque The Who e sopratutto Pete Townshend, Stone Roses ed Elio le storie Tese. Non so se vi aspettereste i Primal Scream, da cui ho rubato la passione per i campionamenti, e Prince di cui adoro il chitarrista eroico e pirotecnico applicato ad atmosfere ballabili. Sono poi super influenzato,più che da progetti specifici, da brani pop da radio che diventano poi per me importantissimi, a cui mi affeziono irrazionalmente; Dove e Quando di Benji e Fede, Fragole di Achille Lauro, T’Appartengo, la sigla di Tazmania…alla fine nella mia scrittura penetrano di più questi esempi di cattivo gusto che 20 minuti di assolo dei Pink Floyd.
- Come sei entrato nel roster di Hukapan? E quale potrebbe essere il ruolo di un’etichetta discografica nel 2023?
Ero allievo di chitarra di Cesareo a 20 anni, ogni tanto con grande orgoglio mi presentavo a casa sua con delle copie dei miei primi demo ed ep autoprodotti, ma posso serenamente dire di non avergli mai chiesto spintarelle o aiuti di nessun tipo. È stato così un grande onore quando, in occasione di una piccola rimpatriata, è stato lui a chiedermi se stessi lavorando a qualcosa. Fortunatamente in quel periodo stavo lavorando alle preproduzioni del mio disco d’esordio, lui ha trovato il materiale interessante e mi ha regalato un assolo per il brano Lois Lane, quando poi mi sono presentato con il master in mano l’impresa era compiuta e sono entrato ufficialmente entrato a far parte della grande famiglia Hukapan. Ancora non sono sicuro di cosa significhi “etichetta discografica”, di sicuro non le vedo come un bancomat nè come un sigillo di credibilità, certamente sono strutture che possono spingere un artista in mille modi diversi rispetto all’aprire il portafogli. Preferisco pagarmi la produzione di un album da solo lavorando come un bue sei giorni alla settimana, se poi l’etichetta ti permette di fare colazione in albergo con Faso e Mangoni all’indomani di un trionfale concerto organizzato dagli stessi Elio e le Storie Tese allora ogni sacrificio individuale acquista senso e viene ripagato.
- Ormai sei attivo da diverso tempo. Cosa pensi sia cambiato nel mercato musicale a quando hai iniziato? In meglio o in peggio? E qual è stato il ruolo di Spotify in questo?
Il mercato musicale oggi è tutto e nulla, dalla ristampa di un vinile a tre ore in digitale dentro una playlist. Certamente Spotify è al centro di questa forza stravolgitrice, anche se penso che il battito d’ali della farfalla sia stata la pirateria via internet ai tempi che furono, da allora Youtube che accoglie e legittima il problema tutto il resto è stato un attimo. La fortuna di noi artisti operanti nel presente è che la maggior parte del pubblico non addetto ai lavori ha enorme accesso al materiale discografico in quanto fruitore, ma ha percepito solo in parte la fine della discografia come la si conosceva. Ancora oggi si parla di televisione, radio e contratti discografici come se fossimo nel 1993, per cui bastano un buon articolo e una spuntina blu per fare bella figura. Rispetto a quando ho iniziato io le rovine del mercato musicale antico ormai sono state quasi del tutto smaltite in discarica, la confusione imperante nei miei anni d’esordio tra cd fisici e talent show rimpiazzata dal futuro/presente degli streaming e dei videoclip usa e getta. Mah, io mi trovo meglio adesso!
- Com’è stata accolta la tua svolta “triste” nella musica?
Ho percepito un immediato distacco da parte del pubblico di aficionados alle mie “storie tese” giovanili e del vero e proprio sgomento e preoccupazione da parte di chi si occupava della mia gestione artistica. A dirla tutta esordire con Pizzapatatini ha gettato un po’ di fumo negli occhi indorando la pillola, la strage si è compiuta quando ho pubblicato Vera come anticipazione del disco che verrà; è il mio ritornello migliore di sempre, ma ho avuto l’impressione che nessuno abbia capito da quale parte rigirarsela. “Quindi, dove si ride?” A dirla tutta a 21 anni ho scritto Brutte Giornate che parlava del mio sentore di stare per suicidarmi, quando è uscita la manciata di persone che mi venivano a sentire ebbero i conati di vomito, dieci anni dopo l’ho finalmente pubblicata per esigenze editoriali ricevendo una reazione calorosissima. Suppongo che quando avrò 77 anni qualcuno dal pubblico mi chiederà di cantare Vera.
- Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e invece non ti ho fatto? Quale invece la risposta?
Innanzitutto, questa domanda è fighissima. Visto che anche le altre domande mi sono piaciute un sacco e non hai fatto le domande pacco tipo “sei di Novara?” o “progetti futuri?”, direi che avresti dovuto chiedermi quale film del franchise VENERDÍ 13 sia il migliore. La risposta è PARTE 5-il terrore continua, ovvero il sequel girato da un regista di film porno, coi personaggi peggiori e sopratutto senza Jason (!!!). Lo adoro così tanto da averne acquistato una rara locandina.