Umberto Maria Giardini – Protestantesima

GENERE: alt-songwriting.

PROTAGONISTI: Umberto Maria Giardini, una volta conosciuto come Moltheni.

SEGNI PARTICOLARI: prodotto da Antonio Cooper Cupertino e registrato al Sotto il mare studio di Luca Tacconi a Verona, si tratta del secondo LP di Giardini da quando ha intrapreso questo nuovo percorso artistico. Il disco segue l’EP Ognuno di noi è un po’ Anticristo, uscito per Woodworm nel 2013.

INGREDIENTI: nel brano d’apertura, la title track, c’è tutta la voglia di Giardini di avvicinarsi a quelle fonti d’ispirazione tanto citate nelle ultime interviste, da Anna Calvi a St. Vincent. Chitarre sferzanti e drumming vigoroso per uno dei brani più azzeccati dell’intero lavoro. Già dalla successiva C’è chi ottiene e chi pretende però, i toni si fanno più morbidi e la valvola di sfogo viene chiusa quasi di netto per permettere a chitarra ritmica e flauto di prendere il palcoscenico. Verrà riaperta un paio di brani più avanti ne Il Vaso di Pandora, dove il cantautore marchigiano non risparmia colpi duri alla scena milanese, schiava del denaro e della cocaina (con tanto di citazione della ormai famosa iena afterhours-iana). Sibilla riprende il discorso psichedelico interrotto nel precedente EP, mentre Urania ci presenta un Giardini arrembante ed appassionato nel suo incedere marziale.

DENSITÀ DI QUALITÀ: l’approccio ad ogni nuovo lavoro di Umberto Maria Giardini porta con sé inevitabili paragoni con le precedenti opere firmate Moltheni. Come una piccola tassa da pagare prima di farsi coinvolgere pienamente nelle trame tessute da Umberto. I suoni più morbidi e una ricerca maggiore della melodia fanno sì che, rispetto a La Dieta De L’Imperatrice, piccole tracce moltheniane (periodo I Segreti Del Corallo) siano maggiormente individuabili in questo album. Ma al di là dei confronti, utili solo per soddisfare la curiosità dei fan di vecchia data, ciò che conta è che il cantautore marchigiano porti ancora con sé quel fuoco sacro che gli permette di comporre dischi belli e intensi come quest’ultimo. L’Umberto Maria Giardini ispirato, dissacrante e capace di comporre liriche di profondità rara che (ri)troviamo in Protestantesima, è la migliore risposta possibile a qualsiasi rigurgito nostalgico del fu Moltheni.

VELOCITÀ: moderata.

IL TESTO: “e allora generami seconda madre/ chi prega tanto per chi invece poi non crede/ mangiami il cuore se vuoi poi vomitalo/ in fondo non siamo noi a dettar legge/ la legge degli incerti da Seconda Madre.

LA DICHIARAZIONE: “Noto che tanti artisti e band italiane non maturino per niente nelle liriche: scrivono come 16 anni fa, anche le più talentuose. Ecco, nel mio piccolo da cantautore di nicchia, ho dei ritmi lenti, ma nei quali avverto, in maniera quasi tattile, la maturazione.” da un’intervista a outsidermusica.it

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