The Circle – How To Control The Clouds

Genere: indie-pop.

Protagonisti: Federico Norcia (voce/chitarra), Marco Marzolla (batteria), Lorenzo Bevacqua (basso), Giuseppe Gamarra (chitarra).

Segni particolari: Secondo album per i ragazzi torinesi che segue l’ottimo Life in a motion-picture soundtrack del 2014, che ha avuto buoni riscontri sia in termini di vendite sia dalla critica. Questo nuovo disco è stato prodotto, mixato e registrato da Simone Sproccati al Crono Sound Factory di Milano, ma è passato anche dalle mani di Carl Saff in quel di Chicago (USA).

Ingredienti: Paiono cresciuti a pane e pop i The Circle, roba che sul comodino della cameretta ci immaginiamo il santino di Chris Martin che infonde la sua benedizione, mentre il coro degli arcangeli vede la partecipazione di Snow Patrol, OneRepublic, U2 e compagnia cantante, gente che in fatto di ritornelli e stadi pieni la sa lunga.

Densità di qualità: Il manuale della perfetta pop song scritto in quel di Torino sicuramente dice suoni puliti, voce accattivante che farebbe invidia a Morten Harket degli a-ha (e dobbiamo dire che ce la fa!), chitarre e ritmiche mai  troppo aggressive a disegnare trame melodiche più che invitanti, arpeggi che scivolano morbidi, ritornelli che se non entrano subito in testa al primo ascolto sono da rifare subito e i cori fatti come Dio comanda, con tanti “oooooooo” (Shooting Star e Shadows da questo punto di vista la sanno lunga) che ti immagini già li con l’ iPhone alzato e la voce che va su, nel grande karaoke del pop-rock. Per una Endless Sky che rimanda a dei Coldplay che non hanno ancora gettato la spungna in ambito indie per rivolgersi alle classifiche in modo bello spudorato, abbiamo una Irene che pare davvero uscire da casa a-ha quelli più suggestivi e avvolgenti e meno elettronici. Fedeli al motto “teniamoci il meglio per il finale“, i torinesi ci deliziano con la doppietta Love Don’t Cry, (con le sue accelerazioni vincenti che alzano i battiti e il coinvolgimento rock) e Hwir, dolce sogno ad occhi aperti con chitarre alla The Edge in versione misurata (mi ricordano quelle di Tryin’ To Throw Your Arms Around The World degli U2) che si fanno quasi shoegaze per brevissimi tratti: guardiamo queste nuvole scorrerci sopra la testa e abbiamo davvero la certezza che, accompagnati da magie sonore simili, le possiamo davvero controllare. Tutto è possibile.

Velocità: 9 brani per circa 30 minuti: compatti e stringati.

Il testo:What’s your story? / Give me your hand, I’ll take it slowly / Tell me, what’s your story? / Give me a rainbow and I’ll paint it grey, today.(da Love Don’t Cry)

La dichiarazione:Abbiamo fatto un disco che, a nostro parere, sintetizza bene le qualità della band, ma che allo stesso tempo risulta più “ragionato” e meno istintivo del suo predecessore“.

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