Qualcosa di diverso – maggio 2023
Avrei voglia di parlare (nel senso di scrivere, ovviamente) di tanti bei dischi che stanno nobilitando la musica italiana in questi ultimi mesi. Ad esempio, vorrei spendere fiumi di parole per il trio Studio Murena – Lucio Corsi – Colombre, i tre migliori dischi del 2023, e non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Oppure vorrei dire quello che penso sull’ottimo ritorno dei Baustelle, o su quello, ancora migliore, dei Grimoon, senza dimenticare quello, validissimo anch’esso, di Giuliano Dottori. Vorrei mostrare sotto forma di parole scritte il mio entusiasmo per il nuovo disco di The Niro, finalmente in grado di dare il proprio meglio anche usando la lingua italiana, e anche per il fatto che un autore promettente ma che non mi aveva mai convinto del tutto come Davide Diva sia, anche qui finalmente, riuscito a trovare la quadratura del suo cerchio stilistico con quest’ultimo disco. Anche Andrea Poggio si meriterebbe una recensione positiva per il suo nuovo lavoro, e lo stesso vale per Ottodix, e come dimenticare il bellissimo EP di Paolo Benvegnù? Ah, oggi esce il nuovo album di Maria Antonietta.
Per scrivere di tutte queste uscite, però, avrei bisogno del tempo che, al momento, non ho, e siccome non sono le uniche che meritano, ho deciso di dare la precedenza a nomi il cui tipo di proposta non appare normalmente su queste pagine, oppure di cui si sta parlando troppo poco in giro. Qualcosa di diverso, appunto, e magari il lettore sarà più interessato a scoprire cose nuove, piuttosto che a un mio parere su dischi che, probabilmente, ha ascoltato.
ASSURDITÈ – Gipsy chic // ɔıɥɔ ʎsdıƃ EP
Il primo nome che propongo in questo spazio è quello di questa artista classe 99, che arriva al secondo EP proponendo un pop vario, ed estroso, capace di passare con naturalezza dal ballo all’introspezione, mantenendo comunque un sound ricco e colorato. Chiara, questo il suo nome di battesimo, ha un modo di fare musica molto risoluto e, sia nella musica che in quello che racconta, mostra di sapersi godere la vita nelle occasioni in cui può farlo e di mantenere fiducia in se stessa nei momenti più complicati. Ho anche avuto l’onore di essere invitato alla presentazione di queste canzoni nella sede di Spotify e ho intanto potuto ascoltare canzoni che funzionano benissimo anche in una veste semiacustica, e poi ho visto e sentito, nel senso di sentimento, una performer che trasuda convinzione da tutti i pori, con talento e una visione già ben formata. “Ci sono strutture che mi seguono ora, ma la mia indipendenza rimane forte” ha detto, tra le altre cose, Chiara, ed è stata davvero convincente nel portarci tutti dalla sua parte semplicemente stando seduta su uno sgabello. In definitiva, viene facile voler scommettere su di lei, e quindi lo faccio con tutto me stesso.
SO BEAST – Brilla
Duo bolognese che, in realtà, è già attivo da diversi anni, ma di cui si sta parlando molto ora grazie a questo nuovo disco che esce per La Tempesta. È veramente difficile provare a descrivere questo lavoro, soprattutto per uno come me ancora molto legato alla canzone tradizionale e non propriamente avvezzo alle tendenze musicali più moderne, per cui posso provare a dire che in queste canzoni si trova una continua e ambiziosa fusione tra elementi elettrici e altri digitali, con una girandola di stili, alcuni provenienti dal presente, ma altri mutuati dal passato, e segnatamente dalla fine del secolo scorso, che non sta mai gomito a gomito, ma proprio si fonde, con gli ingredienti e la struttura di questa fusione che cambiano continuamente. Il risultato è, sorprendentemente, piuttosto facile da ascoltare, e davvero qualunque ascoltatore davvero appassionato di musica non può che sentirsi rapito da un disco così, che ti avvolge e ti porta in un mondo che è sia indefinibile che molto riconoscibile.
RIP – Stare Qui/Dietro Casa Mia
Questo duo elettronico di base a Roma esordisce con due canzoni che mostrano subito diversi spunti di interesse. L’aspetto più importante, secondo me, è il chiaro superamento della presunta dicotomia per cui o si fa musica elettronica, oppure si punta molto sulla scrittura della canzone. I RIP curano allo stesso modo sia il songwriting che il suono e l’arrangiamento, e mettono in mostra doti intriganti in ognuno di questi aspetti. La parte autoriale è già ben sviluppata, e non si fatica a immaginare che queste canzoni possano funzionare in qualunque veste, però poi va detto che in questa sono forti proprio perché è fatto molto bene anche il suono, che trova un bell’equilibrio tra il risultare diretto e il non essere mai scontato, e il tutto è ottimamente arrangiato con una parte ritmica che conferisce il dinamismo necessario e rende l’ascolto ancor più stimolante. Un debutto davvero coi fiocchi.
IL TESORO DI SAN GENNARO – Amore E Guerra
Se mi avessero detto che mi sarei innamorato di un disco che mette insieme tradizione napoletana e dance spinta, non ci avrei mai creduto, ma l’ascolto di questo disco mi ha rapito dopo pochi secondi e sono troppo contento di poterne, finalmente, scrivere. Salvo Vassallo e Valentina Gaudini, coppia anche nella vita, si sono messi in testa di creare, come da loro stesse parole, “una musica dalla sensualità profonda ed assetata, per chi non vuole smettere di conoscere una città unica al mondo, che ha ancora molto da raccontare”. E, a giudicare da questo lavoro che arriva ben dieci anni dopo il debutto, sono decisamente riusciti nel loro intento. Amore E Guerra è un disco travolgente, inebriante, un generatore di emozioni a getto continuo, e chi vi si approccia con la mente un minimo aperta, si sentirà necessariamente sballottato e totalmente immerso in questo mondo surreale ma anche estremamente concreto. Si balla, certo, ma ci sono anche momenti in cui si respira profondamente e ci si immerge in una cristallizzazione che si sa già che non durerà, ma di cui si vuole godere ogni secondo finché c’è, salvo poi rendersi conto che le emozioni della girandola danzante danno altrettanto piacere, e così via, in un turbine ininterrotto ed emozionante. Una vera perla, fuori da ogni schema e che merita solo amore.
VIADELLIRONIA – Il Desiderio Che Mi Frega
Rispetto agli altri nomi qui presenti, questa band bresciana tutta al femminile propone musica trattata abitualmente sul nostro sito, però non mi sembra che stia andando per la maggiore, e quindi trovo giusto dare un piccolo contributo per cercare di diffonderlo. In pratica, queste canzoni rappresentano l’idea di mettere assieme sonorità indie-rock con uno scheletro all’italiana, sia per quanto riguarda lo stile melodico che i testi, i quali non solo sono nella nostra lingua, ma sono caratterizzati da un linguaggio misurato e pulito. Non mancano, poi, alcuni nomi importanti in questo lavoro: il produttore è Cesareo degli Elio E Le Storie Tese, una canzone è stata scritta da Edda e in un’altra suona Peaches. In ogni caso, il pregio principale di queste canzoni è la capacità di lanciare messaggi taglienti e di un certo impatto con un lessico che, come dicevo, formalmente non esce mai dalle righe, ma il significato di quello che viene detto rappresenta, al contrario, una voglia continua di poter dire le cose in libertà e fuori dai luoghi comuni. Per riprendere le parole della band, molto azzeccate, questo disco “canta di come certi antichi significati morali siano nascosti nei nostri corpi, che si vorrebbero tanto liberi”. L’aspetto importante, poi, è che la forza del messaggio è tale anche in virtù della parte musicale e vocale, con un timbro allo stesso tempo rotondo e deciso, melodie sempre efficacissime e un suono di chitarra scorrevole e pieno di vitalità. Una bella ventata rinfrescante di rock che unisce al meglio profondità e divertimento.
WUZ – Wuz EP
Non poteva mancare una proposta strumentale in questo spazio estemporaneo che ho creato in quest’occasione. Questo progetto, ideato da Mattia Boschi, già nei Marta Sui Tubi, pubblica solo ora l’EP di debutto ma fa musica da 4 anni ed è stato rallentato dalla pandemia. L’idea del collettivo (di base è un trio, ma ci sono state diverse collaborazioni nel corso del tempo) è quella di una musica dalle atmosfere notturne e che, da un lato, sappia avvolgere l’ascoltatore, ma dall’altro rifugga totalmente la staticità. L’ascolto è molto facile e risulta molto facile sentirsi coccolati da questi brani, nei quali troviamo comunque un’infinità di elementi: il violoncello del leader, le tastiere, i synth, le chitarre acustiche, una parte ritmica spesso jazzata e alcune volte, invece, ispirata al funk. Insomma, un stile che ha dei confini precisi, ma che, all’interno di essi, non si fa mancare nulla, chiara dimostrazione che avere una forte idea di base non significa necessariamente limitarsi, perché all’interno dell’idea stessa ci sono sempre tantissime possibilità per declinarla. Un gran bell’inizio che mette già tanta voglia di capire fin dove questo progetto potrà arrivare.