Porcelain Raft- Strange Weekends
GENERE: dream-pop.
PROTAGONISTI: Mauro Remiddi.
SEGNI PARTICOLARI: ‘Strange Weekend’ è un album che arriva via Roma poi Londra e infine New York, seguendo gli spostamenti del da tempo espatriato quarantenne che sta dietro al moniker Porcelain Raft e che prima della scelta di concentrarsi a pieno sul progetto in questione ne ha fatte tante altre: colonne sonore, presenze al pianoforte in uno show di tip-tap a Broadway, in più di una band alt-rock qua da noi nei primi anni novanta e in quella inglese che furono i Sunny Day Sets Fire nei duemila, persino una nel Berlin Youth Circus come parte d’un klezmer trio. E gli EP e i singoli che l’hanno anticipato, questo ‘Strange Weekend‘, pure avevano con largo anticipo ridotto all’irrisorio lo spazio per i dubbi sul come sarebbe stato. Per cui subito spoiler: ‘Strange Weekend‘ è un disco bellissimo.
INGREDIENTI: “Is it too deep for you? / Why don’t you just jump in?”. Un paio di versi che son provocazione, sfida al consumatore. Che ‘Strange Weekend‘ è un album che ripudia l’essere relegato a sottofondo mentre si fa altro, come spesso tocca (anche a volte per demeriti propri, ci mancherebbe) alle uscite dream-pop. Di più: non si accontenta di essere ascoltato. ‘Strange Weekend‘ è un album che reclama d’essere assorbito. E ce la fa, su tutti i fronti.
DENSITÀ DI QUALITÀ: ce la fa a prendersi ciò che vuole e gli spetta perchè Remiddi pare aver preso per ogni brano il minutaggio dell’attenzione dell’ascoltatore medio, curandosi di sistemare vere e proprie tirate d’orecchi su ogni esatto secondo in cui, durante la registrazione, si è accorto di aver corso il rischio di perderla. Vanno queste dalle intrusioni di chitarra acustica vicine all’indie-folk a sferzate calde d’elettrica, da cambi di direzione dalle psichedelie più dreamy degli MGMT alle pulsioni liquide à la Deerhunter, passando per le ‘mere’ agilità vocali. E non è mai ruffianaggine ma sempre pura intelligenza musicale. ‘Strange Weekend‘ ce la fa perchè nel suo essere coerente e coeso comunque non si nega nè le standout tracks (‘Put Me To Sleep’, ‘Unless You Speak From Your Heart’), nè le ballatone widescreen (‘Backwords’, ‘The Way In’). E cresce e si insinua più a fondo ad ogni ascolto, reinstallando clip di ricordi nelle pupille, facendo riemergere fine settimana sommersi. Che riprendendo ad esempio di nuovo in mano ‘Put Me To Sleep’, si sa, poco importa per alcuni sia solo insonnia piuttosto che un dramma ben più serio. ‘Strange Weekend’ ce la fa su tutti i fronti perchè, di nuovo, è coerente e coeso, intimo come tutti i dischi dream-pop ma con il carisma che ben pochi di questi possono vantare. Perché è, ancora, bellissimo.
VELOCITÀ: oscillante, morbida, infettiva nella sua naturalezza.
IL TESTO: “Take me away directionless / It doesn’t have to make any sense”, da ‘Drifting In And Out’. Quasi un saluto ai tempi in cui (altra curiosità) Remiddi era solito dare ai suoi lavori titoli casuali partendo da ritagli di giornale.
LA DICHIARAZIONE: “Per la cover dell’album ho lavorato con Daniel Murphy della Secretly Canadian. Gli ho mandato una fotocopia che avevo fatto delle mie mani e nella quale le mie mani sembravano le radici di un albero, poi ancora delle immagini prese da un satellite. Volevo somigliasse ad una mappa ma non una mappa normale. I colori mi ricordano dei lividi, comunque qualcosa di organico. ”
IL SITO: ‘Porcelainraft.com‘.