Paolo Saporiti – L’Ultimo Ricatto

GENERE: avant-songwriting.

PROTAGONISTI: Paolo Saporiti, gli arrangiamenti e il missaggio di Xabier Irirondo e la partecipazione di Zeno Gabaglio (violoncello), Stefano Ferrian (sax) e Cristiano Calcagnile (batteria). Produzione artistica di Raffaele Abbate.

SEGNI PARTICOLARI: quarto album per l’artista milanese. Il titolo é in italiano ma le canzoni sono, come sempre, in inglese.

INGREDIENTI: pensate all’impronta classicista del songwriting di Saporiti. Pensate, poi, a quanto Irirondo ami proporre arrangiamenti che danno ai brani un mood scontroso e votato all’inquietudine e immaginate questo concetto applicato ad un impianto che vede alternarsi e incrociarsi chitarre acustiche ed elettriche, pianoforte, synth, archi e sax, il tutto condito da distorsioni e da strutture a forma libera. Aggiungete testi che utilizzano svariate metafore per rappresentare una serie di viaggi introspettivi. Unite il tutto e capirete da soli che il risultato non potrà avere mezze misure: o produrrà un insieme entusiasmante, oppure risulterà un pastrocchio impresentabile.

DENSITA’ DI QUALITA’: per fortuna, o meglio, grazie all’abilità dei protagonisti, si é verificato il best case scenario. La scrittura di Saporiti riesce ad avere il giusto tocco di modernità per assorbirsi al meglio con le scelte audaci in sede di produzione: se pensiamo unicamente all’aspetto compositivo, non é azzardato il parallelismo con il miglioramento mostrato, proprio negli stessi termini, da Dylan Leblanc nel suo ultimo lavoro. La sopra citata produzione artistica non manda mai fuori giri lo sviluppo dei brani perché, nel suo essere ardita e in un certo senso anche sfrontata, non esagera dal punto di vista della densità complessiva e c’é sempre una certa maestria non solo nel trovare sempre i giusti ruoli per ogni strumento a seconda delle melodie, ma anche nel capire quando é il caso di affastellare e quando, invece, é meglio dare un maggior respiro nel senso di caratterizzare il suono con una certa snellezza. Perché una costruzione del genere abbia il giusto impatto, é necessario che il timbro vocale sia duttile ed espressivo e anche qui queste due doti sono presenti in abbondanza. In tutto questo, i testi riescono a mantenere una marcata impronta visionaria e onirica senza mai risultare pretenziosi ma coniugando al meglio l’essenzialità con una capacità descrittiva efficace. Questo disco ha tutto per far gridare al miracolo: personalità , bellezza estetica, capacità di stare al passo coi tempi e un autentico respiro internazionale. E’ un lavoro che merita di essere posto sullo stesso piano delle ultime fatiche di Black Eyed Dog e, permettetemi di anticipare qui il mio giudizio, di Alessandro Grazian, per come traccia con decisione una direzione che, se diventerà tendenza all’interno del cantautorato italiano, porterà lo stesso a essere davvero lo specchio dei nostri tempi lasciando comunque intravedere la tradizione dalla quale proviene.

VELOCITA’: formalmente si va piano, ma le scariche di adrenalina fanno battere il cuore come se si viaggiasse spediti.

IL TESTO: “You’re the one that I adore, I’m the one who reached the score, you’re the sun that filled my eyes, you’re the past that dries in time“ da ‘Never Look Back‘.

LA DICHIARAZIONE: dal comunicato stampa: “ ‘L’Ultimo Ricatto nasce dall’esigenza di uscire da quell’angolo nel quale mi ero andato a chiudere negli ultimi anni in ambito musicale. E’ la fotografia, la metafora di un momento della mia esistenza come Uomo, in senso lato, per come mi sono andate le cose, fino a ieri”“.

IL SITO:Paolosaporiti.com

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