Montauk – Montauk

GENERE: Postcore/Slowcore/Indie-rock

PROTAGONISTI: Vincenzo Gramegna (Voce), Paolo Masiero (chitarra), Alessandro Micci (basso), Pietro Marras (batteria).

SEGNI PARTICOLARI: i bolognesi Montauk più che una semplice band vogliono essere un progetto artistico a 360 gradi, che unisce musica ad immagini. Immagini che ricorrono dappertutto, dalle foto di cupi paesaggi che si possono ritrovare sulle loro pagine web, alle illustrazioni grafiche realizzate per ogni brano da diversi fumettisti. Insieme da poco più di un anno, la band pubblica l’omonimo album per la Seahorse Recordings il 25 Ottobre 2013, registrandolo in una settimana nel Vacuum Studio, a Bologna, col mixaggio di Bruno Germano.

INGREDIENTI: difficile classificare l’operato di una band che si diverte ad essere varia per generi e riferimenti. La cosa che subito salta all’occhio é la ripresa del postcore e dell’emocore di scuola statunitense (Fugazi, Husker Du, Sunny Day Real Estate) , con qualche alleggerimento, fino ad approdare agli italiani Fine Before You Came. Ma i riferimenti non si esauriscono in un genere, e così possiamo ritrovare un attimo dopo tracce di post-rock nostrano in cui si sentono inequivocabilmente i Massimo Volume e gli Offlaga Disco Pax, con tanto di voce narrante, così come le accelerazioni alternative potrebbero benissimo richiamare i Japandroids, il tutto dotato di un tocco lo-fi che in questo caso non stona affatto. I testi oscillano tra la metafora cantautorale e la sinteticità di chi trasmette visioni, facendo prevalere visioni cupe e a tratti rabbiose della realtà , o descrizioni di semplici sensazioni e scene quotidiane.

DENSITA’ DI QUALITA’: é un album che potrebbe spiazzare. Questo é il suo grande pregio e quello che potrebbe essere un difetto. Infatti da un lato la bravura dei Montauk nel fare propri riferimenti così importanti fa apprezzare a pelle il lavoro e riesce nell’intento di emozionare. Dall’altro lato tutto rischia di sembrare “troppo”, proprio per la molteplicità di richiami che é possibile cogliere. Tuttavia abbandonando l’ottica della critica degli intenti, se si ci sofferma sulla musica, tutto sta in piedi con un equilibrio invidiabile e incuriosisce all’inizio, può far innamorare in conclusione. E così la sezione ritmica di ‘Io‘, brano di apertura, trascina l’ascoltatore in un’ondata Punk che riesce a fondersi benissimo con la sezione melodica. La travolgente ‘Il mondo‘ nei primi secondi sembra quasi giocare a riprendere il cantautorato tradizionale per poi proseguire in un Rock travolgente dentro cui passano velocemente le immagini di un mondo in decadenza. E quando l’emozione prevale sull’impulso, i Montauk si dimostrano in grado di reggere la prova e regalano due perle dai tratti post-rock come ‘Il bruco‘, groviglio di sensazioni e squarci di realtà quotidiana, le strofe che sembrano uscite fuori dalla bocca di Emidio Clementi, e ‘Piove‘, di una rara bellezza espressiva, con le chitarre che sembrano far piovere per davvero e la voce che a tratti é un temporale. Non é di certo facile districarsi nel migliore dei modi tra tutto questo ed evitare il rischio di fare confusione; emblematici alcuni episodi come la tortuosa ‘Da quando non siamo più‘, che rischiano di essere ostici per la difficoltà di trovarci una continuità , nonostante la complessità invidiabile. Ma va benissimo così. Il lavoro, infatti, é bello così com’é: suonato bene, ruvido, di pancia, cupo e terribilmente sincero. Nulla stona nell’insieme e a tratti il gruppo ci regala momenti meravigliosi, rispolverando praticamente un’intera tradizione Indie, e lo fa in maniera dignitosa in tutte le sue varianti.

VELOCITA’: 8 brani scorrono sostenuti, per una durata inferiore ai 30 minuti.

IL TESTO: \”Prova tu a pensare alla guerra con una birra di troppo/ prova tu a crescere sopra l’erba con l’amianto di sotto/ prova tu a entrare nella testa di chi per vivere in un tugurio paga troppo/ prova tu a sognare e ad inventare un nuovo Rock/ prova tu anche se già tutto é stato fatto/ prova tu a pensare guardando il mondo come un ragazzo\” da ‘Il mondo

LA DICHIARAZIONE: \”Montauk é la spiaggia in cui Joel Barish e Clementine Kruczynski s’incontrano per la prima volta nel film Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Montauk é il luogo degli esperimenti sulla mente umana del Montauk Project. Con questo nome ci si riferisce ad una presunta serie di esperimenti governativi segreti degli Stati Uniti, che si sarebbero svolti alla base di Camp Hero oppure nella Montauk Air Force Station nella località di Montauk, sull’isola di Long Island, con lo scopo di sviluppare procedure di guerra psicologica. Montauk é una leggenda urbana o semplicemente un mare di cazzate. Una attraente sceneggiata. Montauk esiste e non esiste allo stesso tempo, é la contemporaneità , Montauk é come lì fuori. Un\’illusione data da un grattacielo vista dalle finestre di uno squallido condominio\” da un’intervista a Mat2020.com

UN ASSAGGIO: ‘Piove’

IL SITO: facebook.com/Montaukband

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