Ministri – Tempi Bui
GENERE: alternative derivato di grunge, punk-pop, hard-rock.
PROTAGONISTI: Federico Dragogna (voce e chitarra), Davide Autelitano (voce e basso), Michele Esposito (batteria).
SEGNI PARTICOLARI: immagina di tornare ad avere sedici anni, immagina di essere uno studente di uno dei licei milanesi più rinomati nei primi anni 2000, immagina di avere una passione debordante per il rock e per Kurt Cobain, di avere un paio di amici che strimpellano qualche strumento e immagina di suonare per la prima volta della tua vita al Rolling Stone, di suonare un pezzo scritto da te, che riprende il “Canta o mia diva” dell’Odissea e che parla della tua scuola e della tua vita. Immagina che, qualche anno dopo, tu e i tuoi compagni di sbronze inciderete un paio di demo (‘Interazioni Minime In Locali Pubblici‘ e ‘Ministro Del Tempo‘) e che, qualche anno dopo ancora, pubblicherete un album dal titolo ‘I Soldi Sono Finiti‘, che si rivelerà essere un piccolo gioiellino di indie italiano. Infine, immagina di firmare un contratto con la Universal, di essere una grande promessa per il rock del tuo paese, di finire in ‘heavy rotation’. Immagina di voler spaccare il mondo.
INGREDIENTI: ‘Non Mi Conviene Puntare In Alto‘ era il titolo del primo singolo dei Ministri, e non sembra che Federico Dragogna sia interessato a rispettare la sua precedente dichiarazione d’intenti. ‘Tempi Bui‘ è un album che ha l’ambizione di essere un ampio contenitore dei mali della società e di rappresentare un monito contro l’apatia e il disinteresse. ‘Tempi Bui‘ vorrebbe scuotere, indignare, far riflettere. Non sempre questo onorevole obbiettivo va a buon fine, eppure spesso si respira un’aria effettivamente diversa. Le canzoni dei Ministri non hanno testi particolarmente intimisti, non utilizzano termini obsoleti, non si accenna mai alla “cosmogonia”. Nelle canzoni dei Ministri esiste un coraggio che è diventato cosa rara nella musica italiana, il coraggio di affrontare i problemi di oggi, l’alcolismo, il diritto al tetto, il lavoro interinale. Un coraggio ancor più grande, dal momento che il sound utilizzato è un rock aggressivo, graffiante, che non cede concessioni all’easy-listening (in questo senso un pezzo come ‘Diritto Al Tetto‘ raggiunge un equilibrio miracoloso). Non c’è traccia di ska, di drum’n’bass, di Roy Paci. Non c’è la ruffianeria caciarona di molti gruppi italiani ‘politicizzati’ degli ultimi anni. I Ministri sono ragazzi onesti, non hanno paura di ‘picchiare’ e nemmeno di apparire immaturi.
DENSITA’ DI QUALITA’: ‘Tempi Bui‘ è l’album che vorresti fare da grande quando sei un adolescente. Al primo ascolto sembra di essere di fronte semplicemente a una evoluzione raffinata dei Punkreas, al secondo si realizza che chi suona deve possedere un background musicale di tutto rispetto, al terzo il coinvolgimento emotivo comincia ad affiorare per esplodere, successivamente, in tutta la sua amabile incoscienza. ‘Tempi Bui‘ è il singolo di lancio ed è un brano semplicemente bello. Ci auguriamo veramente che abbia un buon numero di passaggi radiofonici, perché il testo è intelligente senza essere intellettualistico, perché il ritornello è efficace, perché viene voglia di cantarlo senza sentirsi idioti. ‘Bevo‘ è la dimostrazione della bravura dei Ministri nel trattare tematiche in maniera credibile, che in mano di qualcun altro risulterebbero innocue o patetiche. ‘La Casa Brucia‘ è un altro pezzo ‘cattivo’, il refrain è accattivante e la scrittura di Dragogna si rivela anche potente e visionaria (“La casa brucia e la nonna si pettina“). ‘Diritto Al Tetto‘ è la canzone migliore del lotto. Il riff è travolgente, il canto è fiero e incazzato e l’obbiettivo di coniugare sonorità hard a parole impegnate è raggiunto in pieno. Passiamo, ora, alle passività. Innanzitutto, la presenza eccessiva di intermezzi dal sapore vagamente etnico, che interrompono il ritmo dell’album. Poi, le ballate sono piuttosto asettiche, prevedibili. ‘E Se Poi Si Spegne Tutto‘ è proprio bruttina e scontata, poco coinvolgente anche nel testo. ‘Ballata Del Lavoro Interinale‘ è la grande delusione, un pezzo che poteva rivelare tutta l’ironia e la forza del gruppo, e invece si limita alla canzoncina di protesta. Va un po’ meglio con ‘Il Bel Canto‘, cantautoriale e passionale, malgrado un finale eccessivamente enfatico. Infine, ‘La Faccia Di Briatore‘ non è altro che un innocuo divertissement. Riassumendo, ‘Tempi Bui‘ è, soprattutto, un album coraggioso. Non completamente riuscito, ma non può non essere riconosciuto ai Ministri il merito di evitare cliché, di recuperare un impegno sociale che sembrava dimenticato, e di comunicarlo attraverso la forma di comunicazione più entusiasmante che possa esistere. Quella del rock.
VELOCITA’: in poche occasioni si ammorbidiscono i toni, il resto è proprio un bel ‘sentire’.
IL TESTO: “Veramente vivo in tempi bui / E non è per rovinarti il pranzo / Che ti dico arriva la marea / E tu la scambi per entusiasmo“.
LA DICHIARAZIONE: Federico Dragogna a ‘Rolling Stone’: “Noi siamo i precari, universitari da tre più due, senza mutuo, cresciuti con la bandiera della pace sul balcone. Quella bandiera è diventata una parola vuota, un parcheggio, mentre i giochi si facevano altrove. Bisogna muoversi, meno vittimismo e più azione. La nostra è musica rock, non è un comizio, fa cantare la gente e poi la fa pensare“.
IL SITO: ‘Myspace.com/ministri’.