Massimo Volume – Il Nuotatore
ANNO: 2019
ETICHETTA: 42 Records
PROTAGONISTI:: Emidio Clementi, Egle Sommacal e Vittoria Burattini, nucleo storico dei Massimo Volume, che per la prima volta realizzano un album in trio, senza alcun contributo di altri.
INGREDIENTI:: i tre ci tengono a specificare che gli unici ingredienti sono “la voce, il basso, la batteria e le chitarre (tante chitarre). Non c’è l’ausilio dell’elettronica, non ci sono sintetizzatori o tastiere”. All’interno di questi confini stilistici ben precisi, si concretizzano brani caratterizzati dal marchio di fabbrica della band, ovvero l’unione tra storie di disagio, insoddisfazione e frustrazione declamate dalla voce sempre espressiva e di grande impatto di Clementi e una parte musicale curata, dinamica e studiata in modo da risultare ben più di un semplice accompagnamento alle parole, perché la sua funzione è in realtà quella di dar loro forza e concretezza, collocandole quasi fisicamente in scenari grazie ai quali l’ascoltatore può quasi vivere le vicende raccontate e stabilire un rapporto di conoscenza con i relativi personaggi. Volendo trovare uno o più elementi distintivi di questo disco rispetto al resto della produzione della band, possiamo parlare di un suono più caldo e meno spigoloso e di un andamento dei brani più omogeneo e che non cerca cambi repentini di atmosfera e di suono, né sfrutta l’effetto di volute brevi ripetizioni.
DENSITÀ DI QUALITÀ: questo sono sempre stati e continuano a essere i Massimo Volume, eppure, ogni volta che esce un loro disco nuovo, lascia sempre la sensazione fortissima di essere un ascolto necessario, di cui c’era un bisogno enorme e che copre un buco che, senza la loro musica, rimane irrimediabilmente aperto. E c’entra relativamente il periodo più o meno lungo di attesa: in questo caso erano sei anni che non ascoltavamo un nuovo capitolo del percorso della band, ma sarebbe stato lo stesso anche se fossero passati pochi mesi. La capacità avvolgente e coinvolgente delle linee strumentali (in questo caso chitarristiche) circolari, infatti, si rinnova ogni volta, così come il fascino dei riverberi appena accennati e degli elementi di arricchimento e la capacità della sezione ritmica di aumentare l’impatto globale dell’opera lavorando più di cesello che di pura energia. L’altro punto di forza che non svanisce mai è la magia dell’interazione con le parole, sia per il modo in cui vengono declamate, che per il linguaggio, che per ciò che raccontano. Queste nuove storie continuano a mettere in campo in modo mirabile quanto possa essere difficile e frustrante ragionare sulla condizione umana e rendersi conto di quanto il dover vivere con altri nostri simili crei, il più delle volte, divisioni e difficoltà a relazionarsi invece che una comunità di persone e di intenti. E il fatto che la band abbia quasi del tutto lasciato da parte la ricerca del colpo ad effetto, lasciando sviluppare le storie (da intendersi, come detto, come l’insieme tra le parole e la musica) in modo più lineare, non rappresenta una negatività, proprio perché l’essenza del repertorio dei Massimo Volume rimane comunque ben espressa, dato che, come visto sopra, i suoi elementi chiave sono ancora tutti presenti. Da ascoltatori, ci siamo confrontati con i dischi dei Massimo Volume in tanti momenti storici diversi tra loro, sia in generale che per quanto riguarda la discografia e i gusti del pubblico, ma ogni volta la loro opera si pone come imprescindibile e necessaria.
ETICHETTA: 42 Records
PROTAGONISTI:: Emidio Clementi, Egle Sommacal e Vittoria Burattini, nucleo storico dei Massimo Volume, che per la prima volta realizzano un album in trio, senza alcun contributo di altri.
INGREDIENTI:: i tre ci tengono a specificare che gli unici ingredienti sono “la voce, il basso, la batteria e le chitarre (tante chitarre). Non c’è l’ausilio dell’elettronica, non ci sono sintetizzatori o tastiere”. All’interno di questi confini stilistici ben precisi, si concretizzano brani caratterizzati dal marchio di fabbrica della band, ovvero l’unione tra storie di disagio, insoddisfazione e frustrazione declamate dalla voce sempre espressiva e di grande impatto di Clementi e una parte musicale curata, dinamica e studiata in modo da risultare ben più di un semplice accompagnamento alle parole, perché la sua funzione è in realtà quella di dar loro forza e concretezza, collocandole quasi fisicamente in scenari grazie ai quali l’ascoltatore può quasi vivere le vicende raccontate e stabilire un rapporto di conoscenza con i relativi personaggi. Volendo trovare uno o più elementi distintivi di questo disco rispetto al resto della produzione della band, possiamo parlare di un suono più caldo e meno spigoloso e di un andamento dei brani più omogeneo e che non cerca cambi repentini di atmosfera e di suono, né sfrutta l’effetto di volute brevi ripetizioni.
DENSITÀ DI QUALITÀ: questo sono sempre stati e continuano a essere i Massimo Volume, eppure, ogni volta che esce un loro disco nuovo, lascia sempre la sensazione fortissima di essere un ascolto necessario, di cui c’era un bisogno enorme e che copre un buco che, senza la loro musica, rimane irrimediabilmente aperto. E c’entra relativamente il periodo più o meno lungo di attesa: in questo caso erano sei anni che non ascoltavamo un nuovo capitolo del percorso della band, ma sarebbe stato lo stesso anche se fossero passati pochi mesi. La capacità avvolgente e coinvolgente delle linee strumentali (in questo caso chitarristiche) circolari, infatti, si rinnova ogni volta, così come il fascino dei riverberi appena accennati e degli elementi di arricchimento e la capacità della sezione ritmica di aumentare l’impatto globale dell’opera lavorando più di cesello che di pura energia. L’altro punto di forza che non svanisce mai è la magia dell’interazione con le parole, sia per il modo in cui vengono declamate, che per il linguaggio, che per ciò che raccontano. Queste nuove storie continuano a mettere in campo in modo mirabile quanto possa essere difficile e frustrante ragionare sulla condizione umana e rendersi conto di quanto il dover vivere con altri nostri simili crei, il più delle volte, divisioni e difficoltà a relazionarsi invece che una comunità di persone e di intenti. E il fatto che la band abbia quasi del tutto lasciato da parte la ricerca del colpo ad effetto, lasciando sviluppare le storie (da intendersi, come detto, come l’insieme tra le parole e la musica) in modo più lineare, non rappresenta una negatività, proprio perché l’essenza del repertorio dei Massimo Volume rimane comunque ben espressa, dato che, come visto sopra, i suoi elementi chiave sono ancora tutti presenti. Da ascoltatori, ci siamo confrontati con i dischi dei Massimo Volume in tanti momenti storici diversi tra loro, sia in generale che per quanto riguarda la discografia e i gusti del pubblico, ma ogni volta la loro opera si pone come imprescindibile e necessaria.
L’essenza del repertorio dei Massimo Volume rimane ben espressa, dato chei suoi elementi chiave sono ancora tutti presenti
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8.4/10
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