Lessness – Never Was but Grey
Anno: 2019
Etichetta: Justin Just Entertainment
Genere: elettronica, synth pop, new wave.
Ingredienti: C’era una volta la notte, nera e buia. C’era una volta un luogo segreto e nascosto. C’era una volta e c’è ancora, ma forse non tutto è perduto. Dopo l’ep d’esordio The night has gone to war, torna Lessness, ovvero Luigi Segnana ex bassista de La Casa Del Mirto. La notte, protagonista del precedente lavoro, sopravvive anche in questo nuovo capitolo, insieme alla malinconia di fondo e ad uno stato d’animo di profonda tristezza, ma pare potersi cogliere una luce, seppur fioca e sottile; sembra intravedersi l’alba grigia di un nuovo giorno.
Così fin dall’opener Wait, con la sua elettronica minimale e un riff che si ripete per tutto il brano, creando uno stato di ipnosi nell’ascoltatore, che non può che rimanerne incantato fino alla fine, in cui il pezzo sembra crescere. La quieta notturna viene spezzata dalla successiva Away, i ritmi prendono una piega più dance, così come in Would you…?.
La new wave più cupa e malinconica, si colora di influenze diverse, di umori differenti. Il disco risulta nel complesso variegato nei suoi suoni e negli umori. Inoltre, in alcuni passaggi pare potersi cogliere delle affinità con il Thom Yorke più malinconico (il ritornello di V. ricorda The eraser) e con i Radiohead di The King of Limbs (Oh,me, brano di chiusura manifesta tutta la dolcezza e la malinconia della musica di Lessness, ricordando proprio il finale dell’album della band inglese).
Ogni pezzo è un episodio a sé stante che tuttavia riesce a legarsi con quello immediatamente successivo, conducendo l’ascoltatore lungo un sentiero frastagliato e colorato da tonalità grigie: Never was but grey, perché la bellezza risiede nelle sfumature. E allora ecco che quella notte nera e buia lascia penetrare un barlume di luce, una via di uscita da quel senso di tormento interiore.
Densità di qualità: Lessness conferma di saper maneggiare bene gli strumenti elettronici, sa farne un uso cosciente e studiato, riuscendo a realizzare pezzi ricchi e ben strutturati, guidati da linee di basso potenti tipicamente new wave (Seven Seals), combinati a sonorità quasi tribali (How Should We Love This Fever?) o ritmi dance quasi anni ’90 (24/7). Never Was But Grey, quanto nei testi, tanto nella musica, è una lotta interiore perenne: restare o scappare? Rimanere inerte o agire? Lessness regala un saliscendi di emozioni, di sensazioni che spaziano tra buio e luce, tra giorno e notte, tra un disagio inconscio ed il desiderio spasmodico di serenità. Chi vincerà?
Un saliscendi di emozioni, di sensazioni che spaziano tra buio e luce, tra giorno e notte, tra un disagio inconscio ed il desiderio spasmodico di serenità
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8.5/10