Le Luci Della Centrale Elettrica – Terra

Genere: cantautorato.

Protagonisti: Vasco Brondi.

Segni particolariintorno al 2007, all’inizio della storia musicale di Vasco Brondi, anche per i fan della prima ora più accaniti e fiduci: osi, deve essere stato difficile immaginare che l’allora cantautore da cameretta avesse potuto prendere posto tra gli artisti indie italiani capaci di fare capolino nella classifica delle vendite – nel caso de Le Luci anche in posizioni piuttosto alte. Ma tant’è, anche grazie a scelte un po’ ruffiane, è questo che ci si aspetta da questo capitolo numero quattro.

Ingredienti: Terra è un titolo che parla chiaro, Vasco ha fatto ritorno dalle Costellazioni per cantare la terra: quella della sua Ferrara, la nostra -ovunque ci troviamo- e quelle che tanti in questi giorni devono lasciare per sopravvivere. Per affrontare questo ritorno e l’approdo a tematiche meno interiori che al suo solito (la crisi dei migranti, la provincia, etc etc), Vasco ha scelto di contaminare i suoi iconici miscugli di parole, le sue poetiche sinestesie quotidiane, con spunti etno. In particolare i suoi sforzi si sono concentrati sull’uso di ritmiche esotiche, o balcaniche, e cori.

Densità di qualità: le nuove scelte, sia in termini tematici che musicali, hanno dato qualche buon frutto. Qui è una canzone incalzante, dove lo spoken word ingrifato di Brondi trova man forte nella percussività tribale. Non si può purtroppo dire lo stesso di Profondo Veneto, dove i cori femminili cozzano con la cantilena tipica del cantautore. Al contrario di quanto accade in un brano delicato come Waltz degli scafisti, spesse volte, anche le tematiche delicate che Vasco ha scelto di trattare appaiono un po’ buttate lì, ridotte ad una citazione ad affetto tra la consueta fiumana di parole (Stelle marine). Una fiumana che dopo quattro dischi, consentitecelo, svela anche una discreta mancanza di rinnovamento, si potrebbe riempire un mezzo abbecedario con aggettivi e parole che Brondi usa una canzone si e una no (interstellare, intermittenti, spaziali). Probabilmente per non scontentare gli aficionados delle prime Luci della centrale elettrica, non manca qualche pezzo più intimista, che poi sono quelli in cui Brondi eccelle. È il caso della bellissima opening track A forma di fulmine, una canzone in termini di produzione lontana anni luce dalle spiaggie deturpate , ma col cuore ancora aggrappato a quei luoghi dell’anima.

Velocità: 36 minuti.

Il testo: “È un superpotere essere vulnerabili“, da Qui.

La dichiarazione: “Dopo i miei concerti sono così felice che non riesco a dormire“.

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