Felix Lalù – Coltellate d’Affetto
GENERE: Cantautorale, Pop
PROTAGONISTI: Oscar De Bertoldi aka Felix Lalù
SEGNI PARTICOLARI: ha all’attivo un EP “Braccia Strapate All’Agricoltù” (2006), due dischi “El Se Sentiva Soul” (2009) ed “E’ Cosa Buona E Giusta” (2011) e lo split “Menta Al Quadrato” (2016) con Caso, Johnny Mox, Phill Reynolds e Il Buio.
INGREDIENTI: il Pop sghembo e straniante proposto da Felix Lalù è una ventata di aria fresca, frizzante e al tempo stesso seccante e molesta. Ricco di innumerevoli citazioni musicali arraffate sapientemente qua e là dalla coscienza musicale popolare e comune, il disco ha un impianto musicale abbastanza scarno e semplice. I protagonisti assoluti dei brani sono la chitarra e la voce, quest’ultima spesso usata come sostituta degli strumenti, donando quell’impronta personale e fintamente ingenua. Su questa base essenziale si innestano di volta in volta cori, loop, beat, basi, campioni, kazù Lo stile richiama subito sfumature simili ad artisti come Bugo, i primi Lo Stato Sociale, e lo storico nonsense di Rino Gaetano.
DENSITÁ DI QUALITÁ: Coltellate d’Affetto fin dal titolo cela la sua doppia natura, contradditorio nell’essenza, irritante nell’apparenza ma piacevole e affabile all’ascolto. L’autore riesce con grande maestria a coniugare elementi apparentemente agli antipodi: testi taglienti, contenuti scomodi e una licenza poetica sfrontata con melodie semplici ma efficaci, accattivanti e furbescamente orecchiabili. Le citazioni ironiche usate come espediente per far digerire tematiche difficili: l’odio razzista e la paura del diverso di I Gruppi americani, il consumismo sfrenato e le disuguaglianze che provoca nel La Coscienza Sociale ai Tempi di Internet. Così tra una battuta e uno sguardo cinicamente pop Omar è nero si spinge al limite dell’oltraggioso rivisitando la canzone del sole diventando una storia di uno stupro, Cosa Darei mescola l’allure marittima di Brunori insieme ai Righeria in uno pseudo tormentone estivo, senza dimenticare di citare tra le righe Gino Paoli e il mondo musicale che rappresenta in Gino, e la critica al divertimento massificato e standardizzato di Disco. Coltellate d’affetto è un cazzeggio apparente nel quale lo sbeffeggio retorico e iperbolico dei testi, l’ironia spesso irritante si incastra alla perfezione con l’impianto musicale minimalista e i suoni ammalianti e smaliziati.
VELOCITÁ: spinto e sfrontato al punto giusto.
IL TESTO: “Vado in disco, metto il disco e regredisco” da Disco.
LA DICHIARAZIONE: “Un disco pieno sulla gente; gente col disagio, gente che prende il sole, gente che prende botte, gente minorile, gente drogati, gente di Milano, gente che spacca tutto, gente che se la mena, gente che lavora, gente che lavora le mele in Val Di Non, gente straniera che suona, gente straniera che nuota, gente che violenta, gente che fa del male a fin di bene, un sacco di (morti) male, i cantautori e gli zombi. Un paesello del disagio cantato da un giullare di corte sordomuto“. Dal comunicato stampa.