Don’t Panic – Go Organic
GENERE: rock assai vario.
PROTAGONISTI: Marco Bianchi (voce, chitarra, synth), Carlo Casalegno (basso, voce), Francesco Serasso (batteria, voce).
SEGNI PARTICOLARI: indubbiamente, salta subito all’occhio ‘Stuprobrucio‘, il nome dell’etichetta con la quale sono usciti i primi 4 EP del gruppo. Il grande passo denominato full-lenght, avviene grazie ad una proposta della Midfinger Records, nel settembre del 2005. Dopo aver registrato un 15 tracce, uno dei componenti del gruppo (tale Pierre) decide di mollare per cause non ben precisate, ma i DTM non hanno di che lamentarsi, dato che è Andy Savours(Blonde Redhead, Yeah Yeah Yeahs, Horrors, Killers) ad occuparsi della produzione del disco. Ah, i DTM sono di Ivrea, provincia di Torino.
INGREDIENTI: 200 g di pasta alla carbonara, 350 g di gelato al puffo, 150 g di ananas in scatola, aggiungere olive tritate, infornare per 13 minuti e servire tiepido. Metafora più che azzeccata per definire lo stile dei DTM. I nostri hanno assorbito tutto ciò che l’industria rock ha partorito dagli anni ’60 ad oggi, neanche fossero carta moschicida. Gruppi indie per eccellenza (Pixies, Pavement, Dinosaur Jr), storici pezzi grossi (Frank Zappa, Lou Reed), il grunge dei Nirvana, il carattere noise dei Sonic Youth, l’irriverenza hard-core dei Fugazi, e così via. Intendiamoci, c’è anche un’anima placida che emerge dal maelstrum cosmico di ‘Don’t Panic Go Organic’, che ha come riferimento il pop onorico di Arcade Fire e Giardini di Mirò.
DENSITA’ DI QUALITA’: voler condensare cinquant’anni di rock in soli tredici brani è un’impresa non solo impossibile, ma anche priva di raziocinio. Si ottiene un disco frammentato, dallo stile indefinito. Ben venga il cambio di ritmo, ma qui si ha l’impressione di ascoltare non un solo album, bensì una decennale e poliedrica discografia. Il risultato è che ‘Don’t Panic Go Organic’ manca di coesione, non c’è un filo conduttore che leghi una canzone all’altra. Troppe sono le strade intraprese, i generi trattati, e la conseguenza è che l’album non si lascia ascoltare. Come se nel bel mezzo di un disco di Neil Young ci si imbattesse in una canzone di Diamanda Galas. Inaccettabile, per un motivo semplicissimo: i DTM hanno potenzialità, talento e grinta. ‘Frozen George’ e ‘Desert Eye’ sono due pezzi con tutte le carte in regola, con testi ironici, divertenti, e un ottimo sviluppo tecnico. Per non parlare dell’eccellente introspezione raggiunta in ‘Because Because’, nonostante il testo in realtà sottenda tutto l’opposto. La passione per la musica si percepisce in ‘Cinebrivido’, e il frequente “Go Go Go!” è un invito che loro stessi dovrebbero recepire, per arrivare a costruire un disco più coeso e uniforme.
VELOCITA’: abbastanza elevata per farti uscire da un live con la maglietta sporca di sangue.
IL TESTO: “Just because it makes you cry doesn’t mean you’re all alone”, da ‘Because Because’.
LA DICHIARAZIONE: “Crediamo che l’eterogeneità del nostro disco risulti uniformata da un tocco personale e riconoscibile che ne riscatta la genesi ‘dispersiva’ (è stato scritto nell’arco di anni). Il fatto che sia vario comunque per noi è un pregio. Crediamo di aver dato prova di carattere e creatività. Non ci ha mai interessato, al contrario, limitare le nostre possibilità espressive, e questo è ciò che ‘Don’t Panic, Go Organic!’ dovrebbe comunicare. Ciò comporta, però, una richiesta d’attenzione maggiore, una disposizione alla sorpresa, una piccola fatica che l’ascoltatore medio non è abituato a investire nella musica. Un ascolto passivo, distratto, pigro, non può che giudicare come un difetto la varietà di un repertorio.”.
IL SITO: ‘Drinktome.net’.