Dankalia – A Timeless View
Genere: post-rock, post-metal
Protagonisti: Giulio Tisato: chitarra, synth, voci; Giovanni Scalcon: chitarra; Piero Pederzolli: batteria; Pietro Del Giudice: basso; Silvano Zambon: chitarra, synth.
Segni particolari: i Dankalia sono un quintetto post-rock di Schio. A Timeless View è il primo full lenght della band, che segue di tre anni l’EP omonimo. A Timeless View è uscito il 21 maggio 2016 per la neonata etichetta Fuzzy Cluster Records, fondata dagli stessi Dankalia. È stato registrato all’Igloo di Coreggio da Sollo dei gazebo penguins e da Marco Chiusi, mixato al Soundoors in Santorso (VI) da Alberto “Bebo” Pretto, masterizzato all’Alpha Dept Studio di Bologna da Andrea Suriani. La copertina dell’album è opera di Martin Cederlund, amico berlinese della band. La promozione dell’album, oltre ad un po’ di date soprattutto nel nord Italia (tipo all’I-Days di Monza), è stata caratterizzata da un tour in Russia nelle prime due settimane di agosto.
Ingredienti: ascoltando le otto tracce di A Timeless View emergono quelle che sembrano essere le due anime dei Dankalia: una onirica, l’altra inquieta, entrambe fortemente emozionali. A livello musicale vengono trovate delle soluzioni piacevoli e facili per la prima, sono quindi presenti le classiche cavalcate post-rock con i crescendo che fanno battere forte il cuore – la parte centrale di Imhotep The Dreamer, ma anche il brano 5:43 o la first track Eurasian People; mentre viene fatto un lavoro molto più interessante per la componente scura e complessa della composizione, come ad esempio il carillon di Shapeshifter, traccia che abbiamo ospitato in anteprima qui su I-R. Sulla costruzione – o forse sarebbe meglio dire sulla decostruzione – dei brani è da citare il progetto parallello Iago.Done di Silvano Zambon, che ha molto in comune con il quintetto per quanto riguarda la ricerca e l’equilibrio fra generi diversi.
Densità di qualità: le due componenti del disco si alternano e rendono il lavoro ben equilibrato. È quando l’anima più scura e inquieta prende il sopravvento sulle atmosfere distese che diventa evidente la bravura dei Dankalia, nel creare strutture sonore interessanti. Proprio l’alternanza fra le due polarità fa di A Timeless View un buon album, per la sua capacità dinamica di raccontare una storia, di scrivere una trama senza l’uso delle parole.
Il lavoro è ambizioso, già dal titolo, ma sorprende come i Dankalia, nel loro piccolo, siano riusciti a offrire all’ascoltatore una propria visione senza tempo.
Il viaggio allora può diventare un’esperienza che vale la pena fare, attraverso la live session di Kepler-186 f fino al video di Blue Ghosts At The Metro (di cui c’è anche il remix firmato This Gratia). Ricordandosi che, come nella critica di Ezio Raimondi del mancato idillio manzoniano, proprio quando gli accordi aperti e liberatori sembrano avere la meglio, arriva il suono che incupisce l’atmosfera e l’equilibrio viene trovato non malgrado, ma proprio grazie alla coesistenza delle due anime, senza che nessuna delle due venga rinnegata. Non male, come visione senza tempo. Come episodio meglio riuscito e sintesi dell’album, consiglio di ascoltare il brano Fatih Terim.
Velocità: moderata, ma a occhi chiusi è una meraviglia.
La dichiarazione: in risposta alla domanda Che effetto vi piace pensare abbia la vostra musica sull’ascoltatore? i Dankalia hanno risposto “L’amplificazione di uno stato d’animo, quale che sia. Contiamo di indurre l’ascoltatore all’immaginazione. Speriamo che egli associ i nostri brani a situazione razionali o irrazionali realmente accadute o meno. In generale, non avendo il repertorio di testi e liriche trane che per una canzone, la componente emozionale la fa da padrona.” da un’intervista per Il Giornale di Vicenza.