Carl Brave x Franco126 – Polaroid

GENERE: hip-hop, rap

PROTAGONISTI: Carl Brave (voce, produzione) e Franco 126 (voce). Alcuni strumentisti compaiono nel disco: Massimiliano Lo-fi (chitarra), Ketama126 (basso), Adalberto Baldini (sax), Olivia Baldi (violoncello).

SEGNI PARTICOLARI: Piazza San Cosimato a Trastevere, tredicesimo rione di Roma: è questo il luogo di provenienza del fenomeno hip hop italiano più caldo del momento. Stiamo parlando del duo rap formato da Carl Brave e Franco 126, entrambi facenti parte della gang romana 126 (come il numero degli scalini di Via Dandolo, a Trastevere), che lo scorso 5 maggio ha rilasciato il suo album d’esordio, Polaroid. Il disco, accreditato a nome di Carl Brave x Franco 126, è stato pubblicato dalla Bomba Dischi, etichetta casa di alcuni dei più affermati nomi dell’indie italiano anni Dieci, tra cui Calcutta, Giorgio Poi e Pop_X.

INGREDIENTI: di base stiamo parlando di un album hip-hop, ma sarebbe sbagliato fermarsi a questa definizione. ‘Polaroid’ è un disco romantico ed evocativo, lontano dall’estetica virile e spaccona dell’hip-hop da strada. E’ Roma il luogo geografico e psicologico da cui prendono anima e musica le storie di vita di Carl Brave e Franco 126, che cantano di strade di periferia, dei quartieri in cui sono cresciuti, degli amici di sempre, delle sbornie, del tempo libero e della nostalgia, degli amori persi e mai dimenticati. Si parte dal rap, quindi, la forma espressiva che meglio permette la libera associazione di immagini diverse, unite qui tra loro come in un album fotografico di polaroid sbiadite (non a caso scelte dal duo come simbolo del loro immaginario artistico); ma non ci si ferma qui, dato che il disco vede la sapiente contaminazione con diverse influenze, dalla musica leggera, con molte melodie cantabili e piacevoli, alla musica tradizionale e ‘colta’, con chitarre classiche, violoncello e sassofono.

DENSITA DI QUALITA: è bello – finalmente – vedere come in Italia si possa fare della musica hip-hop innovativa, fresca e godibile, senza per forza vendersi alle sonorità trap che spesso ed erroneamente vengono confuse per ‘avanguardia’. Il nuovo, nel caso di questo album, passa per una strada più genuina, per una semplice ed ispirata commistione di generi. Meno malinconico di un album di Mecna e meno intellettualoide di uno di Ghemon, ‘Polaroid’ è un disco che piacerà a tutti, che sa essere scanzonato e al contempo introspettivo, in un dualismo riscontrabile in ogni traccia e in ogni strofa; trasuda romanità da tutti i pori (inconfondibile, per altro, l’accento dei due), ma a partire da questo forte attaccamento alle radici culturali e geografiche, conia un linguaggio espressivo efficace e comunicativo, universale, nel quale qualunque ascoltatore potrà immedesimarsi. Un disco che nasce dai sobborghi, ma che non si fa problemi ad ostentare la vocazione pop dei suoi autori, con canzoni vicine ad un tipo di rap melodico anni zero che, se nelle sonorità è piuttosto distante dal rap puro e crudo, possiede un’autenticità in linea con quella di chi ha fatto la storia dell’hip-hop romano underground (vedi Truceklan e Colle Der Fomento). Pezzi come Sempre in 2, Polaroid, Pellaria ed Enjoy, provare per capire, chiedono solo di essere ascoltati in ripetizione. Come sta succedendo anche con il misterioso progetto hip-hop LIBERATO per Napoli, Carl Brave e Franco 126 ci dimostrano come la sincerità espressiva e un’ottima qualità della proposta possano elevare un disco localistico (romano-centrico, in questo caso) ad opera trasversale e amabile potenzialmente da chiunque. Non sappiamo se questo sarà lo zeitgeist dell’hip-hop nostrano per i prossimi anni, ma per ora, e soprattutto in questo caso, la formula sembra funzionare. Questa è musica per aperitivi, per divertirsi, per guidare, per rilassarsi, per pensare e non pensare; musica da ascoltare in casa di sera, sul balcone al tramonto, musica da dedicare e da cantare, da soli o in compagnia delle persone care. ‘Polaroid’ è tutto questo e anche di più: è musica che fa star bene, e difficilmente ce ne staccheremo.

VELOCITA’: blanda per ritmi rilassati, 32 minuti per 10 brani.

IL TESTO: “Io che c’ho solo guai dentro le tasche dei miei Levis / vorrei rubare i desideri a fontana di Trevi / abbiamo stesso sangue, no non serve che mi spieghi / te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. / Il tuo ricordo sfuma, una notte senza luna / lei si morde un unghia e fuma e questa birra é tutta schiuma / sorrido a mio fratello, siamo su di giri / fiori cresciuti in mezzo ai sampietrini.” da Sempre In 2.

LA DICHIARAZIONE: Da un’intervista a Rockit: “Nelle nostre canzoni ci sono elementi specifici della nostra città, è chiaro, ma anche altre citazioni che possono capire tutti. Lo ‘zozzone’ lo trovi ovunque, per dire.”

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