Brenneke – Vademecum Del Perfetto Me
GENERE: pop-rock, songwriting
PROTAGONISTI: Edoardo Frasso, classe 1989, da Busto Arsizio. Nel disco hanno suonato anche Matteo De Marinis: batteria e Mike Pastori: tromba.
SEGNI PARTICOLARI: album di debutto per questa one man band, che finora aveva pubblicato un EP nel 2013.
INGREDIENTI: l’idea di Frasso sembra essere quella di racchiudere in un minutaggio relativamente breve (8 canzoni per 28 minuti), quante più declinazioni possibili in chiave moderna di due cose che esistono da sempre come l’arte del pop e quella dello scrivere canzoni. C’è, quindi, un suono molto vario e ricco di dettagli, con chitarre, tastiere, synth, fiati e arricchimenti della parte ritmica; c’è però anche la voglia che questa ricchezza non significhi mai pesantezza, pertanto l’accompagnamento musicale è sempre leggero e al centro dei singoli brani rimangono la voce, la melodia e il testo. Il timbro vocale è molto diretto e va dritto al punto senza ghirigori di sorta, ma punta anche alla giusta autorevolezza e espressività per valorizzare al meglio il suono attorno a esso; anche le melodie sono immediate senza complicazioni, mentre i testi puntano su un equilibrio tutto particolare tra realismo e introspezione, integrando ciò che accade attorno all’autore con le visioni oniriche che vivono dentro di lui.
DENSITÀ DI QUALITÀ: tutti gli intendimenti di Brenneke vengono concretizzati al meglio e questo disco sa coinvolgere l’ascoltatore e portarlo in un mondo dai contorni ben definiti e decisamente affascinante. Questo disco è la perfetta dimostrazione di come la personalità possa esistere anche senza inventarsi niente di davvero nuovo: basta comunque avere una visione propria nell’utilizzare gli ingredienti e farsi guidare non solo dall’attenzione critica, ma anche, se non soprattutto, dalle proprie emozioni. Qui la missione è decisamente compiuta e non è azzardato dire che, al momento, Brenneke è la rivelazione dell’anno in Italia.
VELOCITÀ: tra il medio alto e il medio basso, con diverse varianti dal punto di vista ritmico.
IL TESTO: “Ho sempre pensato ci fosse un tasto, come per essere certo di accendermi a piacimento, come per essere certo di spegnermi a piacimento, come tutte le cose degli ultimi del Novecento” da 1997.
LA DICHIARAZIONE:“ È un disco che cambia volto a seconda della luce che lo illumina e che fa delle sue contraddizioni i suoi punti di forza.”