Scusate il ritardo: aprile 2020

Portare avanti una webzine amatoriale di musica indipendente non è assolutamente facile. Lo si deve fare nel tempo libero, nei ritagli di tempo dopo il lavoro o lo studio, e lo si fa unicamente per passione. È capitato dunque – e continuerà a capitare specie in realtà come le nostre – che durante il corso dell’anno si siano trascurati dischi particolarmente ben riusciti per pura mancanza di tempo. Con questo articolo cerchiamo dunque di rimediare ad alcune nostre mancanze, consapevoli del fatto che molto è ancora da fare.

di Stefano Bartolotta, Andrea Martella, Smoking Area, Raffaele Concollato

TUM – Take Off And Landing (2020, autoprodotto)
Dopo la fine dei Pocket Chestnut e un periodo passato in India, Tum si rimette in pista pubblicando un disco a proprio nome ma che in realtà è il frutto del lavoro svolto con altri due musicisti. Rispetto al progetto precedente, ci sono un suono più elettrico e una maggior tensione emotiva, i toni sono più cupi e le strutture sono più squadrate e meglio definite. Il timbro vocale del leader è sempre lo stesso, ma c’è più ordine nel modo in cui canta, in modo da associarsi al meglio all’aspetto musicale. I momenti più robusti possono ricordare i BRMC, mentre quelli più morbidi portano alla mente la prima metà di carriera di Destroyer, il tutto con qualche pennellata di Wilco qua e là. Sono riferimenti, comunque, che vanno presi alla lontana, nel senso che non c’è mai la sensazione che il trio abbia voluto copiare questo o quell’altro, ma che semplicemente, come in tutti i progetti ben riusciti, la sensibilità musicale dei tre abbia dato una veste intrigante e vitale al songwriting, per un risultato che trasporta e coinvolge dalla prima all’ultima nota e che porta l’ascoltatore in un posto dalle caratteristiche ben chiare e definite, nel quale è un piacere sostare guardandosi intorno per questi 34 minuti (Stefano Bartolotta)
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FADI – Fadi (2020, Picicca Dischi)
Thomas O. Fadimiluyi, in arte Fadi, è un cantautore italo-nigeriano della riviera romagnola. I testi dal marcato stampo cantautorale e la sua voce intensa ed espressiva lo hanno reso interessante ed inconfondibile sin dai primi suoi passi. Ricordiamo la sua versione di Rimini in Faber Nostrum (presente inoltre nel disco in questione), notevole prova d’ossequio all’intramontabile Fabrizio De Andrè da parte di artisti vari, e nella recente edizione di Sanremo Giovani in cui ha proposta Due Noi (senza però classificarsi tra i quattro che si sono poi esibiti sul palco dell’Ariston). Il disco da prova di quanto l’artista sia stato in grado di porre sullo stesso piano brani diversi tra loro ed evocanti sensazioni differenti: la malinconia per i legami nati durante periodi importanti (come per la già menzionata Due Noi), la gioia e la spensieratezza date dalle sonorità della sua terra d’origine, più ritmate e colorite (come nel brano Owo, tipica hit estiva che con forte probabilità ci terrà compagnia durante la prossima stagione) o ancora la positività elargita dalle parole di Se Ne Va. Quello di Fadi è davvero un bel primo step, è versatile perché oscilla tra l’old school e l’indie ed è meritevole perché riesce con facilità a mettere insieme tutto questo (Andrea Martella)
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C+C=MAXIGROSS – Deserto(2019, Trovarobato)
Son tornati i C+C=Maxigrosscon un nuovo album dal titolo Deserto, il primo in italiano. Disteso, suggestivo, un nuovo mondo che sembra parallelo a quello di a quello di Dune, il romanzo di Frank Herbert. Più di un disco, un vero e proprio universo in cui immergersi, complice anche la produzione artistica di Marco Giudici, un nuovo capitolo, una nuova dichiarazione di maturità, tra indie-rock, cantautorato e progressive (Smoking Area)
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TŌRU – Domani (2020, Pulp Dischi)
Tōru è toscano, prende il nome da un romanzo di Murakami e ha composto il suo esordio, Domani, sulle colline della sua regione insieme ad una band di tre elementi.  Elia, il suo vero nome, ci ha messo dentro il suo vissuto che un insieme di illusioni, ricordi e speranze ci fa entrare nel mondo della vita di provincia. Usciti qualche mese fa come singoli la solida Soli e l’incalzante Stanze, sono un ottimo esempio di cantautorato e stile, ma c’è dell’altro: ci sono Lady Paranoia, disillusa quanto basta per rimanere impressa e momenti molti alti musicalmente o gli archi di A testa bassa e la più sofisticata ed eterea Nello spazio. Invece la conclusiva, acustica, scarna, quasi un demo, Domani chiude il cerchio. Nei suoi 95 secondi con poche parole, apparentemente semplici parole, mette un punto ad un lavoro di buon cantautorato lucido e senza cedimenti. Se Tōru riuscirà a trovare una via (ancora) più personale e originale al suo percorso avrà sicuramente un futuro nel panorama italiano che ha sempre più bisogno di autori come lui (Raffaele Concollato)
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LOWINSKY – Oggetti Smarriti (2020, Moquette Records)
Dopo un bell’EP e un periodo di incertezza, riecco il progetto bergamasco-lecchese, che si cimenta qui con la prova sulla lunga distanza. L’idea fondamentale è sempre la stessa, ovvero prendere il modo in cui, negli anni Novanta, venivano unite chitarre ruvide e un po’ cupe e melodie, invece, limpide e immediate, e applicarlo a un songwriting di stampo italiano, non solo per la lingua usata nei testi, ma in generale per lo scheletro delle canzoni. Dal punto di vista del timbro vocale, di solito, con questi suoni c’è un cantato piuttosto deciso, mentre quello di Carlo Pinchetti sembra quasi volersi adagiare. In definitiva, però, questo risulta come bell’elemento di particolarità e che contribuisce a rendere il risultato più interessante, assieme alla capacità dei testi di creare atmosfere perfettamente complementari a quelle date dall’unione dei suddetti elementi musicali, anche grazie a riferimenti culturali ampi e variegati. Gli elementi, però, più importanti per la riuscita del lavoro sono l’efficacia del suono delle chitarre, in grado di catturare l’attenzione dell’ascoltatore fin dal primo accordo e di non perderla mai, la qualità melodica, anche qui con idee in perfetto equilibrio tra immediatezza e mancanza di banalità, e la buona varietà tra una canzone e l’altra, aspetto importante quando le idee di base sono così ben marcate. Certo non è un ascolto da tuti i giorni, visto che è molto più facile apprezzarlo quando ci si sente particolarmente introspettivi e malinconici, ma l’importante è che il lavoro sia ben fatto e non paragonabile a nessun’altra realtà o tendenza presente in Italia (Stefano Bartolotta)
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VOINA – Ipergigante (2020, V4V Records)
I Voina vengono dal chietino, da Lanciano nel dettaglio. Questo loro terzo disco non si sa esattamente dove vuole arrivare, se al cuore dei giovanissimi per entrare ufficialmente nella categoria band-neoindie-rap-trap  o a quello dei giovani ma non troppo giovani che se li ricordano con i chitarroni in chiave emorock. Ipergigante fa oscillare la personalità di una band che senza preavviso devia dalla direzione presa all’inizio, passando dai già menzionati suoni dei primi due album a brani radiofonici e che volgono l’attenzione verso i più, di quelli che presentano maggiori probabilità di essere trasmessi in radio (cosa a cui probabilmente la band mira), come Shimigami e Le Ore Piccole. Preamboli a parte, la presenza degli strumenti non sparisce del tutto, si riduce di molto dando ampio spazio a basi, piattini della trap e rap. Figurano brani come Mercurio Cromo in cui le citate varie sfaccettature del disco convivono senza problemi e altri più cauti e riflessivi come MDMA, Korea e Luna Park. Un disco che risulta interessante, nonostante i suoi alti e bassi (Andrea Martella)
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MUSICA PER BAMBINIAlla fiera della fine(2019, Trovarobato)
Bisognerebbe prendere coraggio, e definire questo disco un disco punk. perché è irriverente, aggressivo e completamente folle. Da vent’anni, Musica Per Bambini osserva, smonta e racconta il mondo da prospettive originali, spesso incompreso o incomprensibile. Un connubio bellissimo tra musica e teatro (per questo si tratta probabilmente di un disco che andrebbe visto, nella sua totalità, dal vivo) nel raccontare storie che forse sono meno per bambini di quanto si voglia credere (Smoking Area)
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FABIO DONDELLIAmor Fati (2020, autoprodotto)
Sesto album per l’autore bresciano, terzo in italiano (dopo i due nome Il Sindaco) e primo con le proprie generalità anagrafiche. Gli anni degli Annie Hall e delle canzoni che sembravano provenire da una qualche realtà statunitense sotto contratto con la Saddle Creek sono lontani, e Dondelli è più italiano che mai, non solo per la lingua in cui canta, ma soprattutto perché, anche dal punto di vista melodico e di andamento della canzone, si rifà più che mai alla tradizione di casa nostra. Fabio, però, è troppo esperto e bravo per non metterci del suo, e infatti queste 10 canzoni sono caratterizzate da un suono fresco, vivace e moderno, senza effetti speciali e senza nulla di hip o trendy, ma con le caratteristiche per dare i giusti colori e la giusta resa alle storie di quotidianità di paese e di vita personale cantate nei testi. Dondelli guarda si guarda sia dentro che attorno con lucidità ma anche con una sincera passione per quello che fa, e il suo è un tentativo ottimamente riuscito di realizzare un disco senza tempo ma con i giusti accorgimenti per non farlo mai risultare passatista (Stefano Bartolotta)
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