I dischi dell’anno 2019

5-1

5. Edda – Fru Fru

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Solo Edda può riuscire a presentare un disco così inaspettato senza snaturare se stesso. Fin dal primo secondo di questi 29 minuti, e per tutta la durata, il disco è riconducibile a lui e allo stesso tempo presenta contenuti che mai ci si sarebbe immaginato potessero arrivare dall’ex Ritmo Tribale. Un breve ma intensissimo vortice di ballo, sfrontatezza e spessore musicale e lirico da far girare la testa e capace di far capire che è possibile declinare l’indie-rock in salsa disco music anche per sbattere in faccia alla società contemporanea le proprie contraddizioni e per esporre al pubblico ascolto i racconti dei propri momenti più drammatici

Brano chiave: E Se

4. Gomma – Sacrosanto

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A parte qualche ingenuità canora, tutto scorre benissimo e ci si rende conto di essere davanti ad un disco finalmente maturo e ricco di spunti che da ormai da tempo non si aveva in ambito punk-rock. Riesce ad unire la maturità arrivata dopo anni di gavetta e la freschezza di un nuovo sorprendente inizio.

Brano chiave: Fantasmi

3. I Hate My Village – I Hate My Village

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Un vortice sonoro ricco di colori, non un progetto commerciale, ma il cui fine ultimo è di dar sfogo a quella creatività, a quella forma d’arte che, evidentemente, il neogruppo non può esprimere a pieno nei rispettivi progetti principali. Un fiume in piena di suoni e ritmi, per brani che funzionano alla grande, risultano ballabili, coinvolgenti

Brano chiave: Tony Hawk of Ghana

2. Massimo Volume – Il Nuotatore

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Ogni volta che esce un disco nuovo dei Massimo Volume, lascia sempre la sensazione fortissima di essere un ascolto necessario, di cui c’era un bisogno enorme e che copre un buco che, senza la loro musica, rimane irrimediabilmente aperto. E c’entra relativamente il periodo più o meno lungo di attesa: in questo caso erano sei anni che non ascoltavamo un nuovo capitolo del percorso della band, ma sarebbe stato lo stesso anche se fossero passati pochi mesi

Brano chiave: Nostra Signora Del Caso

1. Be Forest – Knocturne

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Un viaggio relativamente breve ma totalmente appagante, perché è talmente intenso ed efficace da dare proprio il senso di completezza. I giri chitarristici e ritmici e gli spunti melodici si susseguono senza che il livello cali nemmeno di un millimetro e le tantissime soluzioni che si nascondono tra le sfumature di un disco molto coerente mettono voglia di essere ascoltate e riascoltate, ma anche vissute, per il puro spettacolo di dettagli che ogni volta si svelano quando prima erano nascosti. Un disco capace di soddisfare allo stesso modo gli amanti del dark, dello shoegaze e anche dell’indie-rock, perché il bello non ha confini e l’attitudine musicale ed emotiva è quella giusta per ammaliare un pubblico dai gusti variegati.

Brano chiave: Empty Space

20-16 // 15-11 // 10-6 // 5-1

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