Gli EP del mese – luglio 2019

L’EP è ormai un formato sempre più diffuso per la pubblicazione di nuove canzoni da parte delle band, italiane e non. Spesso, purtroppo, chi scrive di musica tende a privilegiare la trattazione degli album, e questo crea il rischio che lavori assolutamente validi non abbiano lo spazio che si meriterebbero. Da questa considerazione è nata la nostra scelta di raggruppare mensilmente una serie di recensioni brevi sugli EP ascoltati nel periodo di riferimento, così che i nostri lettori possano avere uno sguardo d’insieme anche su questo tipo di pubblicazioni.

CAVELEON – Caveleon (2019, Futurissima)
Nati nel gennaio del 2018 il quartetto milanese ha iniziato a dare forma alle sue composizioni intrecciando folk, indie-rock ed elettronica caratterizzate da atmosfere sofisticate guidate dalle voci di Leo Einaudi e Giulia Vallissari, che disegnano un’atmosfera intima e profonda . Dei cinque brani che compongono questo EP troviamo la catchy Late Night, uscita già come singolo lo scorso anno, una canzone che vorremmo sentire in una notte estiva senza vento. Le profonde Dry Eyes (molto sofidticata) e la semplice Follow Me scavano nel profondo e sembrano essere fragili ma vogliono dire ‘stringimi forte’, Big Dreams e l’ultimo singolo We walk ricche di suggestioni suggellano questo piccolo gioiello del 2019 di un gruppo che ha finalmente un suono originale e completo, ne sentiremo parlare(e bene) per diverso tempo (Raffaele Concollato)
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KEEPER LOUIE – 4 Seasons (2019, autoprodotto)
Rapper milanese classe 1995, un disco che si compone di cinque tracce, un intro e un brano, un racconto, per ogni stagione. Un anno autobiografico, andamenti e cantilene, voci fuori campo, oscurità, un nuovo manifesto generazionale di un cantautore rap che si discosta dalla scena trap per eleganza e autenticità e dalla scena indie, per una malinconia estrema di una saggezza giovanile di chi si è distrutto sui libri e lavori precari. Un ibrido, un animale raro, da non perdere (Smoking Area)
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AGNELLO – Il Minotauro (2019, Garrincha Dischi)
Vengono da Palermo, sono in cinque, non nascondono l’amore per le radici della musica italiana degli anni 60. Manfredi Agnello (voce e chitarra ritmica), Andrea Chentrens (batteria), Francesco Cardullo (basso), Daniele Caviglia (lead guitar) e Vincenzo Salerno (sassofono) portano avanti questo progetto da qualche tempo e ben quattro brani su cinque di questo EP erano già usciti qualche tempo fa come singoli. L’ironia delle situazioni assurde e leggere storie d’amore si intrecciano in Il minotauro folkie come si faceva una volta, Marta, struggente quanto basta e molto orecchiabile e nel surf di Tutto questo penare che tra sax e chitarra fa venir voglia di ballare. La grottesca Casa tua. La finale Sulla sdraio, di taglio diverso dagli altri brani con qualche inserto di elettronica e l’apporto di Nicolò Carnesi, sembra il brano che può discostarli dal “genere” e portarli ad avere un’impronta più personale. Comunque restano cinque bei brani di ottima fattura e gusto che spero aprano la strada ad un esordi su lunga distanza (Raffaele Concollato)
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STEFANO VERGANI – Mi sono giusto allontanato per un attimo (parte prima) (2019, LaPilla, Ponderosa Records)
Torna il cantautore Stefano Vergani con un nuovo album che decide di dividere in due parti, un nuovo mondo di emotività popolare che Vergani ha ritrovato rifugiandosi, in fase di scrittura, in Sicilia. Il risultato è incredibilmente estivo, come la descrizione di un amore in vacanza, intenso e burrascoso, nuovi accenni di elettronica su quello sulla base di un cantautorato classico a cui Vergani ci aveva abituato. Per chi non sa bene come comportarsi, per chi ama girare in bicicletta, per chi è un inguaribile pessimista cosmico che non ha perso il senso dell’umorismo (Smoking Area)
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MARTÆ – L’ultima volta (2019, You Can’t Records)
Appena ventenne, già apprezzata chitarrista classica, Marta Boraso dà alle stampe il primo EP per You can’t Records. Cinque brani per presentare un progetto che si fonda sulle sue notevoli capacità vocali, che in cinque brani spaziano dalla leggerezza di Amelia (scelta come singolo qualche mese fa) all’etereo di Venere, alla cupezza di Voglio fino al piglio folk di Polvere di Zaffiri. Gli arrangiamenti sono notevoli, risaltano come è giusto, le parti di chitarra ma Marta viene circondata da quella che poi sembra un’orchestra a tutti gli effetti. La produzione di Davide Lasala (Giorgeness, Luca Dai…) e Andrea Fognini esaltano le qualità vocali della cantante lasciando ampio spazio ai testi di chiara ispirazione letteraria. Tanti riferimenti alle voci femminili uscite negli ultimi anni: Levante, Giorgeness, Verano senza nulla togliere alla qualità della proposta di un’artista pronta a sbocciare in una maturità che è lì a portata di mano personalizzando un progetto che ha tanto ancora da dare (Raffaele Concollato)
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