Gli EP del mese – febbraio 2019
L’EP è ormai un formato sempre più diffuso per la pubblicazione di nuove canzoni da parte delle band, italiane e non. Spesso, purtroppo, chi scrive di musica tende a privilegiare la trattazione degli album, e questo crea il rischio che lavori assolutamente validi non abbiano lo spazio che si meriterebbero. Da questa considerazione è nata la nostra scelta di raggruppare mensilmente una serie di recensioni brevi sugli EP ascoltati nel periodo di riferimento, così che i nostri lettori possano avere uno sguardo d’insieme anche su questo tipo di pubblicazioni.

Bob Corn – Songs On The Line (2019, Fooltribe / Materiali Sonori)
Sono passati quasi sette anni dal suo ultimo album, Songs To The Wind, ma finalmente Bob Corn, che comunque abbiamo visto abbastanza frequentemente live in Emilia-Romagna negli ultimi anni, è tornato con nuovo materiale: si tratta di un nuovo EP composto da cinque canzoni inedite, uscito lo scorso 1° febbraio per la sua Fooltribe e per Materiali Sonori.
Ovviamente questo lavoro è diverso dalle sue performance soliste solo voce e chitarra, che il musicista modenese ci ha spesso abituato a vedere nel corso degli anni: qui c’è una band che ha lavorato insieme a lui e i risultati si sentono su ognuno dei cinque brani presenti.
L’opening-track Birthday Song, per esempio, ci fa sentire subito delle importanti percussioni e il suono prezioso della tromba, che aiutano la chitarra acustica di Tiziano a costruire un suono molto interessante e piacevole: la sua voce, però, rimane il fulcro delle canzoni. Spesso malinconica e gentile, inconfondibile, quasi un marchio di fabbrica, sa sempre disegnare e trasportare le emozioni, più o meno intense, a secondo di ciò che il brano necessità.
E sì, dobbiamo ammetterlo, Sgarbi possiede la capacità di trasmettere i sentimenti come pochi sanno fare e, anche in pezzi come So Sweet, dove il panorama sembra essere piuttosto cupo, la dolcezza dei suoi vocals, supportati dal suono del violino e da percussioni decise, è la vera protagonista e assolutamente in positivo.
E il rumore dell’acqua inserito in As The Sea As You See è solo un’altra piccola perla che dona ulteriore splendore al pezzo di Bob Corn.
Questo folker dalla barba bianca ha percorso tanti chilometri nella sua lunga carriera (gli anni sono solo 50, però!), ha suonato con tanti musicisti incredibili, ha visto la sua terra cadere davanti ai suoi occhi (terremoto in Emilia-Romagna del 2012), ma sì è saputo rialzare e, come ha dimostrato anche con questo ottimo EP, ogni volta sa regalarci grandi emozioni con le sue canzoni e le sue storie: sempre e comunque giù il cappello per Tizio! (Antonio Paolo Zucchelli)
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George Herald – Per tutto ciò che vale (2018, autoprodotto)
Quattro brani che hanno qualcosa di raro. Per una volta non stiamo parlando di voci limpide da talent, tecnica appresa da rigidi metodi accademici o giri virtuosi di chitarra. Per una volta, stiamo parlando di uno stravagante ragazzino comparso dal nulla dal cuore della Lombardia, quella più fredda e grigia, un’abilità di scrittura non indifferente, e un’innegabile attitudine punk. Si chiama George Herald ed uno dei nomi più promettenti della scena folk italiana (se ne esiste una), caratterizzato tuttavia da un’intrinseca pazzia data da un modo di cantare urlato e sofferente, temi di adolescenza fragile in sbraiti di rabbia. Un folk-punk, decisamente sottovalutato (Smoking Area)
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Sleap-e – Sleap-e (2018, autoprodotto)
Sleap-e è il progetto della giovanissima musicista bolognese Asia Martina Morabito, che abbiamo avuto la fortuna di vedere e conoscere all’inizio di dicembre, quando ha aperto per Any Other in un Covo Club già sold-out per l’opening act: proprio quel giorno la ragazza emiliana aveva pubblicato su Bandcamp questo suo primo EP, mixato dai Baseball Gregg e registrato dallo stesso Luca Lovisetto, la parte italiana del duo bolognese-californiano.
Asia Martina, lo dobbiamo mettere subito in chiaro, ha solo diciotto anni e, cosa rara in Italia, sta già cominciando a ottenere visibilità nel mondo indie (per fortuna!) e questo EP è pronto per dimostrarci che le qualità ci sono.
Nightmare apre i giochi con la sua semplicità: accompagnata solo dalla chitarra, la Morabito mette subito in luce la sua capacità di creare emozioni di forte impatto sull’ascoltatore.
Time, pur con l’aiuto della sezione ritmica, sembra mantenere per lunghi tratti un tono simile alla precedente, ma è la parte finale che ci sorprende: la giovane artista emiliana, infatti, tira fuori un’incredibile e rumorosa energia punk, che la fa spingere in maniera pesante sull’acceleratore e aggiunge grande intensità al brano.
Save Yourself, invece, pur con il suo ritmo abbastanza alto, passa su territori folk più riflessivi, facendo però uso anche di energiche grida che a noi riportano alla mente le catalane Mourn.
Anche Maybe ci lascia spazio per pensare: mostra un buon senso melodico e, nella sua tranquillità, nella sua intelligenza e nella sua raffinatezza, ci ricorda da vicino Any Other.
Un esordio che convince sia per le capacità tecniche di Asia Martina, che per la buona varietà di stili: segnatevi il nome di Sleap-e perché il futuro è dalla sua parte (Antonio Paolo Zucchelli)
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Saffelli – Ossitocina (2019, Oyez)
Nome caldo della scena milanese, di quelli che: voce, autotune, tastiere, riferimenti alle strade e ambienti riconoscibili, ed è subito un successo underground. Fa strano per noi musicofili esperti, ma in realtà è facile lasciarsi trascinare su “Alaska”, ambientata in viale Padova. Segue la Brondiana “Amore Miope“, la notturna “Fastfood“, chiusura con la più autentica e malinconica “Una Vita A 4 Giorni“. Una capacità estrema di mettersi a nudo e uscirne con una classe ed eleganza: un vero milanese. Da tenere d’occhio se siete tra quelli che vogliono sempre andare a ballare, ma che poi non ci vanno mai perchè si sentono in colpa per aver pagato l’account Netflix e averlo usato troppo poco (Smoking Area)
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Baseball Gregg – Gifts (2018, autoprodotto)
In occasione del periodo natalizio i Baseball Gregg hanno sempre pubblicato una canzone a tema festivo, ma questa volta, il duo italo-americano ha fatto di più: ha infatti regalato ai suoi fan un EP, chiamato propriamente Gifts, contenente tutti i brani scritti negli ultimi cinque anni, incluso l’inedito Elettrodomestici.
E allora, in uno spazio di appena venti minuti, riusciamo a sentire la crescita del duo composto da Sam Regan e Luca Lovisetto: partiamo da Bleach, con il suo delizioso indie-pop, semplice e con gli echi della spiaggia e del mare ancora ben presenti, passiamo per Cyber, dove le sensazioni si fanno più tranquille e dreamy, così come i vocals, fino ad arrivare alle sperimentazioni del lunghissimo Elettrodomestici, con sapori e voci che provengono da numerose parti del mondo (sorprendente sentire pure Joe Bastianich all’inizio).
Un viaggio interessante che, in pochi minuti, ci mostra il percorso compiuto da Sam e da Luca in questi anni: un regalo natalizio molto gradito (Antonio Paolo Zucchelli)
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Mombao – Emigrafe (2018, autoprodotto)
Realtà ben radicata e stagnante dell’underground milanese, li abbiamo infatti visti in giro in ambienti indipendenti come Lume, locale occupato che si scava dentro i giardini di Porta Venezia. E, come molte delle realtà che Milano costudisce e protegge, si tratta di un micro-universo assurdo che comprende riferimenti jazz, tribal, synth-pop e un’innegabile attitudine da rock star. Duo ben esperto, che suona come se dovesse mettere in scena un rito pagano, esordiscono con queste quattro tracce da tenere assolutamente d’occhio. Alla prima voce e synth Damon Arabsolgar, frontman dei più celebri ed apprezzati Pashmak (che questo progetto sarà destinato a superare?) (Smoking Area)
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Leatherette – No Way (2018, autoprodotto)
I Leatherette sono un nuovo trio molto giovane proveniente dalla sempre fiorente scena indie bolognese: la band di stanza nel capoluogo emiliano ha pubblicato questo suo primo EP proprio l’ultimo giorno del 2018 e lo ha presentato la sera stessa al Covo Club, dove apriva per gli Husky Loops, durante la tradizionale festa di fine anno della storica venue di viale Zagabria.
Entriamo subito nel loro mondo lo-fi sin dalla title-track che apre questo lavoro: dall’atmosfera malinconica, la canzone viaggia lenta e con una strumentazione minimale, ma è elegante e sa come emozionarci.
Molto tranquilli i vocals di Michele Battaglioli (aka Dolan Tymas) in Sink, dove la leggerezza della chitarra è supportata, invece, da un drumming fitto e intenso, fino a quando il coro non esplode con tonalità punky e molto decise.
Be Myself invece ci trasporta verso un mondo indie-pop, ma usando la sapienza, la morbidezza e alcuni tocchi raffinati cari al jazz: probabilmente il nostro brano preferito del disco.
Pur rimanendo lo-fi e indie nell’anima, I Can’t Love You, sentimentale e malinconico, prende elementi e atmosfere dall’universo hip-hop e RnB, creando un altro momento assolutamente rilassante.
No Way è un EP elegante e una buona prima prova per questo trio di stanza a Bologna, che sembra avere assolutamente le giuste qualità per scriversi un futuro interessante (Antonio Paolo Zucchelli)
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Gentle Eyes In The Gloom – Gentle Eyes In The Gloom (2019, Prismopacco)
Trip hop da Milano. Un nuovo universo che si compone di suggestioni swing e soul, sullo sfondo un tappeto di elettronica e ritmiche complesse che traggono ispirazione anche dal Bristol Sound più noto. I Gentle Eyes In The Bloom sono Diego Galeri (Adam Carpet, del10, Timoria, Miura), Giovanni Calella (Adam Carpet, Kalwait and The Spokes, Korinami e producer) e Barbara Cavalieri (che di recente ha collaborato con Mauro Ermanno Giovanardi). Sei brani che descrivono una giungla urbana di synth pop e perdizione. Consigliatissimo (Smoking Area)
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Setti – Astro ))) (2018, autoprodotto)
Le tradizioni vanno rispettate e allora il buon Setti anche quest’anno ha pubblicato un piccolo EP natalizio, rigorosamente autoprodotto e registrato in casa all’inizio di dicembre.
I due apici sono piuttosto particolari: l’iniziale Istruttore Di Vuoto ha solo qualche giro di chitarra sopra il quale il musicista modenese dà spiegazioni sulla composizione del brano, mentre la conclusiva Ti Apro è composta da appena 45” scritti sempre con la fedele sei corde.
In mezzo troviamo, invece, canzoni più tradizionali: la bellissima Click Baita, inserita anche nella compilation natalizia di Polaroid – Un Blog Alla Radio dell’amico Enzo Baruffaldi, è un pezzo pop semplice e malinconico, che sembra poter dare un po’ di calore all’ascoltatore, pur in un periodo tendenzialmente riflessivo.
Il singolo Fare L’Albero, per cui è stato fatto anche un video, ci trasporta su territori post-punk, con quella sua atmosfera quasi soffocante , quel suo tono cupo e un sorprendente uso dell’elettronica.
Setti gioca, sperimenta, si diverte e ci regala ancora alcune graziose piccole perle in occasione del Natale: ovviamente noi le ascoltiamo molto volentieri (Antonio Paolo Zucchelli)
Scaricalo da Mediafire

Arianna Poli – Ruggine (2018, Sonika Recordings)
Arianna Poli è giovanissima (classe 1999) e proviene da Ferrara: ha già militato in alcune formazioni locali e, lo scorso agosto, dopo aver postato qualche cover su Youtube, ha realizzato questo suo primo EP, che le ha anche regalato alcune date in giro per l’Italia (soprattutto nella nativa Emilia-Romagna).
Il fingerpicking dell’ottima opening-track Mi Libero Di Te viene sostituito da una chitarra elettrica e potente nel ritornello: l’intensità è di quelle che si sentono, di quelle che ti fanno scuotere sin dal primo colpo.
Non Ti Conosco, invece, sebbene acustica, ricorda Maria Antonietta o Carmen Consoli per la sua malinconica profondità. Da segnalare sicuramente anche il galoppante e interessante drumming finale.
In Questi Casi Si Dice Buona Fortuna parte calma, ma sono le inserzioni elettriche, il piano e soprattutto gli arrangiamenti degli archi che la rendono emotivamente molto forte, facendole trasmettere una maggiore malinconia.
Finché Esisto, invece, fa uso dei synth e, con il suo ritornello molto deciso riesce a graffiare con i suoi artigli.
Un lavoro ben più maturo della sua età, Ruggine ci fa conoscere un’artista capace di muoversi con una disinvoltura più che discreta all’interno delle varie sfaccettature dell’indie-rock: sicuramente Arianna deve essere soddisfatta del percorso che sta compiendo e deve cercare di usarlo come stimolo per costruirsi un futuro interessante sia per lei e che per i suoi fan (Antonio Paolo Zucchelli)
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Luca Dai – La luna e la città (2018, Autoprodotto)
Luca Dai è ormai diversi anni che si muove all’interno del mondo cantautorale brianzolo. Legato inizialmente ad artisti quali Andrea Parodi o Max Larocca e visto come sideman in diverse occasioni ha da qualche tempo intrapreso un percorso in solitaria.
Aiutato da Luca Bossi(Edda), Luca Stignani e Davide Lasala(Giorgieness), già con lui per l’EP del 2015 Sulla fronte della mia città, riescono a creare le giuste atmosfere per arricchire le parole di Luca. Un sound essenziale, ricco di devianze che vanno dall’indie al folk dalla pianistica Neve, alla profonda Benvenuto Inverno alla tirata title track. L’urlo disperato di Le nostre Ali ricorda, nei toni, Vasco Brondi e la minimale Smog chiude il lavoro che fa tornare Dai ad una dimensione più consona per esprimere al meglio le sue potenzialità.
(Raffaele Concollato)
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