Roccia Ruvida: The Rocker

Devo dire la verità: il rock propriamente detto non è proprio il mio genere e come sempre faccio quando qualcosa supera i miei limiti (perché di limiti si parla) cerco di attingere alle allegorie o comunque alle sensazioni che stanno oltre la matematica di superficie. Insomma ho cercato di insidiare Edo Arlenghi ma non ci siamo troppo trovati… come a dire: non sono riuscito a far giungere le domande come avrei voluto. Certo che ho ascoltato il disco ma sinceramente, innumerevoli dettagli a parte che ovviamente fanno la differenza, tutto il mood e l’andamento davvero non si discosta dal canone di quelli famosi. AC/DC come pochi altri. Come a dire: una stessa casa arredata con ammennicoli diversi. Più o meno grandi certamente… ma ecco: anche se le tonalità della voce sono ben altre, direi che non c’è traccia di rivoluzione manco a pagarla. Piuttosto c’è quella sensazione di voler calpestare strada ampiamente conosciute ma con i propri piedi. Ma poi vige sempre la famosa domanda che rivolgo in primis a me stesso: ma l’ha ordinato il medico che dev’esserci una rivoluzione? Dunque, detto questo, “Keep rock n roll Alive” signori è un disco con tutte le lettere maiuscole. Quel che sono le mie sensazioni lasciano il tempo che trovano dentro un suono rock davvero figlio di un’epoca che rimpiangiamo tutti, musicalmente parlando s’intenda. E i The Rocker ci sono dentro con tutte le ossa… e il suono, amici di Indie Roccia: va ascoltato questo disco, fosse solo per questo suono che impera sovrano. Un lavoro importante… e se l’appetito vien mangiando, allora eccomi spiegato del perché avrei voluto una maggiore personalità a corredo. Tutto qui…

Il rock non è morto a quanto pare. Ma è però vero che è morta l’originalità… una volta impostati i parametri alla AC/DC il resto sembra un copia e incolla… era questo lo scopo?

Ah ah con questa domanda capisco che noi hai ascoltato l’album per intero. Il lavoro è molto variegato. A parte che le note sono 7 ed a mio avviso, visto già l’aria che tira oggi con la musica, molto meglio ascoltare canzoni che richiamano qualcosa di bello al posto di sentire sperimentazioni strampalate che non vanno da nessuna parte… Comunque abbiamo copiato da più band non solo dagli AcDc… Lo ammettiamo, ma non spudoratamente come in Italia ha fatto Zucchero o tantissimi altri che addirittura copiavano la struttura musicale di brani celebri in lingua inglese e li riproponevano in italiano con melodie differenti…italian bastards

E come altri generi, non so penso al rockabilly, anche il rock duro ha i suoi vestiti e i suoi stilemi. E tu li vivi in pieno. Anche qui: ma la personalità dove sta? Possibile che siete tutti uguali?

In effetti ho pensato di propormi sul palco, in giacca e cravatta per poi strapparmi i vestiti alla incredibile Hulk, durante il concerto… ci sto ancora pensando. Potrebbe essere un pensiero che si realizzerà nel futuro prossimo…

Anche nel modo di cantare, stupendo tra l’altro, ricerchi quelle soluzioni. Posso capire che la scuola non mente, ma dalla scuola poi come si procede oltre? Io voglio sentire Edo Arenghi e non Brian Johnson… non credi? O quanto meno qualcosa che sta cercando sfacciatamente di somigliargli…

Se senti i brani del nostro lavoro, non ce n’è nessuno ma dico proprio nessuno dove canto come Brian Johnson forse in qualche brano alla Bon Scott… I cantati sono in linea di massima in tonalità più basse rispetto a quando canto con il tributo. Sono gli incisi che di solito sono in quelle tonalità. Infatti per il mio modo di cantare salire e scendere di tonalità ogni volta non è per nulla facile. Rispetto a come canto nel tributo, dove rimango quasi sempre sullo stesso range. In “Restless soul” ed in “Under the Low Lights” sono assolutamente me stesso, come del resto in tutto l’album.

Il futuro? Sicuramente fa paura e sicuramente è più comodo affidarsi a soluzioni che hanno dimostrato di funzionare. Ma il futuro in che modo pensi possa entrare nella tua musica?

Volere è potere e vuol dire non rimanere con le mani in mano. Se non si studiano modalità per riuscire a crescere in un mondo musicale italiano che non da molti spazi al genere, bisogna cercare di andarseli a prendere.

E come sempre prima di chiudere abbassiamo l’ascia di questa guerra ironica ma che spero sempre dia la scusa di fare un’analisi importante. Un disco che ho trovato importante soprattutto nella produzione. E qui mi soffermo ora: certamente non ci sono rivoluzioni ma devo dire che il suono e la soluzione finale è decisamente americana come ci si aspetterebbe e per molti tratti ha poco da invidiare al resto dei dischi patinati. Ci parli di come avete registrato e prodotto questo disco?

Avevamo già lavorato con Alberto Skizzo Bonardi per quanto riguarda l’ultimo nostro originale “Glorious Day” del 2016 (incluso in “Keep rock n roll Alive”) e volevamo continuare con lui, ma non era disponibile o comunque c’erano problemi di studio. Con Fortu Saccà bassista di Ruggeri non che amico da una vita e bassista in “Keep rock n roll Alive”, abbiamo deciso di registrarlo al Boombox Studio Milano di Mauro Tondini. Una Sound Engineer dal grandissimo gusto musicale. Con Sergio Bianchi costituiscono un duo infallibile. Le loro produzioni sono assolutamente a livello mondiale per riprese, mix, mastering e qualità di suono. Competenti, musicali dal profilo basso. Avevo già lavorato con loro in un disco di cover nel 2017 “Stolen Songs” con gli Old School Ramblers… Stra Bravi!!!!

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