Roccia Ruvida: Santo e Stone

Certamente il “come” è la chiave dentro cui perseguire personalità e unicità. In fondo sembra esserci ben poco margine per inventare cose, o almeno questo si dice sempre finché non esce quel genio creativo che inventa qualcosa. E a ben vedere, l’invenzione è portata a spalla dal quel fantastico “come” usare ingredienti esistenti. Qui il duo Santo e Stone ci regalano un disco che segna la nascita di un percorso anche firmato dal collettivo Vero x Vero… rap, trap, pop industriale e tanto altro ugualmente sentito tanto e in tante altre occasioni. Certamente i cliché ma anche una personalità che forse poteva osare di più visto che lungo la tracklist non mancano momenti dentro cui riconoscere l’artista più che la forma. “Cronico” è un disco che va digerito ma ancora molto ingenuo per tante cose che devono, anzi possono uscir fuori con una voce importante. E noi stuzzichiamo come sempre consapevoli, forse, di esagerare o di chiedere troppo… sperando sempre che ci sia troppo altro da vedere dietro le righe estetiche di un disco.

Ora che torna di moda quel rap metropolitano, un po’ melodico e un po’ di scuola classica… perché tutti sfoggiate sempre gli stessi suoni? In “Cronico” trovo mille cose uguali in mille altri dischi…

Tutto sta nel COME vengono usate e sfruttate le cose.

Vero x Vero è un bel moniker da dare ad una crew… però poi appunto finiamo tutti dentro gli stessi canali omologati. La verità per me è sinonimo di personalità, di differenza… non di uguaglianza… non trovate?

Siamo d’accordo con voi, ogni componente del nostro gruppo ha infatti una propria  personalità nell’affrontare la vita, il lavoro, persone serie su cui potere riporre fiducia, per questo è nato il progetto Vero x Vero, la loro lealtà e fiducia verso di noi è ineguagliabile a parer nostro.

Che poi questa copertina, molto interessante, mi parla di dualismo, di due facce… l’emblema della !falsità” e non della verità… ma immagino non sia così, vero?

Abbiamo una sintonia così grande che abbiamo voluto rappresentarla attraverso il dualismo per questa copertina. A noi piace molto, siamo in due, ma l’album sembra scritto da una sola persona.

E poi, spulciando per bene, c’è anche tanta ricerca dietro stilemi assai classici. Perché non perseguirla? Anche qui era utile dare contentini al pubblico omologato?

La stiamo perseguendo, amiamo il classico, ci piace, e ci piacciono le sonorità anche più moderne, come la trap, anche noi siamo il nostro pubblico, seguiamo sempre prima il nostro piacere, sennò come potremmo trasmettere piacere anche agli altri?

E come sempre chiudiamo abbassando quest’ascia di guerra allegorica. Anzi grazie per aver risposto con intelligenza al gioco. Una cosa resta interessante su tutto: “Cronico”. Non solo come titolo ma anche come concetto. Un disco che spazia, che ci induce ad un viaggio concettuale ma che in fondo si lascia simboleggiare da un limite, la cronicità dell’uomo. Dunque questo disco è una lotta all’omologazione, alle limitazioni croniche dell’uomo o la vostra personale accettazione della cosa?

La parola “CRONICO” l’abbiamo scelta perché ogni qualvolta si ascolta musica, vuoi o non vuoi, ti rimane qualcosa, e qualcosa ti influenzerà il futuro, imminente o prossimo, nelle azioni, nelle idee.. e lo trasmetterai agli altri. La musica ha un effetto cronico nel tempo, a parare nostro.

Anche sotto il punto di vista di limite, la nostra vita da quando inizia conosce già la sua fine, la vita è di per se è cronica.

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