Roccia Ruvida: Giacomo Toni

“A tratti sono stato il miglior cantautore dell’Universo…la ricerca della resa perfetta mi sfavorisce l’erezione”.
Saccenza e presunzione, ironia forse (ma non ci credo) e quel cinismo che sarebbe figo sentirlo uscire di getto piuttosto che misurato con mestiere dietro lo schermo di un computer avendo tutto il tempo di pensare alla risposta migliore da restituire via mail. Tanto poi alla fine ci dirà che ha risposto di getto…e poi quello spirito critico che punge e non poco…però va detta che stare al nostro gioco è possibile solo se dietro regna vera intelligenza e vero equilibrio, ed è per questo che ringraziamo sempre gli artisti che stanno al gioco e ci sanno stare (soprattutto). Che poi alla fine è sempre pop anche se il buon Giacomo Toni si diverte a mascherarlo di Funk antico al pianoforte e di liriche eclettiche ma “vigliacche” che stanno nel mezzo e non si schierano mai… E paraculando paraculando ci si fa belli citando Shakespeare per “restare come lui” (dice Toni) al centro della tragedia senza spiegarla mai…e senza mai giudizi – che poi non a caso fa comunella con Kruger dei Nobraino!!!. Il suo nuovo progetto solista è un 45 Giri in EDIZIONE LIMITATA pubblicata dai fantastici pionieri vintage de L’Amor Mio Non Muore…e devo dire che da molto gusto questo lavoro…ma ho sempre sentito stridere il senso di coerenza e ho veduto la parata automatica di facili morali dietro il motivo che spinge un artista di oggi a fare un suono di ieri su un supporto dell’altro ieri. Lo farò anche io beninteso…ma prima di questo fermo a chiederne conto a Giacomo Toni che so già come risponderà. Ed infatti…

Eclettico e fantasia letteraria. I tuoi testi sono assai pungenti e ben mascherati. In un qualche modo l’ermetismo ironico serve per nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso? In altre parole, raccontare una verità sociale usando però parole poco dirette non è una forma di “nascondiglio”?
È una domanda alla quale è quasi impossibile rispondere, perché è proprio il cuore dell’enigma.
Velatamente mi stai accusando di vigliaccheria letteraria e la cosa mi riempie di orgoglio.
Velata e pungente è esattamente la cifra che inseguo e preferisco, perché riesco a sfruttare il malinteso, l’intrigo, le gloriose ambiguità della nostra lingua.

Stampare solo un 45 giri: alla ricerca dell’originalità per i tempi digitali che corrono?
Noto che per gli addetti questa cosa del 45giri risulta bizzarra se non irritante.
Il 45 giri è un oggetto fisico dedicato agli appassionati. Qualcosa che sta al di fuori degli affari che stanno facendo i portali di musica on line. È un modo di preservare la fisicità del gesto musicale.
Detto questo non sono a digiuno di vita digitale, per carità, come tutti adoro i nuovi supporti. Son devoto alla Apple come alla Madonnina di Loreto, accarezzo le cassine audio del mio pc come farei con le pantofole di un Papa, ma per questo progetto, per questo sound e questi personaggi abbiamo voluto qualcosa di tangibile, qualcosa che sta nelle mani, che viene ascoltato con un giradischi e uno stereo, se Dio vuole.

I suoni sono davvero discutibili. Avete davvero richiesto questo dal progetto? Avete cercato e voluto un certo tipo di resa? Perchè cercare una qualità inferiore oggi che si può avere una resa a dir poco perfetta? A parità di costi, e di esecuzioni ovviamente…
Mi anima la brutalità di una registrazione. La ricerca della resa perfetta tende all’utopia e mi sfavorisce l’erezione.

Un tempo (e ancora oggi in una certa misura) i grandi facevano le EDIZIONI LIMITATE. Con tutto il rispetto possibile, credimi, ma oggi che anche i dischi dei grandi si vendono pochissimo, per artisti minori da un punto di vista mediatico (e non mi dilungo sul tema perché penso che saremo tutti d’accordo…) che senso ha fare l’edizione limitata di un disco?
Mio giovane amico, a tratti sono stato il miglior cantautore dell’Universo.
Considerato il fatto che conduco un’esistenza che mi porterà certamente a una morte prematura, chi mi segue va acquistando ogni mia pubblicazione, autografata beninteso, sapendo di avere in mano un oggetto prezioso, destinato a incrementare il suo valore. Ti posso assicurare che 500 copie verranno vendute come sono andate vendute le copie dei miei dischi precedenti, credimi.

Storie vere, senza pregiudizio ed etica di forma. Non pensi che già raccontandole si possa in qualche misura scadere nel giudizio? In altre parole è possibile davvero restarne imparziali?
Non facciamo un buon servizio ai nostri lettori se prima non specifichiamo che stiamo parlando di personaggi anarcoidi e di comportamenti sconvenienti. Dico anarcoidi perché se dicessi anarchici avrebbero in se l’ideologia della disobbedienza.
Naturalmente se li descrivo, mi sento al loro fianco, in qualche modo non sono totalmente imparziale, hanno la mia stima.
Lo sforzo è non cadere nella canzone di denuncia, vittimista o generazionale. Per esempio Shakespeare non dice mai da che parte sta, è il dramma che è al centro dell’attenzione non il verdetto sulla condotta morale.
Mi sforzo di stare nei binari di questo insegnamento, con le dovute proporzioni. Se non mi riesce non escludo l’ipotesi di andare a fare il predicatore.

Da Spotify, Siae e poi alla fine il ritorno al vinile (come ci dimostri anche tu con questo lavoro). I tempi cambiano e per ogni cambiamento esistono linguaggi e nuovi canali. Noi in fondo stiamo rimescolando sempre gli stessi…non pensi che dovremmo ricercare qualcosa di nuovo invece che prodursi in sostanziali modifiche delle mille cose già fatte e rifatte? Almeno provarci…?
Si rinuncia alla miseria, non al lusso

Secondo te, alla fin della fiera, tra prodotti e messaggi da veicolare: siamo davvero liberi di essere artisti?
Immagino che tu abbia i tuoi buoni motivi per ritenerti tale.
Io, alla fin della fiera rispondo si e liberamente.

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