L’etichetta risponde: Under My Bed Recordings
Piccole tirature, progetti calibrati e passione per quello che si fa. Stefano e Marco, fondatori della Under My Bed, ci raccontano come si è evoluto il loro progetto indipendente dall’inizio del secolo ad oggi muovendosi tra folk ed elettronica senza alcuna continuità se non quella della voglia di scoprire nuove sonorità.
1)Come e quando e’ nata la vostra etichetta?
R. L’etichetta è nata più o meno a fine del 2000. In quel periodo si stavano formando, oppure più semplicemente siamo solo allora venuti a conoscenza, internet era gli albori e la circolazione delle cassette e dei CD avveniva ancora più che altro in ambienti più localizzati geograficamente, un certo numero di gruppi, progetti, etc (Prague, My Dear Killer, ONQ, Morose, The Fog In The Shell, per citarne alcuni che mi vengono in mente subito) caratterizzati dall’attitudine fai-da-te, e bassa fedeltà, che era poi quel che si faceva indipendentemente. L’idea fu quella di cercare di raggruppare queste proposte intorno ad una etichetta che avesse questi aspetti come fili conduttrici.
2)Che metro usate per il reclutamento delle band? Vi siete posti dei limiti sui generi da considerare?
R. In realtà nessun metro particolare. La cosa fondamentale è che ci piaccia quel che viene proposto. Inevitabilmente sulla base dei nostri gusti, ci sono cose che ci sono più affini ed altre meno. Un altro aspetto di cui è difficile non tenere il conto è il fatto che essendo una etichetta molto piccola, abbiamo delle disponibilità limitate. Per cui raramente riusciamo a produrre tutto quel che vorremmo.
3)Curate tutti gli aspetti di un artista/band (live/grafica/registrazioni/produzione…)?
R. In generala più che una produzione, la nostra interazione con i progetti che ci interessano è più una collaborazione. Ci piacerebbe poterci occupare di tutto, ma al momento la cosa non è possibile. In genere il nostro contributo è nella finalizzazione del lavoro, stampe dei supporti e delle grafiche e cura della rassegna stampa. Mentre per le registrazioni, quasi sempre ci vengono proposti dei prodotti “finiti”, se c’è accordo con i gruppi, ci occupiamo della masterizzazione. Mentre per i concerti dal vivo, cerchiamo di dare una mano, ma è un aspetto che è più curato ed in mano ai gruppi.
4)Che altre etichette internazionali e nazionali apprezzate?
R. Sapendo che me ne dimenticherò alcune e mi morderò le falangi, in ambito nazionale, Boring Machines, Ouzel, Eaten By Squirrels, Old Bicycle, La Delirante, Holidays. In ambito internazionale, ce ne sono forse troppe, quindi ne scelgo una su tutte Touch&Go/Quarterstick.
5)Cosa significa essere un’etichetta indipendente ?Che differenza c’e’ tra voi e una major?
R. Innanzi tutto, le dimensioni e il fine. Noi siamo due persone nel complesso e non abbiamo fine di lucro. E’ ovvio che per questo motivo possiamo offrire ai progetti gruppi un supporto molto meno professionale di una major, sotto tutti i punti di vista. L’aspetto che penso sia positivo è che non dovendo pensare al lato economico in maniera contingente, abbiamo una totale libertà di scelta e l’interazione con le persone trascende l’aspetto puramente professionale ed è, in sintesi, puramente interpersonale. A mio modo di vedere ci sono anche alcune proposte che sono per loro natura destinate a rimanere di nicchia. Queste sono quelle in cui noi principalmente ci ritroviamo. Per progetti con potenzialità “commerciali” o “di giro” maggiori, ci sono etichette molto più appropriate di Under My Bed, che possono aiutare i progetti in maniera molto più robusta.
6)Economicamente rientrate dei costi di produzione degli album o dovete puntare sulle esibizioni live?
R. Mai, penso che siamo andati in pari con un’uscita su circa le 50 che abbiamo fatto.
7)In quanti ci lavorate ?
R. Due, e non lo facciamo come lavoro. E’ quello che ci piace fare, e lo facciamo senza avere l’assillo di dover portare a casa la pagnotta con quello. Come ho detto prima, questo ci impone degli ovvi limiti, ma ne scaturisce una libertà di azione che altrimenti non sarebbe possibile.
8)Come e’ cambiato il ‘fare il discografico’ da quando avete iniziato?
R. Per noi poco o nulla, a dire il vero. Però noto che molte altre etichette indipendenti, almeno in ambito nazionale, hanno fatto un sostanziale salto di qualità, sia a livello del contenuto che della presentazione grafica. Questo secondo me è una cosa ottima.
9)Il web vi aiuta o vi ostacola?
R. l web certamente non ci ostacola. E’ uno strumento come un altro. Io penso che renda più semplice e accessibile ascoltare musica che altrimenti risulterebbe introvabile. E, allo stesso tempo, tenersi in contatto con le persone che hanno interessi comuni.
10)Come sono i rapporti con i canali ‘tradizionali’ tipo le radio(anche web) o la televisione? Riuscite a far ‘passare’ i vostri artisti?
R. In televisione mai, raramente riusciamo a fare passare qualcosa in Radio, specialmente su radio locali, che hanno programmi specifici o di genere, e più raramente sulle Radio nazionali. E’ capitato un paio di volte con Battiti di RaiRadio3, che ha in generale una particolare attenzione per i generi musicali meno convenzionali e classificabili.
11)Cosa ascoltate quando non lo dovete fare per lavoro?
R. A dire la verità, abbastanza a casaccio.
12)Tre vostre uscite da non perdere nei prossimi mesi.
R. Nei prossimi mesi, ne abbiamo anche meno di tre nuove, ma ce ne sono alcune fresche:
Burnt Circuits Kept Under My Bed. (questa è compilation con taglio elettronico/elettroacustico, a cui partecipano alcuni dei progetti secondo noi più significativi della scena italiana.)
The Frozen Fracture – Portraits of Wasted Youth in Distortion (Noise in bassa fedeltà, edizione molto limitata 15 copie, tutte assemblate a mano).
Prague – The Great Dark Nothingness (Ritorno dopo quasi tre anni di silenzio di Prague, col suo caratteristico quanto originale pop-folk alternative)