La Malasorte: un modo distopico di rinascere

Siamo in provincia. Ma siamo anche dentro una consapevolezza che da tutto questo piccolo centro nasce repulsione e al tempo stesso conforto. Parliamo con il duo composto da Lamush (Claudia Giannotta) ed Eropi (Pierluigi Conte), parliamo con La Malasorte che in questo esordio uscito per la Elastico Records, mi mettono di fronte ad un vero “muro emotivo” di elettronica e ricerca, di suoni scuri e di ritualità. Un disco come Porta fortuna rompe le abitudini e mescola pop e rap e tracce urbane di futuro.

Mi affascina molto questo suono, molto due, metropolitano, scuro. Cattivi presagi? Eppure parlate di fortuna…
È un disco di fatto di paesaggi quotidiani piu’ che di presagi. Poi chissà, se la fortuna è un presagio, ci si augura di finirci dentro o intorno. La sorte è solo una provocazione, non crediamo alla fortuna infusa, ma solo a quella cercata, conquistata. Quindi non è un disco fortunato, è un disco vero.

Negli anni ’90 la provincia era il cuore pulsante di ogni creatività. Oggi? Secondo voi ne siamo schiavi o è da li che si può rinascere?
La provincia è una bolla dolcissima, dove si può sperimentare la noia, e dalla noia nasce ogni impulso urgente. Esiste in ognuno di noi uno spazio interiore paragonabile alla provincia in quell’angolo di sé in cui tutto sembra ai margini, inaccessibile e invisibile alle dinamiche ordinarie del mondo. La provincia è il perfetto incomprensibile, è essenziale a conoscersi ad anche a riconoscersi.

E la vostra provincia com’è? In che modo entra nel disco?
La nostra provincia resta la terra del rimorso, ci sono cose che non cambieranno mai, ma questo non per forza è uno svantaggio, anzi può essere uno spiraglio di bellezza, può essere una fortuna.

In genere alla Elastico records vediamo associati progetti diretti a celebrare l’uguaglianza di genere e direzioni simili. Questo disco in che modo dialoga con certi argomenti? Se ci dialoga…
Si dialoga inevitabilmente a volte anche senza dirselo dichiaratamente, è così quando ci si sceglie e si fa squadra. Siamo senza dubbio allineati su più fronti sociali ognuno con il suo linguaggio. Tutti facciamo musica per rompere gli schemi anche solo mentali, questo può fare davvero piccole  grandi rivoluzioni. Poi il suono è un campo libero, e la voce uno spazio politico sempre. Abbiamo cura di mettere la libertà al primo posto nella musica che facciamo, questo è il punto d’incontro principale.

Pesco dalla vostra press kit: Il fine è solo il transito, con tutto quello trascini con te in quel disordine che è la vita. Parlando della copertina di questo disco, la non forma di quell’oggetto è proprio il transito di cui parlavate?
Quell’oggetto non esiste, è una pietra talismano frutto della collaborazione con un’artista brillante che è FreshRucola. Il transito di cui parliamo non è la pietra in sé, ovviamente non è un oggetto, ma è l’incontro appunto. Nell’album, nel progetto, nelle nostre vite sono transitate un sacco di storie che hanno costruito a poco a poco questo viaggio, a partire da Argento Vivo che ha prodotto il disco, Cristiana Francioso e Alpaca Music che lo ha visto crescere a partire dal silenzio, e davvero molti altri nomi. È questo il transito a cui facciamo riferimento costante. È solo questo il senso. Il transito sono gli altri che ti lasciano solo esistendo qualcosa di sé e sempre un poco ti cambiano. E questo è un gioco bellissimo, necessario, perverso e inevitabile per fortuna.

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