Intervista: Marco Giudici
In occasione dell’uscita di Io cerco per sempre un bivio sicuro abbiamo fatto qualche domanda a Marco Giudici (Halfalib, Any Other…) per cercare di comprendere meglio il processo che ha portato alla realizzazione dei quattro brani che compongono l’EP.
IR: L’altro giorno sentivo un’attrice che raccontava che uno dei più grandi insegnamenti che abbia ricevuto è stato: se fai successo scrivendo con la mano destra, subito inizia a scrivere con la sinistra solo così ti potrai sentire viva. Possiamo dire che questi brani sono la tua “mano sinistra”? Almeno i primi tre intendo, una sorta di sfida e un passo fuori da quello che finora avevi composto.
MG: È una sfida l’aspetto performativo, non tanto la natura strumentale. Mi sono avvicinato a queste zone più aperte perché mi piaceva costruirmi dei paesaggi sonori che mi accompagnassero nella scrittura. Poi mi sono appassionato al linguaggio in se e ho voluto esplorarlo e condividerlo, ma per me è tutto un discorso unico. Piuttosto l’aspetto performativo, che è profondamente legato al qui e ora, è stato il lato più nuovo per me. Non è possibile avere controllo di quello che succede, quindi devi ascoltare prima di agire, accettare qualsiasi sensazione che arriva e adattarti. Insomma, è un nell’esercizio di fiducia e rispetto. Farlo con Adele (Altro ndi) e Alessandro (Cau ndi) è stato facile, ci conosciamo come una famiglia e dove si cade, si cade bene.

IR: Quanto c’era di preparato in questi brani? Avete fatto delle prove o vi siete trovati e avete improvvisato?
MG: Non abbiamo provato niente, solo scelto dei suoni e regolato i volumi. La canzone era già stata scritta, ma non l’abbiamo provata insieme.
IR: I titoli sono dettati dalle sensazioni che ti danno i vari brani o hanno altre storie dietro?
MG: Il titolo scelto per la performance è proprio Io cerco per sempre un bivio sicuro, mi è sempre parso molto coerente con lo spirito. Non volevo aggiungere informazioni o riletture a posteriori.
IR: Quali strumenti avete suonato? C’è qualcosa di sovrainciso a posteriori?
MG: No, è tutto live. Non sono neanche stati aggiunti effetti. L’unico intervento è stato tagliare una breve sezione, che aveva senso dal vivo, ma non su disco. Ci sono un Octatrack (un campionatore creativo), un Roland Juno 106, uno Yamaha vs30, un Wurlizer, un pianoforte, un organo Hammond, un sassofono tenore, una batteria, percussioni e le voci. Alessandro è stato sempre nella sua area, io e Adele cambiavamo postazione di tanto in tanto.

IR: Adele a settembre ha musicato i film della rassegna Sinfonie di Acciao e Pietre a settembre, anche in quell’occasione ha usato molta improvvisazione, questa strada è quella che ci dovremo aspettare da voi in futuro o è il mood del momento a portarvi in questi “luoghi musicali”?
MG: È una cosa che ha iniziato a far parte del nostro vocabolario. Ma personalmente resto molto innamorato della forma canzone, quindi una cosa non escluderà mai l’altra.
IR: Il testo della quarta traccia Un bivio sicuro lo hai composto di recente o è un brano lasciato fuori da Stupide cose..?
MG: È stato composto dopo l’uscita del disco. È il primo dopo la pandemia, in quel periodo avevo congelato molte cose, tra cui la scrittura, e scrivere questo testo mi ha sbloccato qualcosa.
IR: Per i live cercherete di riprodurre quanto più possibile i brani o sarà molto in stile “jazz”(partiamo e non si sa dove arriviamo)?
MG: No, sarà una cosa nuova tutte le volte. Il contesto svolge un ruolo molto importante, quindi seguiremo il flusso che ci sarà di volta in volta. Peró suoneremo anche delle canzoni dal vecchio disco.