Intervista: HÅN
Abbiamo intervistato Hån in occasione del live all’Arci Bellezza di Milano, il primo ‘vero’ dopo un po’ di tempo. Ci ha raccontato come è nato il suo primo album projections on a human screen uscito ad inizio aprile per Sony.
IR: ciao sei agitata per stasera?
H: non particolarmente ma un po’ di tensione c’è, sicuramente tornare a suonare dal vivo mi fa piacere.
IR: hai suonato in altri contesti ultimamente?
H: una sorta di data zero è stata un paio di giorni fa, uno showcase per la rivista Zero che li organizza in tutti i quartieri di Milano. Io sono andata per quella della Bovisa, abbiamo suonato solo venti minuti, ma è stato un inizio.
IR: il tuo album di esordio projections on a human screen è appena uscito, cosa ti ha spinto a registrarlo e come è diverso dall’EP precedente.
H: prima di questo disco avevo fatto diversi EP e poi solo singoli, ho sempre pensato che mi ci volesse un po’ piùdi maturità artistica per fare un album. Ho aspettato “il giusto” prima di completarlo, in mezzo, dai primi demo al prodotto finito ci un po’ di rallentamenti. In realtà era pronto già da un anno più o meno, ma ho aspettato perché volevo trovare un’identità sonora mia.
IR: cosa ti ha aiutato a trovarla
H: l’ho trovata semplicemente continuando a scrivere e ascoltando tante cose per poi allontanarmi da loro. Inevitabilmente all’inizio quando ti approcci alla scrittura è sempre comunque un processo influenzato da quello che ascolti ma più vai avanti più ti distacchi da quello. Magari continui ad ascoltare tantissime cose ma non non è più un’influenza è più un’ispirazione. Passi da “mi piace questo artista voglio suonare come lui” a “mi piace questo artista vedo cosa riesco a fare”.
IR: aver registrato anche all’estero ti ha aiutato a staccarti dalla tua quotidianità?
H: sì ho registrato sia a Londra ma anche a Bergamo e a Milano, quindi è stato un po’ ‘cresciuto’ in vari luoghi, certo poi stare lì mi ha dato moltissimo.
Moltissima spinta nello scrivere soprattutto, proprio perché quando mi ero trasferita ho avuto un periodo in cui scrivevo sempre. Poi la produzione l’ho completata in Italia.
IR: hai anche collaborato anche con artisti stranieri come Killowen.
H: lui è il ragazzo che c’è nel primo pezzo dell’album(Bicycle ndi), è un produttore di Londra e l’ho conosciuto appunto quando mi sono trasferita là! è stata una delle prime persone che ho conosciuto. Abbiamo iniziato a scrivere produrre insieme e abbiamo fatto due pezzi, uno è questo dell’album.
IR: ti eri trasferita già con l’idea di dover di dover registrare ?
H: no io mi ero trasferita perché ho fatto un master di management musicale ed essendoci diversi studi a disposizione per il corso e stavo scrivendo ho portato avanti l’album lì.
IR: dall’inizio alla fine due anni per scriverlo e registrarlo
H: mi ricordo che l’estate non questa ma quella prima eravamo andati io e Giorgio, Michele che sono il mio batterista e il mio chitarrista, sul lago di Garda a scrivere, quindi sì un paio di anni.
IR: nel frattempo hai fatto uscire diversi singoli
H: eh sì il mercato musicale richiede quello, nel senso di cercare di non far perdere le proprie tracce e di far uscire tante cose a breve distanza anche se quando ho iniziato a scrivere non avevo in testa una strategia.
IR: volevo parlare anche della dell’etichetta musicale che ti ha sempre seguito : la Factory Flaws
H: li ho conosciuti perché gli avevo mandato un’email. Erano, insieme ad un’altra label, un’etichetta italiana che facceva uscire progetti in inglese, ci hanno creduto e hanno accettato di seguirmi. Questo album è uscito però per Sony, loro sono rimasti come management.
IR: dei pezzi dell’album qual è che ti ha dato più difficoltà ad essere terminato?
H: penso tipo forse Leave me! il singolo principale, perché comunque aveva un sacco di effetti vocali, sample e dettagli tipo il reverse di una cassetta quindi ci abbiamo lavorato parecchio.
IR: e invece quello che hai scritto di getto e hai registrato in poco tempo?
H: sinceramentetutto è stata una cosa laboriosa, posso parlarti dell’ultimo della setlist, Projections, era un audio di whatsapp che avevo mandato al mio ragazzo da ascoltare appena scritto. L’ho composto in una sera no e quando l’ho dovuto mettere sul disco l’abbiamo registrato sempre con quel telefono, però “a click”, in modo che fosse a tempo. Sia la voce che la chitarra, che il piano sono io che li suono ed è volutamente grezza.
IR: hai partecipato anche a dei grandi festival all’estero: che cosa ti hanno dato
H: ovviamente è stata un’esperienza enorme ma a pensarci forse era troppo presto, vorrei ripetere ora quei live, ora che ho più consapevolezza di tante cose. Pensa che al Primavera Sound era il 2018 ed ero ai primi live, però vabbè non mi lamento! (ridiamo ndi)